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Economia
Sud destinato a morire. Studenti universitari,il 30% del Sud si iscrive a Nord

Il Sud Italia sembra destinato alla morte o nel migliore dei casi a ripopolarsi di schiavi provenienti dall'Africa.

Chi non ricorda i festosi servizi che la Rai Tv ha girato negli ultimi anni sui paesini del Sud ripopolati da immigrati, assistiti da cooperative finanziate dallo Stato!? Persone pagate 2 euro l'ora e destinate a lavorare nei campi. Sembra questo il destino a cui i gruppi dirigenti di questo Paese hanno condannato il Sud: bacino di manodopera a basso costo e schiavizzata. Gli autoctoni si adatteranno o si sono già adattati (guardando le statistiche il Sud non è attrattivo neanche per gli immigrati africani)

 

Se il tasso di disoccupazione 2018 del Sud è tre volte quello del Nord (20,2% contro il 7,1% dice l'Istat), lo Svimez, l'associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno ha presentato al Senato il 25 giugno uno studio sulla migrazione degli studenti universitari del Sud, quelli che cioè dovrebbero essere la prossima borghesia produttiva del Mezzogiorno. Nell’anno accademico 2016/2017 ben 175.093 studenti del Sud sono scappati dalle loro regioni iscrivendosi alle Università del centro-nord. Con un saldo migratorio netto (qualche studente del Centro e del Nord si è trasferito al Sud) di 157.000 unità. Un terzo della popolazione universitaria meridionale (si iscrivono agli atenei del Sud in 509.000) va a studiare negli Atenei di Centro e Nord. Con l'effetto di 1 miliardo annuo di minori entrare per la Università del Sud e la perdita di 2 miliardi di euro per il territorio. Denaro che finirà al Nord in spese per consumi che gli studenti e le loro famiglie dovranno sostenere. 

Una vera ecatombe che sottrae energie intellettuali, risorse economiche e capitali alle zone più deboli del Paese. Una lenta agonia sullo sfondo di una politica che negli anni si è dimostrata inerte e incapace sul tema.

Destinato a morire definitivamente per estinzione nel 2065, sostiene L'Istat, il Sud sarà uno dei banchi di prova più delicati del governo giallo-verde. Un territorio diventato una zavorra, troppo esteso per dimensioni rispetto al resto del Paese e che un'economia del primo mondo non può permettersi. Barbara Lezzi (ma sarebbe lo stesso chiunque si trovasse nella sua posizione) più che un ministero dovrebbe avere una banca e strategie shock a portata di mano.

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“La cronica debolezza della domanda di lavoro meridionale è all’origine di questo fenomeno”, scrive lo Svimez spiegando la fuga degli studenti. Perché la qualità di alcune facoltà universitarie meridionali è eccellente e non hanno niente da invidiare a quelle del Nord.

Ai 157.000 studenti netti che migrano quest'anno vanno poi aggiunti coloro che al Sud si laureranno ma non troveranno lavoro. Negli ultimi quindici anni sono andati via in 500.000, di cui 200.000 laureati, che si sono formati a Sud ma sono andati a lavorare al Nord. 

Senza dimenticare, come ha spiegato l'Istituto superiore della sanità, che oggi una persona che nasce in Campania, Sicilia o in Calabria ha un’aspettativa di vita fino a quattro anni inferiore rispetto al Nord. E se al Sud riprende l'occupazione è solo per impieghi di bassa qualità. 

 

 

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