Sui negozi pakistani Di Maio pesta i piedi a Salvini
Di Maio dichiara guerra al pakistano. Promette controlli più severi il Ministro Di Maio su negozi pakistani e cinesi. Però questo è il campo della Lega
Il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio ed il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, si sono svegliati. Il Vice-Premier pentastellato in queste ore ha squillato le trombe, uscendo dall’inerzia mediatica di questi ultimi mesi, ed ora prova a riprendere spazio nell’Esecutivo, ma più precipuamente nel Paese.
Prima caccia fuori gli attributi con la Whirpool, riscuotendo anche un discreto successo paventando il ritiro dei contributi statali, ed ora mette nel mirino i dettaglianti pakistani e cinesi, rei di vendere “prodotti non registrati, nocivi, facendo concorrenza sleale e danneggiando la nostra economia.” Promettendo una circolare nei prossimi giorni per incrementare i controlli, specificando che si tratta di una questione “che inciderà anche sulla sicurezza interna.”
Tema che tocca le corde dell’elettorato leghista e soprattutto delle battaglie per il Made In, da sempre portate avanti con vigore dal Carroccio. Tuttavia, il passaggio sulla sicurezza non può non far drizzare le antenne a Salvini, ipotesi che ci fa azzardare la strategia del M5S dei prossimi mesi, ovvero quella di battere le stesse note della musica identitaria.
Eppure non funzionerà, non può essere replicata quella ricetta per i concorrenti, l’alone emulativo non piace mai, non è credibile, non viene percepito come genuino, ma anzi, un mero calcolo elettorale ed interesse nel ruffianarsi un po’ di consenso.
Di più, se i 5Stelle virassero a destra perderebbero totalmente la loro fisionomia, la visibilità di contrasto con la Lega, ma soprattutto verrebbe meno il gioco interno alla maggioranza di governo-opposizione ad interim, che tanto ha catalizzato l’attenzione. Non è comunque un tema da sottovalutare, nel complesso, quello dell’imprenditoria straniera in Italia.
Nel 2018 la Cina è il primo Paese che importa imprenditori da noi, con oltre 70mila professionisti attivi. In generale, gli imprenditori immigrati superano le 700mila unità, con una forte concentrazione nel Centro-Nord. Negli ultimi dieci anni v’è stato un calo di connazionali che aprono saracinesche (-10,5%) e boom estero (+41,0%).
Di Maio deve diventare forte, grintoso, tirando fuori una legittima difesa in salsa grillina, dove al cittadino vengono fornite dallo Stato le armi per difendersi dalla precarietà, dalla globalizzazione, dal dumping salariale e commerciale. Rubasse il mestiere a sindacati ed associazioni dei consumatori, ambiente, scuola, ecc. I grillini vinceranno se sapranno reinventarsi progressisti tradizionali, come la sinistra di un tempo che tutelava gli operai e non i migranti. Del resto non conviene entrare nelle tenute Salvini, lui lo dice spesso: “Se qualcuno entra in casa mia verticale, accetta l’idea di poterne uscire orizzontale.”
Di Andrea Lorusso
Twitter @andrewlorusso
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