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Economia
Tasse, Biden all’attacco dei giganti web con le sedi nei paradisi fiscali

L'Amministrazione del presidente Joe Biden ha proposto, attraverso il Dipartimento del Tesoro, ai suoi partner dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) una tassa societaria globale di almeno il 15%, ai suoi partner dell’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. La percentuale è comunque inferiore a quella del 21% che si pensava sarebbe stata proposta. Il 15% è considerato un limite di partenza, oltre il quale si possono intraprendere sforzi “più ambiziosi”. Inoltre, il tasso può essere “aumentato” per fermare la corsa al ribasso registrata negli ultimi 30 anni.

Eurogruppo ed Ecofin a Lisbona/ Francia e Germania ritengono che la proposta americana di fissare al 15%, invece che al 21% come originariamente ipotizzato, la tassa globale minima sulle multinazionali costituisca una svolta per raggiungere rapidamente un'intesa in sede Ocse e G20. In successione, il ministro dell'economia francese Bruno Le Maire e il ministro tedesco Olaf Scholz hanno indicato la loro piena disponibilità a chiudere la "partita". Per il ministro francese la proposta americana "è un buon compromesso: la questione non è la cifra (in se') ma avere un accordo politico non piu' tardi della riunione del G20 in Italia a luglio". Per il collega tedesco si tratta "della migliore occasione per definire una riforma della tassazione a livello globale allo scopo di contrastare la corsa fiscale al ribasso". In sostanza per ridurre la concorrenza sleale tra imprese e Stati.

I negoziati promossi dagli Stati Uniti con l’Ocse sono mirati per portare un’armonizzazione di tasse tra i paesi in merito ai profitti delle grandi società. Il tutto con lo scopo di impedire loro la fuga nei paradisi fiscali tipo Bahamas o Irlanda. In Irlanda risiedono numerose multinazionali, che pagano un tasso del 12,5%, mentre i paesi vicini come Francia e Germania sono al 21%.

L'obiettivo finale è quello di aumentare il contributo dei giganti della tecnologia nei rispettivi paesi. Nel mirino il primo dei multimiliardari, quel Jeff Bezos di Amazon che più volte Joe Biden ha accusato di aver eluso gli obblighi fiscali nel suo paese grazie ai vantaggi fiscali di altri paesi.

Certo che la mossa di Biden sta preoccupando molto i paesi “buoni fiscalmente” perchè non diventerebbero più attrattivi. Il governo del democratico ha confermato che una tassa globale sulle società "a zero" ha scatenato una corsa al ribasso dei tassi aziendali, limitando la capacità dei paesi di aumentare le entrate per effettuare gli investimenti necessari. La speranza dell’Ocse è di arrivare ad un pre-accordo globale al vertice finanziario del G20 del 9 e 10 luglio. L’accordo finale dovrebbe essere stilato alla fine di ottobre.

La proposta è stata appoggiata fortemente da Janet Yellen, il potente Segretario al Tesoro degli Stati Uniti che, a questo proposito, più volte ha detto che “È importante garantire che i governi abbiano sistemi fiscali stabili che raccolgano entrate sufficienti e che tutti i cittadini condividano equamente l'onere finanziario del governo".

Sul fronte interno Biden ha proposto di aumentare l'imposta sulle società dall'attuale 21%, figlia della riforma fiscale di Trump del 2017, al 28%, sebbene i democratici più moderati siano più concordi in una percentuale del 25%. Con queste maggiori entrate Biden vuole finanziare, in parte, il suo mega progetto sulle infrastrutture e soprattutto far terminare quello che tutti considerano un approccio eticamente immorale e finanziariamente  sbagliato per tutti i paesi.

 

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