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Economia
Tavares: chi è l’uomo al timone di Stellantis che ha sfidato la Meloni
Carlos Tavares

Tavares, l'ambizioso manager portoghese che si contrappone ai governi

Un tempo era "l'uomo dei cinesi", oggi è "il nemico dei governi", ma Tavares non si smuove, sfidando senza esitazione gli interessi internazionali per i propri tornaconti aziendali. Classe 58', il portoghese ha sempre avuto le idee chiare e una capacità innata di trasformarle in realtà. Torniamo indietro al 2013, nei corridoi di Renault, dove tentava audacemente di strappare le redini a Carlos Ghosn, all'epoca impegnato a destreggiarsi tra le proprie questioni giudiziarie in Giappone.

Tavares, però, non riuscì nell'intento e finì per atterrare nelle braccia di PSA, salvandola da un destino già scritto di bancarotta. Ironia della sorte, chi un tempo era visto come una pedina, ora muove le torri sull’intricato scacchiere dell'industria automobilistica globale. Proprio con PSA inizia il suo viaggio verso la vetta, e con Stellantis, Tavares diventa il numero uno del settore e anche uno dei più ricchi: nel 2022 ha percepito un salario di 23 milioni e mezzo di euro, pari a circa 64 mila euro al giorno.

I suoi stipendi sono stati più volte bersaglio di dispute, come quando il 52,1% dei soci votò contro la politica di remunerazione che prevedeva per l'amministratore delegato 19,15 milioni di euro totali nel 2021. Un forte malcontento da parte degli azionisti che derivava dai maxi-bonus corrisposti al ceo Tavares.

Ma Carlos Tavares non è uno che si perde in giri di parole. Non molto tempo fa, sfidò apertamente le richieste del Ministro delle Finanze francese, Le Maire, di "mostrare più patriottismo" spostando in Francia la produzione dei piccoli veicoli elettrici come la Peugeot e-208. Con un netto "no, grazie" Tavares restò fermo nella sua posizione di mantenere la produzione in Italia. Oggi lo scontro si trasferisce sul suolo italiano dove il braccio di ferro tra Stellantis e il governo Meloni si è infiammato (a colpi di dichiarazioni e contro-dichiarazioni tra la premier e Tavares) nella trasmissione "Quarta Repubblica", quando Giorgia Meloni ha lanciato una stoccata al colosso automobilistico.

Critica aspra per la fusione FCA-PSA, che, a suo dire, avrebbe trasformato l'azienda in un cavallo di Troia francese nell'industria italiana. L'offensiva della Meloni non risparmia nemmeno la famiglia Agnelli, accusata di barattare pezzi storici dell'industria nazionale. In Parlamento, il tono si inasprisce. Meloni sottolinea con disappunto la presenza di una mano francese nel consiglio di Stellantis, ipotizzando una sotterranea acquisizione transalpina del gruppo. “Il risultato è che si produce più in Francia che in Italia” ha ribadito la premier.

La risposta di Tavares non si fa attendere: ribatte accusando il governo italiano di frenare la produzione nazionale, e aggiunge: “Se dobbiamo assorbire il 40% dei costi non ci si può aspettare che lo faremo senza nessun cambiamento nella società". Ma il vero "nodo gordiano" è nei ritardi e nella scarsità degli incentivi italiani: Tavares lamenta nove mesi di attesa, nove mesi in cui le potenzialità produttive di Mirafiori, divenuta fucina di sole auto elettriche, sono rimaste inespresse.  “Abbiamo più di 40 mila dipendenti che lavorano molto duramente per adattare l’azienda alla nuova realtà che è stata decisa dai politici. E cosa otteniamo? Critiche. Non credo che i dipendenti italiani lo meritino”.

Tavares non è il classico AD in giacca e cravatta, è più un pilota di Formula 1 intrappolato in un consiglio d'amministrazione. Nato a Lisbona, ha abbracciato la Francia come sua seconda patria, trasferendosi a Parigi a soli 17 anni. Qui, si è immerso negli studi, conseguendo il diploma alla prestigiosa École Centrale Paris. Ma la sua storia con le auto ha radici più profonde: a 14 anni, Tavares era già un commissario di corsa al circuito di Estoril, testimonianza di un legame precoce e indissolubile con il mondo delle corse.

La carriera di Tavares prende il via in Renault nel 1981, dove scala rapidamente le gerarchie aziendali fino a diventare Chief Operating Officer nel 2011. Tuttavia, Tavares ha sempre avuto una visione chiara di ciò che voleva, talvolta anche controcorrente. Nel giorno del suo 55º compleanno, il 14 agosto 2013, Tavares rilascia un'intervista che cambierà per sempre la rotta della propria carriera. "In un certo momento, si ha l'energia e l'appetito per diventare numero uno. La mia esperienza sarebbe preziosa per qualsiasi produttore", afferma il portoghese. 

Questa dichiarazione segna il punto di rottura con Carlos Ghosn, il cui mandato in Renault-Nissan stava per scadere nel maggio 2014. Quindici giorni dopo, il 29 agosto 2013, Tavares annuncia pubblicamente le dimissioni dalla Régie. Il motivo? La mancanza di prospettive per raggiungere la posizione di numero uno in Renault-Nissan. Una mossa che suscita scalpore, ma lungimirante. Rifiutando la richiesta di Ghosn di scusarsi con il personale per il suo "alquanto ambizioso" obiettivo, Tavares rafforza così la sua posizione rendendo chiaro il desiderio di intraprendere una nuova e audace fase della sua carriera.

Il suo percorso con il Groupe PSA inizia nel 2014 e parte da subito con una serie di mosse strategiche. Tavares implementa i tagli di costo e amplia la presenza dell'azienda nel mercato cinese, riuscendo a portare PSA in una fase di profitto dopo anni di perdite. Sotto la sua guida, nasce il marchio DS Automobiles. Il 2017 segna un momento significativo nella carriera di Tavares, con l'acquisizione di Opel da General Motors, una mossa, per molti considerata rischiosa data la lunga storia di perdite di Opel, ma che si rivela un successo sotto la sua direzione, con il marchio tedesco che ritorna rapidamente in attivo. 

La visione di Tavares va bene e oltre ed è la fusione tra PSA e FCA, avvenuta nell'ottobre 2019, il vero punto di svolta, portando alla creazione di Stellantis, gigante dell'industria automobilistica. Tavares, diventato CEO di Stellantis nel gennaio 2021, ha subito impostato obiettivi ambiziosi per il nuovo gruppo con il piano di realizzare 5 miliardi di euro di sinergie, puntando su investimenti condivisi, condivisione di motori e piattaforme, e un rafforzamento delle attività di ricerca e sviluppo. La capacità di unire la passione e l'esperienza nei motori con un approccio manageriale razionale e soprattutto visionario è ciò che rende il Ceo unico nel suo genere.  Oggi Tavares conta 400 mila dipendenti, 15 marchi e un fatturato di oltre 18 miliardi di euro. Con queste credenziali, mettere all'angolo un leader del calibro di Tavares, tanto determinato e intraprendente sembra un'impresa quasi impossibile, anche per la stessa Meloni.

LEGGI ANCHE: Stellantis, Tavares minaccia l'Italia: "Nuovo concorrente? Lavoro a rischio"

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