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Economia
Telecom, Bollorè finisce nell'angolo.Genish prepara il compromesso per i fondi

Ad Elliott la separazione e il contestuale deconsolidamento di Sparkle piacciono, perché le due operazioni consentirebbero di più che dimezzare il debito di Telecom Italia, tagliandolo dagli attuali 25 miliardi a 12 miliardi di euro stimati per fine 2018; a Cdp (col sostanziale via libera di tutto il mondo politico italiano) l’idea piace perché si potrebbe poi favorirne un fusione con le attività di Open Fiber, consolidando il ruolo di “nuova Iri” che l’ente guidato da Fabio Gallia e Claudio Costamagna (in scadenza) sembra voler recitare con sempre maggior convinzione.

Incerta sul da farsi (in vista dell’assemblea straordinaria del 4 maggio che dovrà decidere sul rinnovo dell’intero Cda) resta Assogestioni, rappresentante di circa l’1,6% del capitale e che sembrerebbe non voler depositare una propria lista per l’assemblea del 24, ma Elliot può contare anche sul favore dei due proxy advisor Iss e Glass Lewis, consulenti dei fondi (che ad oggi rappresentano quasi il 53% del capitale di Telecom Italia) nelle assemblee di società quotate. Entrambi gli advisor hanno infatti suggerito ai fondi-azionisti di votare a favore della rimozione dei consiglieri di Vivendi.

Proprio i fondi saranno dunque l’ago della bilancia: se Singer riuscirà a convincere almeno un decimo dei suoi colleghi detentori di titoli Telecom Italia a sostenere la sua posizione, per Bolloré le cosa potrebbero mettersi molto male. Anche per questo il Ceo Amos Genish, nei cui confronti Elliot ha fatto capire di non aver alcuna obiezione, starebbe studiando una soluzione di compromesso, modificando il piano industriale quel tanto che basta per conservare l’appoggio in assemblea della maggioranza dei fondi azionisti.

Come? Puntando alla quotazione della rete d’accesso in cui Telecom Italia resterebbe socio di maggioranza ma in cui entrerebbero altri soci ed accelerando in vista della futura fusione con Open Fiber (che potrebbe già avvenire a fine 2019 o agli inizi del 2020). E poi offrendo un ritorno al dividendo per i titoli ordinari dal 2019, senza dover ricorrere alla conversione dei titoli di risparmio.

Basteranno gli “zuccherini” di Genish a rabbonire i soci e sventare il tentativo di Singer di arrivare a un “ribaltone”? La sensazione è che Vivendi conservi un certo margine di vantaggio, tanto che oggi il titolo non reagisce alle notizie restando sui livelli di venerdì, ma che questo si stia erodendo.

Luca Spoldi

Tags:
telecomelliott e cdp telecomvoto fondi telecom





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