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Economia
Telecom, lo spinoff della rete? Il primo passo per la MediaCom

Se per i tedeschi il debito assume la doppia connotazione di colpa, e quindi di vergogna, per gli italiani fino a oggi è stato una convenienza che ha dato al nostro paese un maggior potere di ricatto: se falliamo noi, che abbiamo il debito grosso, cade tutto. Qualcosa di simile sembra accadere anche in Telecom, una delle poche aziende industriali in cui l’Italia ha ancora un piede dentro. Il debito, che da anni (ormai 18) per Telecom è una gigantesca zavorra inalterata, è al tempo stesso la garanzia e il trait d’union che unisce i destini dell’azienda con la tanto discussa proprietà della rete telefonica nazionale. Dove c’è uno per forza ci deve essere l’altro, altrimenti l’azienda implode.

Ma ora, sembra sempre più vicino il momento della verità, la grande decisione sembra imminente: Telecom, come già accaduto in precedenza per le Ferrovie, Terna, Snam ed Enel, sembra finalmente pronta allo scorporo della rete, il tesoro d’interesse nazionale, ma sarà una battaglia, un’amputazione che sarà venduta a caro prezzo. Un divorzio, quello tra rete e Telecom, che per i tempi fa impallidire persino la Brexit, se ne parla ormai da molti anni, ancor prima della privatizzazione degli anni novanta.

I motivi che rallentano questa procedura sono semplici: il primo è che la rete è una parte molto delicata della società, la Sparkle è un interesse nazionale di contenuto vario, dalle semplici conversazioni alle intercettazioni a contenuto sensibile; il secondo motivo è che senza la rete, Telecom Italia diventa un career qualsiasi e in un mercato ad alta competitività. Le ragioni per cui Telecom fino a oggi, ha opposto ogni tipo di resistenza a quest’operazione di scorporo sono, in primis come abbiamo detto per la presenza del fardello del debito, fino a oggi la rete è stata l’ipoteca sulla casa, per male che possano andare gli affari e i ridotti margini, ho sempre la garanzia della rete per ripagare il debito. La seconda ragione, è che senza rete, Telecom si troverebbe buttata sul mercato a fronteggiare giganti come Vodafone, ma senza le stesse armi, e con gli handicap di bassi margini e personale in esubero.

Solo per fare un esempio sull’attuale stato di profittabilità, Telecom in soli 10 anni dal 2007 a oggi, ha visto ridursi il fatturato del 30%, da 31 miliardi, a circa 19. La barca, con questi conti, sembra non reggere più, siamo al redde rationem, il momento della verità è vicino, anche perché sia dall’interno, che dall’esterno (Francia), chi pressa sembra non più intenzionato a mollare la presa.

Telecom dovrà mollare il colpo, ma come già scritto sopra, lo farà chiedendo ritorni importanti, uno su tutti sarà appunto l’alleggerimento del debito, in pratica, l’azienda perdendo la sua ipoteca, cercherà contrattualmente di riversare più zavorra possibile nella nuova società della rete. Secondo, oltre al debito, cercherà di liberarsi dell’altro peso, il personale in eccesso, che anch’esso in qualche modo sarà riqualificato nella rete. Una mossa non nuova, qualcosa del genere l’abbiamo visto nell’operazione FCA/Ferrari, dove Marchionne, specialista in alchimie finanziarie, nello scorporo di Ferrari da Fiat, riversò il debito della casa madre sulla sella del cavallino rampante.

Le mosse successiva, sono di facile intuizione. Prima di tutto, una volta che la rete Telecom sarà quotata in borsa, si dovrà agire sul riammodernamento della struttura, vecchi cavi di rame, ed è proprio qui che emerge il grande disegno di fusione. Open fiber di Enel con la rete Telecom? Due campioni nazionali, che nelle grandi città si calpestano, facendosi una concorrenza serrata che corrode i margini di bilancio, potrebbero essere i candidati al grande matrimonio?

Sarebbe un’operazione condivisa da molti e che soprattutto avrebbe il beneplacito del conto economico. Dunque lo scorporo e successiva vendita della rete, un sacrificio doloroso, ma al tempo stesso una liberazione, qualcuno si sta già leccando i baffi.

Penso a Monsieur Bollorè, che con la sua Vivendi ha già un disegno in testa, il contrasto dell’impero Murdoch, attraverso l’alleanza del nuovo career telefonico con i contenuti della televisione. Canal Plus, ma non solo, perché in Italia c’è anche Mediaset che aspetta ormai da molti anni.

Teleset o Mediacom, un progetto abbandonato in un polveroso cassetto, non è più un’utopia, ma una possibile realtà? La borsa, dopo molto snobbismo, torna finalmente a corteggiare la vecchia Telecom. Il titolo affondato sui minimi assoluti poco sopra i 60 centesimi, ha visto ieri un ritorno di gloria, miglior titolo tra le blue chips con forti volumi.

Una performance, che sembra confermarsi oggi, dove a una forte penalizzazione dell’indice, si contrappone una sostanziale tenuta del titolo. Piazza Affari questa volta sembra crederci veramente, anche perché Netflix e Amazon sembrano avvicinarsi minacciosamente. E’ venuto il momento di estinguere l’ipoteca e andare a cercare una nuova casa.

@paninoelistino

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telecommediacom





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