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Economia
Tim, a fine mese il nuovo Ceo. E' fatta per Genish. Rumors

Amos Genish verso la nomina a ceo di Telecom Italia. Per fine mese quindi Telecom I. dovrebbe avere finalmente un nuovo amministratore delegato, dopo due mesi di vacatio. Lo scrive Il Sole 24 Ore aggiungendo che per il 28 e il 29 settembre e' in agenda il consueto appuntamento con i consiglieri per fare il punto sulle strategie e l'occasione si presta per sbloccare l'azienda che, appunto, dall'uscita di Flavio Cattaneo e' rimasta senza un centro decisionale strutturale.

telecom ape (1)
 

Non e' un mistero che l'ex ad della brasiliana Gvt, l'isrealiano Genish, goda della fiducia di Vincent Bollore', il "padrone" dei "padroni" francesi di Telecom. A fine luglio Genish stato ufficialmente indicato come chief operating officer di Telecom, ma la casella non compare ancora nell'organigramma del gruppo dal momento che il suo rapporto con l'incumbent tricolore al momento e' regolato da un mero contratto di consulenza. Genish, prosegue il giornale, e' accreditato da piu' parti come prossimo a.d.. L'ostacolo principale al suo ingresso in consiglio e' caduto, dato che e' stato risolto il problema del patto di non concorrenza in Brasile con Telefonica, che ha rilevato da Vivendi il controllo di Gvt.

E le questioni burocratiche per il riconoscimento del suo titolo di studio extracomunitario, il permesso di soggiorno e quant'altro sono in via di definizione. Se anche il completamento delle pratiche dovesse slittare a ottobre, non sarebbe del tutto irrituale il conferimento delle deleghe operative a un amministratore che non e' dipendente. Nel gruppo infatti c'e' gia' stato piu' di un precedente analogo quando si e' trattato di nominare amministratori delegati italiani per Tim Brasil e renderli operativi, "in attesa" del completamento delle pratiche connesse all'ineserimento in azienda di un manager straniero.

Giuseppe Recchi TIM
 

La nazionalita' del probabile futuro capo-azienda, mette in evidenza il quotidiano, pone pero' qualche problema da affrontare. Da una parte pare che la clientela del mondo arabo-islamico - presumibilmente si tratta di contratti Sparkle- per evidenti ragioni geopolitiche abbia gia' sollevato piu' di una perplessita' per il possibile arrivo del manager, ex ufficiale dell'esercito israeliano, alla guida di Telecom.

Dall'altra un organigramma di vertice con due stranieri nelle posizioni di presidente e amministratore delegato non appare accettabile agli occhi di Roma, che decida di far valere o meno il suo peso sul terreno del golden power. La prima criticita' potrebbe trovare una soluzione con la cessione di Sparkle che Telecom, per bocca del vice-presidente Recchi, si e' detta di disposta a considerare. La seconda questione cozza con l'esigenza di fornire garanzie stabili sul fronte della sicurezza, il cui interlocutore non puo' che essere un italiano in posizione autorevole.

bollorè 640
 

Non dovrebbe interferire, invece, sul percorso delle nomine il processo in corso in sede governativa per la valutazione dell'eventuale obbligo di notifica del controllo che Vivendi nega di avere su Telecom, pur avendo ufficializzato l'avvio dell'attivita' di direzione e coordinamento sul gruppo. Il comitato per i poteri speciali avrebbe promesso una risposta entro il 19 di questo mese e nel caso si dovesse stabilire che l'obbligo effettivamente sussistesse, il Governo non potrebbe esimersi, per non essere tacciabile di danno erariale, dal comminare una multa che come minimo sfiorerebbe i 300 milioni.

Nel caso, si aprirebbe una procedura per valutare se ci sono gli estremi per esercitare i poteri speciali e a maggior ragione occorrerebbe avere un referente aziendale in carica con pieni poteri. In ogni caso e' possibile che il terreno di un negoziato, piu' o meno ufficiale, sia oltre che Sparkle quello di un organigramma di "garanzia". Inoltre, conclude il giornale, non gioca a favore della presidenza francese la lettera di accompagnamento del parere pro-veritate di Sabino Cassese e Andrea Zoppini sul tema golden power, nella quale si indicava come referente per approfondimenti tecnici un manager interno alla struttura di Telecom, con un incarico ad interim. Cosa che l'inquilino di Palazzo Chigi avrebbe interpretato come uno sgarbo istituzionale.

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