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Economia
Tim: consiglieri si sono dimessi perché sotto attacco

Tim: consiglieri si sono dimessi perche' sotto attacco

Consob ha chiesto a Tim di indicare le motivazioni delle dimissioni di ognuno degli otto consiglieri che hanno annunciato l'addio al cda il 22 marzo e che, fatta eccezione per quelle immediate di Giuseppe Recchi, scatteranno alle 10.30 del 24 aprile. Nel complesso tutti dicono di essere stati presi di mira per la loro nazionalita', con la societa' sotto attacco da parte di Elliott non era piu' possibile lavorare. Lo si legge nell'integrazione ai comunicati del 22 marzo, 9 e 24 aprile

Tim: integrazioni Consob, de Puyfontaine dimesso per 'attacco' fondo

Il Presidente esecutivo di Tim Arnaud de Puyfontaine si e' dimesso a causa dell'"attacco" da parte di un fondo attivista "con una strategia di breve periodo". E' quanto si legge nelle integrazioni richieste da Consob a Tim, che le ha fornite oggi al termine del cda. Con riferimento alla richiesta di Consob di "indicare le motivazioni" che hanno indotto i sei consiglieri di Vivendi a dimettersi, il Presidente Esecutivo Arnaud de Puyfontaine "si e' detto profondamente preoccupato per l'iniziativa di un fondo attivista che agisce contrariamente agli interessi della Societa' e dei suoi stakeholders, la cui iniziativa e' chiaramente il risultato di una ben pianificata campagna avente lo scopo di riportare TIM, una grande Gruppo italiano e internazionale, indietro nel passato". Il riferimento e' ovviamente al fondo Usa Elliott. Il Presidente ha quindi rilevato come, grazie alla nomina di Amos Genish quale CEO della Societa' e grazie alla sua esperienza senza precedenti nell'industria delle telecomunicazioni, "sia stato approvato un nuovo piano industriale a lungo atteso finalizzato a far risorgere TIM, il quale ha ricevuto un generale apprezzamento dalla comunita' internazionale. Tutto questo sforzo e dedizione sono adesso sotto attacco da parte di un fondo attivista con una strategia di breve periodo. Un'azionista industriale leader - di cui il gruppo ha avuto bisogno per lungo tempo - e' presente per una strategia di lungo termine e con una visione chiara, una comprensione del mercato e delle problematiche locali e soprattutto con la volonta' di trasformare significativamente il gruppo in una fase di sfide nuove e inaspettate che l'industria delle telecomunicazioni sta fronteggiando". Arnaud de Puyfontaine ha dichiarato inoltre di credere che "una buona struttura di governance sia il risultato delle decisioni di tutti gli azionisti ai sensi delle leggi applicabili e, pertanto, di non poter accettare il tentativo di un fondo azionista di minoranza di demolire il legittimo Consiglio nominato nel pieno rispetto delle leggi e dello Statuto". Il Presidente ha aggiunto che "qualora tale tentativo dovesse riuscire, ne conseguirebbe un abbandono del piano industriale recentemente approvato, senza valide alternative industriali"

Sulla stessa linea anche gli altri consiglieri. Herve' Philippe ha motivato le sue dimissioni spiegando che "la societa' e' stata presa di mira da players opportunistici che, con una quota minima di capitale, pretendono di nominare sei Amministratori, in spregio delle regole del gioco". "Credendo nel valore di queste regole e del mercato", il consigliere ha dichiarato di rassegnare le proprie dimissioni "per assicurare che il nuovo vertice sia debitamente valutato e sostenuto da tutti gli stakeholders, nel rispetto delle norme e dello Statuto, evitando di esporre la Societa' ad azioni legali improprie". Fre'de'ric Cre'pin ha dichiarato inoltre di ritenere che la richiesta fatta da Elliott, un hedge fund americano, di revocare specifici Consiglieri "ricorrendo a una procedura che reputa discutibile, sia contraria all'interesse e ai diritti dei soci, che dovrebbero essere liberi di nominare il Consiglio di Amministrazione di propria scelta, in applicazione dei meccanismi previsti da legge e Statuto". Ha inoltre aggiunto che Elliott e' ben noto per le iniziative intraprese, di breve termine e nel proprio esclusivo interesse. Tra gli altri consiglieri, anche Felicite' Herzog si e' detta "turbata dalla lettura della documentazione predisposta da Elliott, le cui proposte reputa semplicemente pericolose e dannose per l'Azienda". Ha rilevato che su alcuni progetti si sta invero gia' lavorando seriamente, "mentre il break-up di Telecom Italia, mediante dismissione (e non semplice separazione legale) della rete, rappresenta un rischio enorme, trattandosi del principale asset di cui la Societa' dispone". Da parte sua, Marella Moretti ha rilevato che le mosse di Elliott hanno "obiettivi prevalentemente finanziari e di breve termine" che secondo lei non garantirebbero affatto la protezione degli attivi strategici nazionali e l'interesse pubblico, ma che anzi "condurrebbero nel medio periodo a un probabile smantellamento di TIM, con conseguenze negative non solo per la societa' e i suoi dipendenti, ma anche per tutti gli stakeholders, l'indotto e alla fine il Paese".

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