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Economia
Tim, ecco le motivazioni della richiesta di Vivendi di revoca di 5 consiglieri

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"Mentre dichiarava fortemente la propria indipendenza, questi (Fulvio Conti, ndr) in realtà agiva quale amministratore esecutivo orchestrando e guidando il 'golpe' allo scopo di sostituire Amos Genish". I francesi di Vivendi, soci nel capitale di Tim con il 23,9%, non usano nessun giro di parole nel motivare la richiesta di revoca dei cinque consiglieri (Dante Roscini, Massimo Ferrari, Alfredo Altavilla, Paola Giannotti De Ponti) eletti lo scorso 4 maggio dalla lista proposta dal fondo Elliott (socio con l'8,8%), tra cui il presidente Fulvio Conti. Consiglieri che, a detta dei transalpini, sono stati rei di "gravi problemi e fallimenti di governance" e che hanno portato all'uscita di Genish il 13 novembre e alla nomina, il 18, dell'attuale Ceo di Tim Luigi Gubitosi, espressione del fondo americano fondato da Paul Singer

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A pagina 11 e a pagina 12 della relazione illustrativa della richiesta inviata al Cda di Tim lo scorso 14 dicembre, relazione di cui Affaritaliani.it è venuto in possesso, il colosso transalpino dell'enterteinment, a firma del chief operating officer Stephane Roussel, spiega nel dettaglio per ogni membro del board espressione della lista del fondo Eliott quali sono le accuse ad essi rivolte. Accuse che hanno spinto Vivendi a riaprire la battaglia per la governance di Tim, richiedendo la convocazione di un’assemblea "senza ritardo", per nominare i revisori e sostituire i cinque consiglieri messi nel mirino con Franco Bernabè, Gabriele Galateri, Francesco Valataro, Flavia Mazzarella e Rob Van der Valk. 

Relazione illustrativa (ITA) Vivendi vs Elliott 16 firma
 


Secondo i francesi, Dante Roscini, "quale lead independent director, è tenuto a rappresentare tutti gli amministratori indipendenti. In realtà - parte l'accusa nei suoi confronti - a dispetto di quanto previsto dalle applicabili norme di legge e dal codice di autodisciplina, egli non ha assicurato un completo e tempestivo flusso informativo a tutti gli amministratori e al contrario ha partecipato in prima persona ai colloqui telefonici organizzati e ai pre-meeting svoltisi con la sola partecipazione dei candidati Elliott al fine di precostituire le relative decisioni del consiglio di amministrazione".

Massimo Ferrari, invece, "ha contribuito alla complessiva divulgazione di rumors e a ingenerare confusione, rilasciando interviste non autorizzate, in contrasto con le previsioni del regolamento sul funzionamento del Cda, e ha altresì partecipato attivamente alle pre-riunioni svoltesi con la sola partecipazione dei candidati Elliott, ove le decisioni venivano effettivamente prese con l'intervento di Elliott e dei suoi rappresentanti".

Alfredo Altavilla, poi, "in qualità di presidente 'indipendente' del Comitato nomine e remunerazione di Tim, ha partecipato apertamente alla corsa per succedere ad Amos Genish, perseguendo pertanto il proprio personale interesse nel cercare di ottenere tale incarico che alla fine - in seguito a un veemente contrasto consumatosi al di fuori degli organi sociali competenti e, ancora una volta, in violazione dei principi che disciplinano i piani di successione all'interno del gruppo Tim e che il comitato da lui presieduto avrebbe dovuto garantire - è stato attribuito al sig. Gubitosi".

Paola Giannotti De Ponti, infine, "mentre rivestiva il ruolo di presidente 'indipendente' del Comitato controllo e rischi di Tim, ha monitorato l'intero processo di impairment test, le cui risultanze sono state strumentalizzate al fine di 'giustificare' la revoca di Amos Genish, e ha preso parte all'effettivo processo decisionale svoltosi al di fuori dei competenti organi societari".

Relazione illustrativa (ITA) Vivendi vs Elliott 12
 


Da qui la conclusione su come si sia svolto il "golpe" anti-Genish. "E' evidente - conclude il socio Vivendi - che l'intero processo finalizzato a rimuovere l'amministratore delegato di Tim (che godeva del supporto di tutti gli azionisti all'epoca della sua nomina) è stato gestito attraverso paralleli e occulti processi decisionali, condotti sotto la principale responsabilità del presidente di Tim, e con il rilevante ruolo del Presidente del Comitato nomine e remunerazione, del presidente del Comitato controllo e rischi, del lead indipendent director e di uno degli amministratori particolarmente vicini a Elliott e ai suoi consulenti".

Intanto, mentre un portavoce del gruppo controllato da Vincent Bollorè ha incolpato "i membri del Cda sostenuti da Elliott della performance negativa del titolo, -40% dal 4 maggio" (oggi un altro -3,69% a 0,501 euro per azione a causa della prospettiva di una nuova guerra nell'azionariato), a Milano il board di Telecom Italia si è riunito discutendo, soltanto, la richiesta di Vivendi e prendendo tempo, rinviando il voto al 14 gennaio. "Il Cda di Tim -  recita infatti un comunicato dell'ex monopolista - ha avviato l'istruttoria sulla richiesta di convocazione dell'assemblea pervenuta da Vivendi lo scorso 14 dicembre scorso. Preso atto della regolarità formale della domanda, il Cda tornerà a riunirsi il giorno 14 gennaio 2019 per deliberare in merito".

twitter11@andreadeugeni

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