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Economia
Tim, ecco perché lo spin-off piace in Borsa. Way-out di Bollorè per Mediaset

Telecom Italia in evidenza sul listino di Milano, dove il titolo apre la settimana segnando un 4% di rialzo a 81,7 centesimi di euro per azione, grazie al riaffiorare dell'ipotesi di uno scorporo della rete (in rame e in fibra) e delle attività di Sparkle considerate strategiche dallo stato italiano. Se così sarà l'ex monopolista pubblico finirebbe diviso in due: da una parte la rete, con Cassa Depositi e Prestiti (consocia di Enel in Open Fiber) che rileverebbe il 23,9% di Vivendi per un controvalore tra i 15 e i 18 miliardi di euro, divenendo l'azionista di riferimento, dall'altra i servizi, con Vivendi che rimarrebbe saldamente "in sella".

telecom ape (1)
 

Questo scenario potrebbe far emergere valore in Telecom Italia (Tim), visto che come notano gli analisti di Equita Sim la valutazione attuale, implicita, di Tim Servizi sarebbe di poco superiore a 3 volte l'Ebitda 2017, ma non sembra ancora rientrare negli obiettivi dal management ed essere dunque più frutto di una pressione politica, tesa a riconquistare il controllo su un'azienda "di bandiera" italiana finita sotto il controllo francese (specie dopo l'irrigidimento di Parigi sul fronte Stx France-Fincantieri), che non di una vera e propria strategia industriale.

Sempre Equita (che su Telecom Italia esprime un "buy" con target price di 1,26 euro per azione) ha più volte ripetuto, del resto, che industrialmente parlando separare la rete sarebbe per l'ex monopolista telefonico italiano "un errore strategico: l'attività delle telecomunicazioni è un business infrastrutturale e necessita dell'infrastruttura" per potersi sviluppare.

vincent bollorè
 

Ma se a Vincent Bolloré non resterà altra scelta se non quella di cercare di massimizzare il prezzo di vendita? La società scorporata oltre alla strategica (questa sì, per Telecom Italia) rete in fibra e alle attività di Sparkle (la rete di cavi sottomarini utilizzata anche dai servizi segreti italiani e di vari paesi) si vedrebbe conferita la rete in rame (asset destinato ad una obsolescenza più o meno rapida nel prossimo futuro) e una decina di miliardi di euro di indebitamento lordo, che in quel modo calerebbe in capo alla parte "servizi" dai 33,7 miliardi di fine giugno a circa 24 miliardi.

Con 15-18 miliardi in cassa e 24 miliardi di debito Bolloré potrebbe sforbiciare con decisione quest'ultimo, pur mantenendo una cassa sufficiente a promuovere una nuova campagna di fusioni e acquisizioni nel settore dei servizi, il che probabilmente significherebbe varare la più volte ventilata fusione con Mediaset, di cui Vivendi è socia al 29,9% avendo però congelato al 10% i propri diritti di voto nell'attesa di sciogliere i nodi venuti al pettine dopo l'intervento dell'Agcom, stante i limiti del Testo unico della radiotelevisione (secondo cui chi ha più del 40% del mercato delle Tlc non si può fondere con chi abbia oltre il 10% del Sic, il Sistema integrato delle comunicazioni).

(Segue...)

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