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Economia
Tim, Genish: "Via per fare lo spezzatino".Scontro fra i soci affonda il titolo

"Non si sono comportati da gentiluomini. È stata una mossa sorprendente e contraria alla corporate governance: non si aiuta l'immagine dell'azienda se si allontana il Ceo in questa maniera". E' quanto ha affermato Amos Genish sfiduciato dal cda di Tim mentre era in missione in Corea. Genish ce l'ha con Elliott, il fondo americano che detiene quasi il 9% dell'ex Telecom Italia e che, auspicando lo spezzatino della società e l'unificazione della rete Tlc, parla come fosse il ventriloquo del governo.

LO SCONTRO FRA I SOCI AGITA LA BORSA/ Avvio pesante per Tim a Piazza Affari dopo la decisione dei consiglieri di Elliott di revocare, con un blitz, le deleghe al ceo Amos Genish, riaccendendo lo scontro con l'altro socio Vivendi. Il titolo cede il 3,31% a 0,52 euro mentre Morgan Stanley ha tagliato il giudizio a equal-weight a causa dell' "incertezza" generata sulla societa' dalla conflittualita' in seno al cda e tra gli azionisti.

Giudica il suo defenestramento come "un inatteso e anormale andamento delle cose, almeno per quanto riguarda la corporate governance di una grande azienda". Si sente tradito dal presidente Conti più che sorpreso. Preoccupato per il futuro, anche perché "i mercati sono nervosi" e ora potrebbe accadere il peggio. "Mentre ero nel mezzo di un viaggio di lavoro in Asia per parlare di 5G, e dopo che il presidente mi aveva assicurato che non ci sarebbe stato un cda, tranquillizzandomi per le indiscrezioni di segno avverso che circolavano - ha raccontanto - ecco che ne convocano la riunione e fanno un vero putsch sovietico ai miei danni. Non c'era un'emergenza, potevano aspettare venerdì. Evidentemente, ci sono dei motivi per cui si sono sentiti a loro agio nel farlo mentre ero via. Con un preavviso di dodici ore".

"Gli americani di Elliott hanno condotto una campagna segreta per molto tempo cercando di destabilizzare me e la società. Hanno interferito col mio lavoro e la mia capacità di manager. Se guardiamo le decisioni prese e quelle no - ha proseguito - è evidente che il board non mi ha mai sostenuto. Il punto interrogativo sulla mia permanenza ha complicato il quadro. Il contesto ostile ha permeato di disfunzioni l'ambiente societario. Se qualcuno è da biasimare per come vanno le cose, o per come non sono andate, è il consiglio".

Sul voto contro del cda, Genish ha detto: "Possiamo chiederci se non sia tutto dovuto alle due filosofie che animano Tim. Una è quella di chi vuole lo spezzatino della società per vendere i diversi pezzi, come Elliott ha sempre dichiarato dall'inizio. L'altra è di chi, come me, immagina un gruppo industriale integrato orientato al pieno sfruttamento del potenziale tecnologico a partire dal 5G. Questi approcci si sono scontrati sin dall'inizio. Era impossibile lavorare. Elliott mi ha sempre promesso sostegno a parole e non lo ha mai fatto".

Secondo Genish "l'ultima cosa che farebbe bene alla Tim è uno spezzatino. Non funzionerebbe. Creerebbe uno scenario di caos. Loro credono di avere la soluzione rapida per risolvere i problemi. Io dico che non è così".

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