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Economia

Anche se il partito che crede nella rete unica sembra crescere in Parlamento trasversalmente di giorno in giorno, non sarà facile venire a capo del rebus Fibercop. Da quando, lo scorso 4 agosto, il governo ha chiesto a Tim di valutare l'ingresso di Cdp nella società della rete (pur non usando specificamente queste parole) all'interno dell'esecutivo hanno iniziato a discutere sulle modalità d'ingresso.

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La lettera, pervenuta mentre il board di Telecom Italia era in corso, spiega Milano Finanza, era firmata dal ministero dell'Economia e delle Finanze e dal ministero dello Sviluppo Economico, ma da allora e' risultato evidente che le idee dei ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli non sono identiche. Il primo schema di operazione prevedeva l'ingresso di Cdp nell'azionariato di Fibercop con una partecipazione rilevante, con la richiesta che il fondo Kkr detenesse alla fine una quota inferiore al 40% (come invece originariamente previsto) e possibilmente paritetica a quella della Cassa.

Le parole di Beppe Grillo, fondatore del Movimento 5 Stelle, che l'altroieri ha tuonato contro Tim (e contro Kkr) spiegando che la società guidata da Luigi Gubitosi dovrebbe separare tutte le attività infrastrutturali per farle confluire in un'unica società delle reti assieme a Open Fiber e a controllo Cdp, sembrano invece puntare in un'altra direzione.

Roberto Gualtieri
 

Ieri, praticamente tutti gli analisti hanno valutato la proposta di Grillo come "difficilmente realizzabile" e in effetti dal punto di vista industriale comporterebbe una rivoluzione per Tim. C'e' chi sostiene che dietro questo progetto ci sia quella parte del governo che da mesi sta facendo pressioni perchè la Cdp cresca nell'azionariato di Telecom Italia, non di Fibercop.

Per qualcuno la proposta di Grillo è lo stesso piano del premier Conte. "Occorre una Rete unica, ne abbiamo parlato con Tim e gli altri operatori. Vogliamo un progetto unico, vogliamo coinvolgere tutti gli operatori, vogliamo realizzarlo nel giro di qualche anno, non possiamo più attendere. Siamo determinati, abbiamo le idee chiare, confido che le trattative di queste settimane si traducano entro la fine di questo mese nella definizione molto chiara di questo percorso", aveva spiegato infatti lo stesso presidente del Consiglio, a "La Piazza", la kermesse di Affaritaliani.it a Ceglie Messapica.

La crescita della Cassa guidata da Fabrizio Palermo nel capitale dell'ex monopolista è una proposta che non è mai stata accantonata del tutto, anche se fino a qualche giorno fa sembrava che la strada da percorrere fosse appunto quella di un'ingresso di Cdp in Fibercop e non di un ruolo di azionista di riferimento della Cassa nella società della Rete risultante dalla fusione fra l'infrastruttura (post-spin off come ha chiesto il garante del M5S) di Tim e quella di Open Fiber

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L'unico elemento certo, dunque, è che il soggetto individuato per portare il governo più vicino alla rete unica e' ancora una volta Cassa Depositi e Prestiti. Ma da qui a capire come potrebbe essere condotta l'operazione il passo e' lungo, tanto più che ci sono variabili di cui tener conto, dalla posizione di Enel, azionista al 50% di Open Fiber come Cdp, a quella degli altri azionisti di Tim, in primis Vivendi, che non sembra voglia uscire dal gruppo tlc tricolore e probabilmente non gradirebbe una Cdp piu' presente nel capitale.  C'è poi il consiglio di Tim, contrario alla cessione del controllo dell'infrastruttura ed espressione del fondo Elliott ma che ha praticamente azzerato la sua quota. Insomma, un rebus di difficile soluzione. Che però per gli analisti di Equita Sim potrebbe essere svelato.

"Le posizioni sulla governance appaiono lontane, ma pensiamo che esistano strutture di co-governance che possano essere accettabili per entrambe le parti. Se così sarà, ci aspettiamo che possa emergere verso fine mese, in corrispondenza della deadline del 31 agosto, data in cui il Cda di Tim si riunirà per decidere in merito all'offerta vincolante di Kkr per l'ingresso (con il 37,5%, ndr) in Fibercop", la società che gestisce la rete secondaria, scrivono gli esperti nel loro morning note.

Anche il Parlamento si divide sul tema: rete unica sì, ma a chi il controllo della società. Una governance affidata a Tim con supporto pubblico oppure interamente allo Stato? Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore, Giampaolo Manzella, sottosegretario dem allo Sviluppo, ha avviato un tavolo con i principali soggetti coinvolti, a partire dallo scorso 16 luglio. 

Per il senatore grillino Emanuele Dessì occorre tutelare Tim, perché non si può mettere sullo stesso piatto Tim e Open Fiber, mentre per il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, occorre tenere sempre a mente che Cassa Depositi e Prestiti deve agire e operare in una logica di mercato. Addirittura c'è chi, come Alessandro Morelli della Lega, invita Vivendi, socio al 24% di Tim, a farsi da parte per far posto allo Stato.

Su tutti però la posizione di Beppe Grillo. Sarà possibile trovare una sintesi? Intanto il tempo stringe e Tim accelera sulla fibra ottica, portando la banda ultralarga a due terzi delle famiglie residenti nelle cosiddette aree bianche coprendo in circa 5 mesi oltre 2.000 comuni. Grazie a questa forte spinta infrastrutturale, sostenuta nell'ottica di dare una risposta concreta alle crescenti esigenze di connettivita' prevalentemente nelle zone rurali o a bassa densita' abitativa del Paese, spiega la compagnia telefonica, circa i due terzi (65%) delle famiglie residenti in tali aree e che utilizzano la rete fissa sono ora raggiunte da connessioni super-veloci. 

"Andremo avanti su questa strada nell'interesse di cittadini, clienti e istituzioni con l'obiettivo di chiudere definitivamente il divario digitale nel nostro Paese e continueremo con il progetto Operazione Risorgimento Digitale per contribuire a chiudere anche il divario nelle competenze digitali", ha commentato il Ceo Luigi Gubitosi

@andreadeugeni

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