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Economia
Tim, l’Antitrust manda la finanza. La grana Persidera per il Ceo Genish

Tim frena sul finale in Borsa, chiudendo appena sotto i 72 centesimi di euro per azione appena sopra i valori della vigilia, dopo essere stata per gran parte della seduta in rialzo di oltre mezzo punto percentuale, risultando così il miglior titolo del comparto telefonico a livello europeo, ignorando la notizia giunta nel corso della giornata di un'ispezione che la Guardia di Finanza avrebbe avviato negli uffici della società nell'ambito dell'indagine aperta dall'Antitrust sul progetto Cassiopea.

Quest'ultimo era stato varato dall'ex amministratore delegato del gruppo, Flavio Cattaneo (sostituito nel settembre dello scorso anno da Amos Genish), con l'intenzione di realizzare una rete a banda ultra larga nelle aree a fallimento di mercato, quelle in cui opera la società pubblica Infratel i cui bandi per la realizzazione di una rete in fibra ottica del tipo Ftth (fiber to the home) erano stati vinti da Open Fiber, controllata di Enel e Cassa depositi e prestiti. L'irruzione di Telecom Italia avrebbe potuto far fallire il progetto Infratel, da qui la forte irritazione di Palazzo Chigi e la decisione, presa già qualche settimana prima dell'uscita di Cattaneo (rientrato in Ntv-Italo anche in veste di azionista oltre che di top manager), di congelare il progetto mantenendo gli armadi realizzati "non in vendibilità", ossia non operativi, e bloccando ogni nuova commessa. Una mossa che era servita a Genish per mostrare un ramoscello d'ulivo al governo italiano.

Nel frattempo, però, Infratel ha fatto ricorso all'Antitrust sostenendo che Tim abbia ostacolato le procedure di gara per la copertura con reti Ftth (in quanto l'offerta di Open Fiber scontava il fatto di poter essere operatore monopolista nelle aree a fallimento di mercato) e l'Antistrust, la scorsa estate, aveva annunciato che avrebbe avviato un procedimento in merito. Oggi l'ispezione, che sembra essersi focalizzata sulla strategia dei prezzi all'ingrosso praticati dal gruppo guidato da Amos Genish, che opera come società di rete che affitta fibra spenta ad altri operatori telefonici, e sull'utilizzo di informazioni privilegiate relative alla clientela dei concorrenti nel mercato retail.

A nulla sembrano dunque essere valsi i tentativi di Genish di chiudere la vicenda senza ulteriori scosse, in un momento in cui l'azionista di riferimento (col 24% circa), Vivendi, sconta già il fallimento delle trattative fin qui intercorse con Mediaset per cercare di risolvere pacificamente la disputa che ha al centro la mancata acquisizione di Mediaset Premium e la successiva acquisizione di una partecipazione di circa il 29% che è venuta a determinare una situazione di concentrazione del mercato editoriale-telefonico vietato dalla legge Gasparri. Tanto che già lo scorso aprile l'Agcom ha dato ai francesi 12 mesi per mettersi in regola, cedendo una delle due partecipazioni, minacciando altrimenti una sanzione tra 216 e 541 milioni di euro.

Trovare un'intesa con Mediaset, d'altra parte, è indispensabile anche per far decollare il progetto di Vivendi di dare vita a una "Netflix del Sud Europa" veicolando tramite Telecom Italia contenuti creati da Canal Plus (gruppo Vivendi) e dal gruppo italiano. Ma i problemi per Genish, che entro il 6 marzo deve anche definire e far approvare dal Cda il nuovo piano industriale di Telecom Italia, non finiscono qui. Anche la cessione di Persidera sembra stasera essere giunta a un punto morto, dato che l'unica offerta finora avanzata (da F2i e Rai Way) per il multiplex digitale controllato al 70% da Telecom Italia e al 30% da Gedi sarebbe attorno ai 250 milioni di euro, circa 100 milioni meno dei "desiderata" dei suoi azionisti.

Che farà Genish, visto che da un lato la cessione è stata posta come condizione per il via libera dell'Antistrust Ue all'acquisizione da parte di Vivendi del controllo di fatto di Telecom Italia, dall'altra né Telecom Italia né Gedi sembrano disposti a concedere uno sconto di oltre il 30% rispetto alle proprie valutazioni dell'asset? I consulenti Barclays e Lazard sono già al lavoro per trovare un punto di incontro tra venditori e potenziali acquirenti, ma il sentiero appare molto stretto, così come appare improbabile l'ipotesi avanzata dalla stampa che Telecom Italia rilevi da Gedi il suo 30% per un controvalore in linea a quello a cui è al momento iscritta nel bilancio del gruppo editoriale (sulla base di una valutazione del 100% della società di 353 milioni) e poi rivenda il 100% di Persidera per quasi 100 milioni meno.

C'è tempo per trovare un'intesa fino a venerdì, quando il Cda di Telecom Italia si riunirà per decidere che fare, poi martedì 27 febbraio prossimo l'attenzione tornerà a concentrarsi sulla vicenda Vivendi-Mediaset, con la prima udienza della causa per danni aperta davanti al tribunale di Milano. Il mercato sembra attendersi che Genish riuscirà alla fine a trovare il bandolo di tutta questa ingarbugliata matassa, gli analisti più prudenzialmente sospendono il giudizio e attendono di vedere gli sviluppi.

Luca Spoldi

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