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Economia
Tim, scemano le tensioni sul Ceo. Rumors: Genish "conquista" Scaroni
Foto LaPresse

di Andrea Deugeni
twitter11@andreadeugeni

Per il momento gli azionisti forti di Telecom, i francesi di Vivendi e il fondo Elliott, proprietari rispettivamente del 23,4% e dell'8,8%, hanno sotterrato l'ascia di guerra. Una tregua dopo le accuse incrociate delle scorse settimane innescate dall'andamento disastroso del titolo Tim in Borsa. Meno 32% il bilancio degli ultimi sei mesi (oggi in rialzo di oltre 2,5 punti percentuali a 0,564 euro), un trend che continua ad aggravare la minusvalenza miliardaria dell'investimento italiano (3,89 miliardi) nella telefonia di Vincent Bollorè.

scaroni
 

"L'azienda ha bisogno di stabilità organizzativa", è il mantra che arriva dal quartier generale dell'ex incumbent, rassicurazioni fatte filtrare per sgombrare il campo dalle indiscrezioni che vedrebbero traballante la poltrona del Ceo Amos Genish. E che, sono sempre i rumors, pure il Cfo Piergiorgio Peluso, dopo l'addio del chief commercial officer Pietro Scott Jovane, sia in uscita. 

La realtà è che le tensioni fra i due azionisti sul Ceo si sono attenuate anche perché, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, sta notevolmente crescendo la stima fra Paolo Scaroni, plenipotenziario del fondo Elliott in Italia e il manager israeliano messo a capo di Tim da Vivendi. Manager che nell'assemblea di maggio, in cui si è consumato il ribaltone sul Cda, il fondo americano fondato da Paul Singer ha confermato alla guida.

Pare infatti che di Genish Scaroni stia apprezzando non solo le qualità professionali in ambito tlc, ma anche lo spessore culturale e la raffinatezza. Aspetti che l'ex numero uno di Enel ed Eni, manager internazionale che ha transitato in passato anche per Saint Gobain, colosso transalpino che produce materiali per l'edilizia, sa riconoscere e cogliere (Scaroni è stato pure insignito dall'ex presidente francese Nicolas Sarkozy della Legion d'Onore).

Insomma, in Tim almeno per il momento gli scenari di un repentino cambio di governance (che potrebbero consumarsi anche a fine anno in occasione dell'assemblea straordinaria da convocare per la nomina di un sindaco) paiono accantonati. Non soltanto perché il piano industriale Digitim è ormai entrato nel vivo e l'ex monopolista deve definire a breve il progetto per la creazione della newco nella quale conferire gli asset della rete da scorporare. Ma anche perché ormai su Genish si sono posati gli occhi dell'uomo forte di Elliott. 

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