Tim, debito giù e investimenti condivisi: perché farà lo spin-off della Rete
L'ex monopolista tratta con Mediaset, valuta scorporo rete: Genish farà pace con Berlusconi e sforbicerà il debito
L’ipotesi su cui scommette il mercato è che si giunga a uno spin-off, col conferimento della rete (anche se resta da definire se si tratterà solo delle torri di trasmissione e della rete in fibra, oppure anche della rete in rame) ad una Newco, l’apertura del capitale di questa ad altri investitori come Cdp, che potrebbe apportare il suo 50% di OpenFiber, o anche ad Enel (cui fa capo l’altro 50% di OpenFiber, ma finora apparso più “freddo” verso questa ipotesi) e la successiva quotazione sul mercato. L’ipotesi pare infatti preferibile al modello Openreach che ha portato alla separazione solo delle attività dell’ultimo miglio (“local loop”) che si è dimostrato poco efficiente da un punto di vista tecnico.
Inoltre se la rete “ex” Tim, che attualmente genera un Ebitda attorno agli 1,7-1,8 miliardi ma che richiederà ingenti investimenti nei prossimi anni per mantenersi al passo coi tempi, dovesse effettivamente essere valutata attorno ai 13-14 miliardi di euro di cui si parla, l’ex monopolista telefonico italiano potrebbe mantenere una quota rilevante nel suo azionariato (tra il 30% e il 40%), fare entrare con una quota altrettanto rilevante CdP/OpenFiber, eventualmente con un conguaglio in denaro, e poi fare cassa cedendo sul mercato il rimanente 20%-30% così da dare una decisa sforbiciata al debito. Una perfetta quadratura del cerchio in attesa di una successiva integrazione con Mediaset, se le condizioni industriali e politiche lo dovessero consentire.
Luca Spoldi