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Economia
Tirreno Power: dalla crisi a modello di sviluppo condiviso

Condivisione, fare squadra verso un obiettivo da raggiungere abbandonando la tradizionale produzione di carbone per puntare alla trasformazione energetica. Questa è la fotografia scattata da Luiss Business School che ha presentato a Roma il teaching case sul turn around di Tirreno Power.

Nello studio viene ricostruita la storia e l’articolato intervento che management e azionisti hanno attuato sull’azienda elettrica che solo quattro anni fa era considerata un caso aziendale di difficile soluzione.

Una tavola rotonda è stata organizzata nella Sala Ciampi della Luiss Business School alla quale hanno partecipato Fabrizio Allegra, direttore generale di Tirreno Power, Enrico Laghi, professore ordinario di Economia Aziendale Sapienza Università di Roma, Monica Giuliano, Sindaco di Vado Ligure, Paolo Pirani, segretario generale Uiltec.

“È stata una crisi profonda e risolta solo grazie alla condivisione di interessi e di partecipazione di tutte le controparti, di tutti gli stakeholder coinvolti. - ha spiegato ai microfoni di Affaritaliani Allegra - La crisi è stata complessa e per questo abbiamo definito un piano d’azione molto ampio. Tante linee di azione, fra l’altro interrelate da quella economica finanziaria a quella operativa a quella dello stakeholder management. Però senz’altro una cosa che è stata fondamentale per vincere è stata la coesione della squadra in un momento in cui l’azienda non solo doveva affrontare una crisi davvero complessa su varie dimensioni, ma anche doveva affrontare un radicale downsizing con una riduzione del personale del 50%.”

Oggi Tirreno Power rispetta tutti gli impegni assunti con le banche che hanno creduto nel suo rilancio ed è tornata in utile con un anno di anticipo rispetto al piano. Il caso è stato scelto come esempio di ristrutturazione complessa di successo e diviene un documento di studio a disposizione del circuito accademico internazionale.

“Abbiamo gestito una situazione di crisi che dal dopoguerra ad oggi credo che sia stata la più devastante. -ha commentato ad Affaritaliani, il sindaco di Vado Ligure - Ha riguardato più di 5mila occupati, perché è andata in crisi sostanzialmente un’intera filiera, quella del carbone. Il rischio era quello di trovare una desertificazione non solo di un comune, ma di un’intera provincia. Così non è stato, perché istituzioni e impresa hanno lavorato insieme, in modo sinergico hanno creato un nuovo motore che ha coinvolto altre aree e ha dato un destino nuovo a questa realtà provinciale. Dal carbone si è passato a un processo dove logistica, porto, infrastrutture diventano il tema principale e asse fondamentale. Oggi possiamo dire che aree che sono state per decenni abbandonate sono nuovamente rigenerate con processi produttivi molto importanti.”

Nel 2014 il settore termoelettrico era attraversato da una perdurante crisi senza segni tangibili di ripresa. In quell’anno Tirreno Power, che aveva appena dichiarato il default di un debito delle dimensioni di 900 milioni di euro, veniva ulteriormente penalizzata dal sequestro degli impianti a carbone di Vado Ligure.

A fine 2015, la Società conclude l’accordo di ristrutturazione con gli istituti creditori gettando le basi per il rilancio. Successivamente attua una profonda ridefinizione degli assetti industriali con l’uscita definitiva dalla produzione a carbone, e organizzativi con la necessaria riduzione di più del 50% degli organici rispetto all’assetto pre-crisi, caso unico nel settore elettrico.

La gestione degli esuberi è stata resa socialmente sostenibile grazie a un articolato accordo sindacale che prevedeva molteplici interventi a sostegno del reimpiego che ha portato ad azzerare i contenziosi. Lo studio mette in evidenza diversi aspetti innovativi dell’articolato percorso di risanamento disegnato per dare un futuro e una prospettiva di sviluppo sostenibile all’Azienda, un percorso condotto con il pieno coinvolgimento di tutte le parti interessate.  

 

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