Turchia, la crisi spaventa i mercati. Piazza Affari chiude a -2,51%
Non si arresta il calo della lira turca: giù del 30% da gennaio. A Milano tonfo di Unicredit
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Non si arresta il crollo della lira turca che ha perso fino al 17% a 6,8 contro il dollaro. Borsa di Istanbul a picco. L'indice Bist 100 è arrivato a cedere l'8,8% (gli scambi sono frenetici sui titoli bancari). Quello della valuta di Ankara è un trend negativo che non si arresta e che ha spinto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a invitare i propri cittadini a non farsi prendere dal panico, denunciando "campagne" contro il Paese.
"Ci sono diverse campagne in corso, non prestate loro alcuna attenzione", ha detto il numero uno di Ankara secondo quanto riporta l'agenzia di stampa statale Anadolu, citata da Bloomberg. "Non dimenticate questo: se loro hanno i dollari, noi abbiamo la nostra gente, il nostro diritto, il nostro Allah". Gli investitori, in un mercato dagli scambi più sottili per la fase estiva e già nervoso per le tensioni commerciali innescate dalle politiche protezioniste di Donald Trump, hanno tirato il freno a mano. Il presidente Usa ha deciso di raddoppiare i dazi su acciaio e alluminio turchi rispettivamente al 50 e al 20%: "Le nostre relazioni non sono buone in questo momento!", twitta The Donald.
La crisi turca mette in subbuglio i mercati mondiali: la Borsa di Milano chiude in forte calo con l'indice Ftse Mib che cede il 2,51% a 21.091 punti. Male anche le altre europe. Lo spread tra il Btp italiano e il Bund tedesco risente delle fibrillazioni sui mercati e sale a 260 punti base, con il rendimento oltre il 2,95%. Del clima teso se ne accorge anche il Tesoro che ha assegnato sei miliardi di Bot annuali con un rendimento che riconquista territori scomparsi dal gennaio 2014: 0,679%, in rialzo di 34 punti base dall'asta di luglio. La domanda è stata buona, 10,74 miliardi con rapporto di copertura 1,79. Le Borse asiatiche hanno chiuso negative, nonostante dati macroeconomici giapponesi migliori delle stime degli analisti.
La maglia nera tra i titoli a più alta capitalizzazione va a Unicredit (ad Ankara controlla il colosso nazionale Yapi Kredi), in ribasso del 4,73% mentre Intesa Sanpaolo ha ceduto il 3,65%. A pesare c'è un articolo del Financial Times secondo cui i supervisori della Bce sono preoccupati per l'elevata esposizione delle banche dell'Eurozona nei confronti del debito turco. Il quotidiano cita in particolare Unicredit, Bnp Paribas e Bbva.
Il settore bancario è quello soffre di più a Piazza Affari, dove sono toccati dalle vendite soprattutto Intesa Sanpaolo, Banco Bpm e Ubi Banca. In flessione anche Leonardo - Finmeccanica. Tra i pochi titoli in controtendenza sono Unipol e la controllata Unipolsai, che stamattina hanno diffuso i conti del primo semestre, chiuso dalla holding con un utile netto a 644 milioni. Fuori dal listino principale strappa Ceramiche Ricchetti sulla scia della notizia che QuattroRSgr acquisterà il controllo e lanceranno un'Opa totale. In flessione Banco Bpm, con l'ad Giuseppe Castagna che ha spiegato a Il Sole 24 Ore come «lo spread non abbia cambiato i piani» della banca sul fronte del derisking e si vada verso una cessione «da 9 miliardi» di Npl.
Da Unicredit "no comment" su esposizione Turchia - Unicredit ha chiudo in deciso ribasso ma in recupero rispetto alla flessione di oltre il 6% registrata nel corso delle contrattazioni del pomeriggio. L'istituto non ha rilasciato commenti sull'articolo del Financial Times. Tra gli altri istituti citati dal quotidiano per l'eccessiva esposizione verso la Turchia ci sarebbero anche Bbva e Bnp Paribas, rispettivamente i titoli peggiori sui listini di Madrid e Parigi. E alla Borsa di Istanbul tra i titoli in rosso c'è quello di Yapi Kredi Bank (gruppo Unicredit), tra i più scambiati nella seduta.
Nonostante il calo dell’incertezza a livello politico, il futuro della Turchia resta nebuloso e chi può disinveste: la lira turca subissata da ordini di vendita aggiorna continuamente i nuovi minimi sul dollaro, in calo di oltre il 30% da inizio anno.
Le politiche del presidente Erdogan sono in aperto contrasto con i paesi occidentali (si parla di sanzioni dagli Usa): dopo la vittoria elettorale di giugno, il numero uno di Ankara ha ridotto ancor più l'autonomia della banca centrale impedendo una stretta monetaria giudicata necessaria in uno scenario mondiale di tassi in rialzo.
Anche i dicasteri economici sono stati posti sotto stretto controllo del presidente aumentando cosi' i timori degli investitori. La situazione è peggiorata dopo l’imposizione delle sanzioni statunitensi (legate all’arresto del pastore americano Andrew Brunson, accusato di favoreggiamento dell’organizzazione terroristica Feto cui si fa risalire il fallito golpe del 2016), che oltre a pesare sui cambi stanno facendo ritoccare i massimi storici ai rendimenti obbligazionari di riferimento, col tasso sui titoli a 10 anni ormai sopra il 20% (dal 13,9% di tre mesi fa) e il costo necessario ad assicurare un’esposizione al debito turco (credit default swap) a 5 anni già cresciuto del 110% circa da inizio ano (l’incremento maggiore di tutti i mercati emergenti). Questo senza contare le sanzioni all'Iran che nell'area pesano soprattutto sull'economia turca.
Ciò, a catena, alimenta dunque ulteriori preoccupazioni per la tenuta di un’economia che sta surriscaldandosi, in particolare per quanto riguarda il settore delle costruzioni, con l’inflazione che è già salita al livello più elevato degli ultimi 15 anni, sopra il 15% annuo. Le banche, fra cui l'italiana Unicredit, la spagnola Bbva e la francese Bnp Paribas (a Madrid il Bbva accusa una flessione del 3,8%, mentre a Parigi Bnp cede il 2,5%), sono esposte a costi di finanziamento più elevati a fronte di quasi 100 miliardi di dollari di debito per il sistema complessivo in scadenza entro i prossimi 12 mesi.
Per questo a inizio settimana la banca centrale turca ha provato ad incrementare di 2,2 miliardi di dollari la liquidità in dollari per le banche, ma ciò non è bastato ad impedire ulteriori indebolimenti della lira e dei titoli obbligazionari. Insomma, il contagio turco inizia a sortire i propri effetti.