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Economia
Ue: l'Italia crescerà solo dello 0,2%. Aumenta il divario con gli altri Paesi
LaPresse

PIL: CONTE "NON CI FACCIAMO DETTARE AGENDA DA CHI FA PREVISIONI" - "Sono assolutamente sicuro che i conti torneranno. Le previsioni sono legittime, ma e' chiaro che il governo non si fa dettare l'agenda dalle previsioni fatte all'estero". Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe CONTE, nel corso della sua visita a Beirut, rispondendo alle domande dei giornalisti italiani. "Abbiamo un piano molto chiaro. Lunedi' saro' in tre regioni, Molise, Basilicata e Sardegna, per porre le premesse per progetti di sviluppo. Le nostre misure non sono state ancora attuate, lo saranno nei prossimi mesi. Abbiamo un piano per accelerare i cantieri. Parleremo con i fatti. C'e' chi fa legittimamente previsioni, noi agiamo con i fatti", ha concluso CONTE.

L'Italia resta in coda in Europa: nel 2019 e nel 2020 la crescita del Pil sarà di nuovo la più bassa nell'Eurozona e nella Ue. Di più: il divario di crescita rispetto alla media dell'Eurozona aumenta, passando da 0,9% nel 2018 all'1,1% nel 2019 per scendere a 0,8% nel 2020. Solo nel 2015 la distanza rispetto alla media Eurozona era superiore, a 1,2%, stesso livello del periodo 2010-2014.

Ciò indica che il problema italiano è prevalentemente originato da cause interne e non puo' essere addebitato prevalentemente al contesto globale. E' la sintesi delle stime su crescita e inflazione in Italia elaborate dalla Commissione europea che ha riaggiornato le sue previsioni su Pil e sull'andamento dei prezzi nell'Eurozona, ha tagliato le stime per il 2019 e il 2020.

La sforbiciata Ue ai numeri sull'Italia ha spinto immediatamente lo spread Btp-Bund al rialzo. Sul mercato secondario, l'allargamento del differenziale di rendimento tra Italia e Germania sulla scadenza decennale, già sensibile in apertura di seduta, si è accentuato ulteriormente per chiudere sopra 280 punti, dai 267 della chiusura di ieri, ai massimi degli ultimi due mesi. In netta ascesa anche il rendimento del decennale che torna ad avvicinarsi alla soglia psicologica del 3% e viene indicato al momento al 2,96% dal 2,83% della vigilia.

Per l'Eurozona, l'esecutivo comunitario prevede quest'anno una crescita all'1,3% contro la previsione di autunno dell'1,9%; nel 2020 si prevede un pil in crescita dell'1,6% contro il precedente 1,7%. Nel 2018 la crescita e' indicata all'1,9%. Nella Ue viene stimato per quest'anno 1,5% e per l'anno prossimo 1,7% contro la stima precedente di 1,9% e 1,8% rispettivamente. Quanto all'inflazione, ora Bruxelles prevede 1,4% nel 2019 e 1,5% nel 2020 (a novembre stimava 1,8% e 1,6% rispettivamente). Il 2018 si e' chiuso a quota 1,7%.

Tra gli stati membri per i quali la Commissione ha elaborato le previsioni, la revisione di crescita e' stata 'considerevole' per Germania, Italia e Olanda. La Germania crescera' secondo Bruxelles all'1,1% quest'anno e all'1,7% l'anno prossimo (in autunno la Commissione prevedeva 1,8% e 1,7%; l'Olanda crescera' dell'1,7% in entrambi gli anni contro 2,4% e 1,8% precedenti. La Francia crescera' dell'1,3% e dell'1,5%; la Spagna del 2,1% e dell'1,9%; la Grecia del 2,2% e del 2,3%.

Stime migliori invece per il Regno Unito: crescera' dell'1,3% in entrambi gli anni (dopo 1,4% nel 2018) contro la stima precedente che indicava 1,2% sia per il 2019 che per il 2020. Nell'analisi della Commissione si nota che l'economia europea crescera' per il settimo anno consecutivo, con previsioni di espansione in tutti gli Stati membri. Il ritmo di crescita complessivo, pero', 'dovrebbe essere moderato rispetto agli alti tassi degli ultimi anni e le prospettive sono soggette a grande incertezza'.

Valdis Dombrovskis, vicepresidente per l'euro e il dialogo sociale, responsabile anche della stabilita' finanziaria, dei servizi finanziari e dell'Unione dei mercati dei capitali, ha indicato che 'le previsioni sono state riviste al ribasso, in particolare per le maggiori economie dell'area dell'euro, che riflettono fattori esterni, come le tensioni commerciali e il rallentamento nei mercati emergenti, in particolare in Cina'. Inoltre 'riemergono preoccupazioni circa il circolo vizioso debito pubblico/banche e la sostenibilita' del debito in alcuni paesi dell'euro'.

E poi la Brexit che crea ulteriore incertezza. Il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha invece indicato che 'il rallentamento dovrebbe essere piu' pronunciato a causa delle incertezze del commercio globale e dei fattori interni nelle nostre maggiori economie, tuttavia i fondamentali economici rimangono solidi e continuiamo a vedere buone notizie, in particolare sul fronte dei posti di lavoro'.

L'attivita' economica, indica il rapporto Ue, si e' attenuata nella seconda meta' dello scorso anno, mentre la crescita del commercio mondiale ha rallentato, l'incertezza ha indebolito la fiducia e la produzione in alcuni Stati membri e' stata influenzata negativamente da fattori interni temporanei, quali interruzioni della produzione automobilistica, tensioni sociali e incertezza della politica fiscale. La dinamica economica all'inizio di quest'anno e' stata contenuta, 'ma i fondamentali rimangono solidi: la crescita economica continuera', anche se con moderazione., oltretutto l'economia europea e' destinata a continuare a beneficiare del miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, di condizioni di finanziamento favorevoli e di una posizione di bilancio leggermente espansiva'. 

L'inflazione dei prezzi al consumo nell'area dell'euro e' scesa verso la fine del 2018 a causa di un brusco calo dei prezzi dell'energia e di una minore inflazione dei prezzi alimentari. L'inflazione 'core', che esclude l'energia e i prezzi alimentari non trasformati, e' stata attenuata durante tutto l'anno, nonostante una piu' rapida crescita dei salari. Nel rapporto la Commissione indica anche che i rischi di peggioramento dell'economia dipendono dal livello elevato di incertezza.

Le tensioni commerciali, che hanno pesato sul 'sentiment' per qualche tempo, si sono un po' alleggerite ma rimangono una preoccupazione. L'economia cinese potrebbe rallentare in modo piu' marcato rispetto a quanto anticipato dai mercati finanziari globali e molti mercati emergenti sono vulnerabili ai bruschi cambiamenti nel 'sentiment' sul rischio e nelle aspettative di crescita. Infine, per l'intera Ue "Brexit" rimane una importante fonte di incertezza.

Alla luce del processo di ritiro del Regno Unito dalla Ue, segnala Bruxelles, le proiezioni per il 2019 e il 2020 si basano su un'ipotesi puramente tecnica dello status quo in termini di modelli di scambio tra la Ue-27 e il Regno Unito. Di conseguenza, 'questo e' solo a scopo di previsione e non ha alcuna attinenza con il processo in corso nel contesto dell'articolo 50' applicando il quale avverra' la Brexit.

Il focus sull'Italia

Nel breve rapporto previsionale della Commissione, si afferma che l'economia italiana ha cominciato a indebolirsi all'inizio del 2018 in un contesto di rallentamento dell'area dell'euro ed e' poi precipitata in una contrazione dell'attivita' nella seconda meta' dell'anno. Il pil reale e' caduto dello 0,2% negli ultimi tre mesi del 2018 dopo un calo di 0,1% nel terzo trimestre. 'Mentre il rallentamento iniziale era largamente dovuto al commercio internazionale meno dinamico, il recente indebolimento dell'attivita' economica e' da attribuire maggiormente alla lentezza della domanda interna e in particolare agli investimenti nel momento in cui si fanno sentire le incertezze relative all'orientamento delle politiche del governo e l'aumento dei costi di finanziamento'.

L'attuale debolezza del settore manifatturiero con un ulteriore declino della fiducia nell'economia avranno un effetto negativo sulle prospettive di breve termine. Nella prima meta' dell'anno 'l'attivita' economica restera' anemica'. La Commissione aggiunge che la caduta ciclica peggiore delle aspettative nel 2018 'amplificata dall'incertezza sulle politiche a livello globale e in Italia e la prospettiva meno favorevole per gli investimenti delle imprese spiegano largamente la revisione delle stime rispetto all'autunno'.

Inoltre, il rallentamento piu' pronunciato nelle economie di importanti partner commerciali avra' probabilmente effetto sulla produzione manifatturiera. In seguito alla revisione del bilancio 2020, 'i rendimenti sui bond sovrani sono migliorati ma si trovano tuttora a livelli significativamente piu' alti rispetto a un anno fa'. Nel 2020 la crescita riprendera' aiutata dagli effetti di trascinamento positivo del 2019 e grazie a due giorni lavorativi in piu'.

La previsione, indica Bruxelles, non incorpora l'aumento delle imposte dirette nel 2020 indicate nella finanziaria. Il reddito di cittadinanza non avra' grande peso sull'evoluzione dei consumi privati che sosterranno il pil grazie maggiormente all'aumento del reddito disponibile dovuto ai prezzi del petrolio piu' bassi. L'effetto del reddito di cittadinanza viene considerato 'marginale' e parzialmente compensato dal deterioramento delle prospettive di occupazione. Gli investimenti dovrebbero decelerare in modo evidente nel 2019 e restare 'smorzati' nel 2020.

Le esportazioni, dopo le difficolta' nella prima parte del 2018, si sono riprese e dovrebbero espandersi piu' in linea con la domanda estera fornendo un sostegno al pil che sara' tuttavia marginale. La prospettiva generale di crescita, in ogni caso, 'e' soggetta ad alta incertezza: un andamento peggiore dell'economia globale e l'impatto dell'accresciuta incertezza delle politiche sulla fiducia nell'economia e sulle condizioni finanziarie del settore privato potrebbe condurre a un rallentamento piu' prolungato'. 

 

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