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Economia
Affitti, per avere un tetto sopra la testa servono tre stipendi

Affitti 2024, grandi città inaccessibili: affittare un bilocale? Fantascienza. Ecco cosa fare

In nessuna delle grandi città italiane un single può permettersi un bilocale in affitto. Inizia così l'ultimo report di Immobiliare.it che, condito con dati di altri report nazionali, dà uno spaccato preoccupante dello scenario italiano. Anche una coppia se la passa davvero male. Il 70,8% delle famiglie italiane sono proprietarie della casa, in cui vivono, e le altre 29,2% che fanno? In media sono in affitto.

A Firenze per un bilocale si pagano di 1.067 euro di affitto, a Milano 1.322 euro, a Bologna 926 euro, Roma 899 euro, Venezia 879 euro, Napoli 855 euro, Bari 802 euro, Verona 770 euro, Torino 609 euro, Palermo 586 euro, Catania 582 euro, Genova 553 euro. Dalle ultime stime, relative al 2024, si calcola che lo stipendio netto medio di un italiano, spalmato su 13 mensilità, per chi ha un contratto da dipendente, è intorno ai 1.524 euro per un operaio e 1.818 euro per un impiegato. Ci sono i titolari di partita Iva, 3.600.000 cittadini, con la metà che non arriva a 15.000 euro di entrate all’anno. Si contano poi anche 5.674.000 poveri assoluti, cioè un residente italiano su 10, con quasi 3 milioni di persone che si arrabattano tra lavoro nero o grigio.

Il confronto tra affitto e reddito è di fatto impietoso.

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Se a Milano il canone richiesto è di 1322 euro, il singolo ha un disponibilità economica di soli 650 euro, anche perché bisogna mangiare, pagare le bollette, i mezzi di trasporto per recarsi al lavoro e tutte le spese prioritarie, come parte di quelle sanitarie. A Firenze, per i 1.066 euro, il singolo ha una disponibilità di soli 480 euro. A Napoli, per gli 850 euro al mese richiesti, la disponibilità mensile è di circa 415 euro al mese. A Bologna per coprire 925 euro al mese, si hanno 510 euro. A Roma invece, a fronte degli affitti che si muovono intorno agli 899 euro, il budget mensile disposizione è di 520 euro al mese. La città eterna è più accessibile della capitale del tortellino.

A Verona, dove il canone medio è 770 euro al mese, la disponibilità è di 480 euro. A Torino, a fronte dei 609 euro richiesti, lo stipendio medio è di soli 402 euro. Per Palermo ci vogliono 586 euro di affitto ma il denaro in tasca è di media 402 euro. A Catania il rapporto è 582 a 395, mentre è Genova la città più accessibile in assoluto. A fronte dei 553 euro di affitto, la disponibilità è di 456 euro. La città più difficile resta Firenze. Le 14 città metropolitane assorbono il 45% del volume complessivo degli affitti. Tempi duri per la classe media, schiacciata da redditi bloccati da decenni, condizioni contrattuali sempre peggiori, debiti che crescono, costi in aumento, lavoro sempre più incerto. Ma ci sono anche città più abbordabili, sempre se non ci si vuole trasferire in provincia (se il lavoro e i mezzi di trasporto lo consentono). Le città più economiche sul mercato restano in generale Potenza, dove un bilocale si muove di media intorno ai 340 euro, Campobasso sui 360 euro, Catanzaro 375 euro, L’Aquila 380 euro, Perugia 410 euro. La crescita dei numeri di contratti d’affitto sta avvenendo sopratutto al Sud, con uno sviluppo anche delle locazioni fuori dalla grandi città, soprattutto in seguito alla stagione della pandemia.

Il 2024 è previsto come anno difficile per il mattone in generale, a dimostrazione che se con un’alta inflazione si aspettava un investimento in abitazioni, il patrimonio nel Belpaese sta perdendo valore. In generale uno dei problemi più grandi è l’introduzione a livello europeo della classe energetica che blocca gli investimenti. Così come l’esplosione dei bad and breakfast che ha fatto salire i prezzi delle locazioni. Un esempio fra tutti Napoli: i prezzi delle case in centro sono aumentati dell'8% in un solo semestre, nei primi 6 mesi del 2023 rispetto al 2022. Il mercato delle città, che traina tutto, resta fermo. Politiche abitative pubbliche non se ne vedono da decenni, così come veri interventi dedicati ai bassi redditi. L’11% delle abitazioni del Paese resta anche inutilizzato. Il numero di appartamenti sfitti e gli affitti brevi che crescono in termini numerici restituiscono una fotografia della crisi del comparto delle locazioni.






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