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Economia
UniCredit, Carige, Ubi e PopSondrio: ricapitalizzazioni sotto l'Albero

La pulizia di bilancio costa cara, ma la Bce sembra orientata a non dilazionare ulteriormente un processo che già oggi appare in ritardo rispetto a quanto vorrebbe Mario Draghi, che da tempo si è dato l’obiettivo di riportare la solidità degli istituti europei ad un livello paragonabile a quello delle banche statunitensi. In particolare su una trentina di istituti “sistemici” europei chiamati a dismettere asset e a ricapitalizzare in tempi rapidi, vi sarebbero secondo gli analisti di Equita Sim 4 o forse 5 istituti italiani, a partire non tanto da Mps (data la difficoltà di esecuzione del previsto aumento da 5 miliardi di euro), quanto da Unicredit, Banca Carige, Ubi Banca e Banca Popolare di Sondrio.

Le cifre su cui scommettono gli uomini di Equita Sim sono tra gli 8 e i 10 miliardi per Unicredit, sopra i 500 milioni per Banca Carige, attorno ai 600 milioni per Ubi Banca e sui 250-270 milioni per Popolare Sondrio. Inevitabile date le cifre in gioco che gli occhi di tutti siano puntati sull’istituto guidato da Jean Pierre Mustier, che intanto collocando un ulteriore 20% di FinecoBank, sia pure al prezzo medio di 4,55 euro per azione (contro i 5,40 euro per azione incassati a luglio cedendo un primo 10%), ha messo in casso altri 522 milioni di euro, migliorando dello 0,12% il Cet1, indice patrimoniale che nello scenario avverso dello Srep di quest’estate veniva stimato pari a 7,12% a fine 2018, rispetto al 10,33% segnato a fine giugno.

Siccome la Bce, secondo voci che circolano sul mercato ormai da settimane, vorrebbe vedere un Cet1 quanto più vicino possibile al 14%, anche tenendo conto delle cessioni già avvenute (30% di FinecoBank, 10% di Bank Pekao) che hanno fruttato in tutto 1,63 miliardi e 32 punti base di Cet1 (che dunque potrebbe esser risalito attorno al 10,65%), per colmare 3 punti e mezzo di Cet1 c’è bisogno tra gli 8 e i 9 miliardi di euro di ulteriore rafforzamento patrimoniale.

Di questi secondo Equita Sim 6 miliardi potrebbero venire dalla cessione delle residue quote in Bank Pekao e di Pioneer Asset Management, che gli analisti stimano poter essere collocate entrambe per un incasso attorno ai 3 miliardi (anche se voci di mercato parlano di una cifra più vicina ai 4 miliardi nel caso di Pioneer). Resterebbero “solo” 2-3 miliardi di euro di aumento, cifra più che gestibile a fronte di una capitalizzazione che stasera è risalita a 12,77 miliardi di euro (Unicredit ha chiuso la seduta in rialzo del 2,13% a 2,11 euro per azione).

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