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Economia
UniCredit e Generali nel mirino. Governo distratto, Parigi ne approfitta
LaPresse

Il cuore della finanza italiana, che parte da UniCredit e passando per Mediobanca arriva fino alle Assicurazioni Generali di Trieste e che complessivamente controlla una buona fetta dei risparmi degli italiani e di titoli del debito pubblico trivolore, torna ad agitarsi.

unicredit
 

Solo un anno e mezzo fa Intesa-Sanpaolo studiava le nozze con la compagnia assicurativa guidata da Philippe Donnet in funzione anti-Axa e anti-Allianz. Ora, mentre il governo sovranista Lega-M5S è alle prese con la delicata stesura della legge di Stabilità che deve sintetizzare contabilmente (con difficoltà) le istanze delle due diverse anime della maggioranza, tutti e tre i centri del potere finanziario tricolore, legati da un intreccio azionario a cascata, tornano ad essere oggetto di movimenti ed interessi che se concretizzati potrebbero anche cambiare la geografia del risparmio tricolore. Interessi oltretutto che, dopo l'ultima cessione della società di asset management Pioneer ai francesi di Amundi da parte di Jean Pierre Mustier (Ceo di UniCredit), potrebbero mettere definitivamente nelle mani di Parigi (i transalpini in Italia controllano già Bnl e il gruppo Cariparma-Friuladria) le leve degli impieghi del risparmio tricolore.

mediobanca
 

Stando alla chiacchiere odierne che si fanno nel parterre di Borsa fragli operatori, non c'è solo il ritracciamento dello spread (grazie alle parole rassicuranti rispetto ai vincoli europei di bilancio da parte dei due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio), dietro ai solidi rialzi di oggi a Piazza Affari dei titoli UniCredit, Mediobanca e Assicurazioni Generali. Secondo gli addetti ai lavori, ad aumentare l'appeal delle tre corazzate del sistema finanziario italiano sono anche gli scenari e le partite che si stanno giocando a livello di azionariato e di corporate governance lungo questo asse.

Ok Ivass ad Assicurazioni Generali

 

In Piazza Gae Aulenti, da quando Jean Pierre Mustier, ex capo del corporate&investment banking di SocGen, ha raccolto l'eredita di Federico Ghizzoni, il dossier fusione con i transalpini di Societe Generale - disegno che negli ultimi 10 anni per la similarità di stazza fra le due banche è tornato ciclicamente a circolare - è rimasto perennemente sullo sfondo delle strategie della più internazionale delle banche italiane.

Che il progetto delle nozze fra i due istituti, che al momento hanno più o meno la stessa capitalizzazione di mercato, sia almeno transitato sui tavoli dei due istituti è cosa nota: tra gli advisor della banca italiana c’è Daniel Bouton, ex presidente proprio di SocGen e senior advisor di Rothschild, società incaricata dal gruppo italiano di studiare il dossier (per i francesi il mandato è stato affidato a JP Morgan). E alla presidenza del gruppo transalpino siede l'ex direttore generale del Tesoro e Bce Lorenzo Bini Smaghi, economista e banchiere nazionale che solo nello scorso maggio aveva ipotizzato un consolidamento transfrontaliero lungo "l'asse Italia-Francia".

Nagel
 

Ieri, la nomina di Sébastien Proto (di provenienza Rothschild) a direttore strategico di SocGen, accompagnata in Francia dalle indiscrezioni secondo cui il primo dossier caldo del nuovo manager sarà proprio il matrimonio con UniCredit, ha riacceso i riflettori della Borsa sulle nozze italo-francesi. Fino ad ora, la Borsa ha letto l'aumento semestrale della quota di Btp in pancia a Piazza Gae Aulenti anche come futura captazio benevolentiae di Mustier nei confronti del governo Salvimaio per il via libera alla mega-fusione.

Da UniCredit non commentano, ma è chiaro che, con il fronte italico delle fondazioni ormai irrilevante nell'assetto azionario di quella che è ormai una public company internazionale, l'8,7% di Mediobanca in pancia all'istituto di Mustier e, in seconda battuta, il 13,4% di Generali detenuto fra le principali partecipazioni finanziarie di Piazzetta Cuccia fa gola a Parigi: in un colpo solo, I francesi potrebbero finire  per determinare i destini della filiera finanziaria.

Assicurazioni Generali Ceo Philippe Donnet presidente Gabriele Galateri video
 

Anche Mediobanca a breve potrebbe registrare mutamenti negli assetti azionari. E' vero che il patto di sindacato che controlla con il 28,5% del capitale la merchant bank fondata da Enrico Cuccia e che esprime il Cda capitanato da Alberto Nagel scadrà a fine 2019. Ma è prevista in settembre una finestra per le disdette anticipate: se le azioni apportate all’accordo scendessero sotto il 25% del capitale, il patto si scioglierà. E circolano anche i rumors secondo cui UniCredit, per presentarsi alle nozze con SocGen in maniera più equilibrata nello scambio carta contro carta, potrebbe far cassa mettendo sul mercato l'ambitissima quota di Mediobanca.

generali
 

In questo scenario, Nagel, i cui rapporti con Mustier non sono mai stati idilliaci (il suo gruppo fa concorrenza in casa a Piazza Gae Aulenti su molti segmenti di business), ne uscirebbe rafforzato. Ed ecco che pare che, nell'intreccio Mediobanca-Generali, il banchiere milanese abbia storto il naso e stia sostenendo con forza la sua posizione di fronte al blocco compatto Francesco Caltagirone-Leonardo Del Vecchio-famiglia Benetton - gli altri soci forti del Leone (con cui dovrà stilare nel 2019 la lista di maggioranza per il prossimo Cda) - che vorrebbe cambiare lo statuto della compagnia assicurativa per confermare per il terzo mandato l'autorevole e rodatissimo Gabriele Galateri di Genola.

(Segue...)

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