UniCredit, parte la guerra su Pioneer. Poste cerca partner contro Amundi
UniCredit mette in vendita la controllata sul risparmio gestito nell'ambito della strategic review. I big del settore si fronteggiano a suon di miliardi
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
La reazione in Borsa del titolo UniCredit spiega tutto. E il Ceo del gruppo di Piazza Gae Aulenti, Jean Pierre Mustier, che ha messo in vendita i gioielli di casa per rafforzare il patrimonio dell'unica banca sistemica italiana ,si frega le mani. Già, perché in un mercato che da ieri è tornato a comprare i bancari e mentre si avvicina la vendita di Pioneer, la controllata di UniCredit che si occupa del business del risparmio gestito, le azioni UniCredit hanno segnato la performance migliore del listino principale di Piazza Affari: +2,29% a 2,14 euro.
Come mai? La Borsa già sconta il gioco dei rialzi su Pioneer che porterà denaro prezioso in cassa a Mustier mettendolo nelle condizioni di ridurre la richiesta di capitale da fare ai soci a dicembre, quando il gruppo comunicherà alla comunità finanziaria la strategic review.
Secondo le indiscrezioni circolate stamane, il colosso francese dell'asset management Amundi ha messo sul piatto per Pioneer circa 4 miliardi di euro, un'offerta ben maggiore rispetto a quanto il Ceo, secondo le indiscrezioni, vorrebbe incassare sulla controllata (3 miliardi di euro). Un'offerta che pare abbia scatenato immediatamente le reazioni dei contendenti. In primis, Poste Italiane che l'amministratore delegato Francesco Caio vuole trasformare in campione nazionale del gestito. Secondo i rumors, la controllata del Tesoro starebbe cercando un partner finanziario per migliorare la propria proposta (3,4 miliardi di euro) da presentare entro il 3 novembre.
Oltre ad Amundi, Poste, in cordata con Anima Holding e Cdp, deve vederserla con altri big del settore come Macquarie e Aberdeen. Le ipotesi finora circolate ventilavano una valorizzazione del 100% del capitale di Pioneer nel range 2,5-3 miliardi. Una valorizzazione di Pioneer per 4 miliardi avrebbe quindi un impatto positivo sul titolo.
Gli analisti di Icbpi sottolineano che sarebbe pari a oltre 20 volte gli utili medi e a circa l'1,8% degli asset under management. "Valori - scrivono in una nota - che potrebbero essere ragionevoli nell'ipotesi in cui il compratore negoziasse con UniCredit accordi commerciali favorevoli per un periodo prolungato". Secondo gli analisti di Banca Imi, invece, l'impatto sul capitale sarebbe di oltre 90 punti base, riducendo così le dimensioni dell'aumento di capitale che UniCredit dovrà affrontare. Il mercato lo sa bene e, intanto, prende posizione sul titolo.