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Economia
Unicredit, riassetto tra i soci di Kepler Cheuvreux: Mustier sale al 10%

Novità in casa Kepler Cheuvreux, tra i cui azionisti stanno per entrare l’ex numero uno di Barclays, Bob Diamond (attraverso la sua società d’investimento Atlas Merchant Capital) e la banca privata svizzera Edmond de Rothschild, che rileveranno le partecipazioni di alcuni soci di minoranza, diventando così rispettivamente soci al 19,7% e all’8%. Approfittando del movimento nel capitale anche Unicredit AG, presente nel capitale fin dal 2011, salirà dal dal 5,2% al 10,3%.

A vendere sono il fondo di private equity francese Blackfin Capital Partners, che finora deteneva una quota del 19,7%, e la banca francese Credit Mutuel Arkea (titolare di una partecipazione del 4,2%), oltre al management di Kepler Cheuvreux, che ridurrà la quota detenuta complessivamente dal 31,9% al 25,5% ma manterrà diritti di voto pari al 40%. Oltre ad Unicredit e ai due nuovi investitori, ha approfittato del rimescolamento delle carte tra i soci anche Caisse des Depots et Consignations (l’equivalente francese di Cassa depositi e prestiti, ndr), che ha portato la sua partecipazione del 5,2% al 7,8%.

Ma perché a Dimon e ai Rotschild, come pure a Jean-Pierre Mustier, interessa tanto il broker francese, nato a fine 2012 dall’acquisizione di CA Cheuvreux dal Credit Agricole, tuttora con una quota del 15,1% tra gli azionisti di rilievo (tra cui figurano anche Belfius, col 5,2%, Swedbank col 6%, Rabobank col 5% ed Eres con l’8%, tutti rimasti fermi in questo giro)? Sicuramente per i risultati che hanno visto il gruppo fondato come Julius Baer Brokerage nel 1997 dall’ex banchiere d’affari di Credit Agricole, Laurent Quirin, quintuplicare il giro d’affari dal 2009 a oggi, raggiungendo i 252 milioni di euro di ricavi l’anno scorso con previsioni di salire a 270 milioni (e a 40 milioni di utile netto) quest’anno.

Ma non solo: per Kepler Cheuvreux, come già accaduto in Italia alla concorrente Equita Sim, potrebbe esserci in vista un debutto sul listino, che consentirebbe ai soci attuali di cedere parte dei propri titoli con profitto. Unicredit, inoltre, appare interessata a rafforzare la partnership col gruppo francese nell’ambito degli equity capital markets (ossia dei servizi di intermediazione azionaria). Una partnership che ha consentito al gruppo italiano di sfruttare la piattaforma di ricerca e distribuzione sul mercato di Kepler Cheuvreux, che gode della più ampia base di investitori a livello mondiale.

Tramite questa partnership Unicredit si è garantita un ruolo di primo piano in alcune delle principali transazioni avvenute sui listini europei da inizio anno, come l’Ipo da 1,45 miliardi di euro di Dws (l’asset management del gruppo Deutsche Bank) o l’accelerated bookbuilding da 1 miliardo di Vonovia oltre che l’Ipo da 110 milioni di euro sull’Aim Italia della Spac Gabelli Value for Italy. Commentando l’operazione Olivier Khayat, co-responsabile della divisione Corporate & Investment Banking di Unicredit dedicata ai servizi alla clientela aziendale, agli investitori istituzionali e ai clienti di banche commerciali, ha sottolineato come l’investimento in Kepler Cheuvreux testimoni l’impegno del gruppo nell’essere “un operatore vincente a livello europeo” nell’area Equity Capital Markets.

Più in generale, notano alcuni analisti, l’operazione conferma l’impegno della banca guidata da Mustier (che ieri ha ribadito la correttezza dell’operato della banca sulla contabilizzazione dei cashes 2008, di cui il fondo hedge, Caius, è tornato a chiedere la conversione) nel rafforzare le attività che possono contribuire al margine di intermediazione, calato tra il 2015 e il 2017 del 14,4% rispetto ad un calo del margine di interessi nello stesso periodo dell’11,81%, con operazioni che non risultino eccessivamente “capital intensive” e dunque non pesino sul Roe, risalito sempre nell’ultimo biennio dal 5,78% al 9,61%.

Di certo il rafforzamento in Kepler Cheuvreux ha un pregio rispetto a un’altra operazione ipotizzata  di recente, ossia l’eventuale matrimonio con Societe Generale: immaginando una valutazione del broker francese attorno a 10 volte gli utili attesi, ossia di circa 400 milioni, l’incremento di partecipazione non dovrebbe essere costato a Unicredit più di una ventina di milioni. Un eventuale (ma per gli analisti improbabile a breve termine) integrazione con Societe Generale rischierebbe invece di costare ben più dei 29 miliardi di euro attorno a cui oscilla al momento la capitalizzazione del gruppo fracese, dato che il titolo a questi livelli vale circa la metà del patrimonio netto per azione. Per ora, dunque, la “francesizzazione” di Unicredit procede col passo della formica, in futuro si vedrà.

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kepler cheuvreuxunicreditjean pierre mustiersociete generalebancheintermediazione azionaria





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