UniCredit, rosso di 11,8 mld nel 2016.A rischio bail-in senza l'aumento
Ok della Consob al documento di registrazione: dalle operazioni di pulizia atteso un impatto negativo di 12,2 miliardi nel quarto trimestre 2016
Proseguono le vendite su Unicredit in vista della ormai imminente operazione di aumento di capitale. Il titolo, a fine giornata comunque in rosso per il settore bancario italiano ed europeo, cede il 5,27% a 26,25 euro - dopo essere stato anche sospeso in asta di volatilita' - ed è arrivato alla terza seduta consecutiva in calo: oltre ai movimenti tecnici consueti prima di una operazione cosi' rilevante e diluitiva per i soci (attualmente la capitalizzazione di Borsa e' di circa 16 miliardi di euro), pesa secondo gli operatori la prospettiva che le azioni di nuova emissione abbiano un prezzo "a sconto" superiore alle previsioni.
"La stampa riporta che l'aumento di capitale da 13 miliardi di euro potrebbe avvenire con uno sconto sul prezzo teorico una volta staccato il diritto pari al 30-40% superiore alla nostra ipotesi di sconto del 30%" e' il commento di una casa di investimento italiana. L'accelerazione dei tempi dell'aumento, che potrebbe partire gia' la prossima settimana, ha un po' sorpreso gli operatori dei mercati finanziari che tuttavia spiegano la nuova tempistica con la probabile volonta' del management di "approfittare della buona intonazione dei mercati, scongiurando il rischio di realizzare l'operazione a condizioni piu' sfavorevoli di quelle correnti (il titolo e' salito del 16,4% nel corso degli ultimi tre mesi)", scrive Icbpi. Con l'aumento alle porte, la banca ha accelerato anche l'esame preliminare dei conti del IV trimestre 2016 al cda straordinario di oggi. I numeri sono attesi deboli come gia' annunciato dall'istituto alla presentazione del business plan in quanto l'ultimo trimestre dell'esercizio passato assorbira' svalutazioni su attivi e crediti per oltre 12 miliardi di euro.
"Il Piano Strategico - si legge nel Documento di registrazione funzionale all'aumento diffuso questa mattina - prevede impatti negativi non ricorrenti sul risultato economico netto del quarto trimestre 2016 del gruppo UniCredit per circa euro 12,2 miliardi, prevalentemente riferibili ad azioni volte a migliorare la qualita' dell'attivo patrimoniale, conseguentemente il risultato economico netto del gruppo UniCredit dell'esercizio 2016, riflettendo i suddetti impatti negativi, sara' caratterizzato da una discontinuita' rispetto a quello dei primi nove mesi del 2016 in quanto e' attesa una significativa perdita per il 2016 a fronte di un utile consuntivato per i primi nove mesi del 2016".
Lo sfasamento temporale - scrive ancora la banca - tra questi impatti negativi e le azioni di rafforzamento patrimoniale (cessioni e aumento) comportera' che "non risulteranno rispettati i limiti prudenziali dell'emittente applicabili sia al 31 dicembre 2016 sia a partire dal 1 gennaio 2017 ai sensi dello Srep 2016".
Di conseguenza, Unicredit dovra' segnalare la circostanza alla Bce e inviare all'Autorita' di vigilanza le misure di rafforzamento patrimoniale previste e gia' comunicate: "L'adeguatezza del capital plan sara' oggetto di valutazione da parte della Bce". In tema di crediti deteriorati inoltre la Banca centrale europea ha chiesto a Unicredit "di presentare, entro il 28 febbraio 2017 una strategia in materia di crediti deteriorati, supportata da un piano operativo per affrontare la tematica dell'elevato livello di crediti deteriorati".
Infine, precisa ancora Piazza Gae Aulenti, "la mancata sottoscrizione o la sottoscrizione parziale dell'aumento di capitale determinerebbe - in assenza di ulteriori interventi di rafforzamento patrimoniale adeguati a far fronte agli assorbimenti di capitale generati dalle azioni del piano strategico - significativi impatti negativi sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria del gruppo stesso fino a compromettere la sussistenza dei presupposti per la continuita' aziendale'.
Senza la ricapitalizzazione, aggiunge la banca, 'UniCredit potrebbe altresi' subire degli interventi, anche invasisi, da parte delle Autorita' di Vigilanza, nelle propria gestione, quali ad esempio l'imposizione di restrizioni o limitazioni dell'attivita' e/o la cessione di attivita' che presentassero rischi eccessivi per la solidita' dell'emittente'. Il documento specifica inoltre che 'sussiste il rischio che ove l'emittente non fosse in grado di ripristinare i requisiti patrimoniali applicabili, anche ricorrendo a misure straordinarie diversa da quelle previste nel piano strategico, possa essere necessaria l'applicazione degli strumenti di risoluzione di cui al decreto legislativo 16 novembre 2015', che ha introdotto in Italia il meccanismo di bail in.