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Economia
Usa 2016, think thank indipendente accusa Trump: con lui 2 anni di recessione

Trump alla Casa Bianca? Un disastro per l'economica a stelle e strisce: crisi per la Silicon Valley. Poi meno iPhone per gli americani e quasi 5 milioni di posti di lavoro in fumo. Il programma di politica economica del tycoon newyorkese e, soprattutto, la sua volontà di introdurre maggiore protezionismo nella politica commerciale statunitense finiscono sotto la lente degli economisti del think tank indipendente Peterson Institute for International Economics, esperti secondo cui l'agenda di Trump, se applicata, farebbe finire gli Stati Uniti in recessione entro due anni.

Inoltre, la sua strategia provocherebbe la perdita di quasi 4,8 milion di posti di lavoro nel settore privato e una minore disponibilita' per i consumatori americani di prodotti stranieri ora ampiamente diffusi negli Stati Uniti, come gli iPhone.

La posizione dell'istituto, che ha analizzato il piano economico e commerciale del magnate, è simile a quella di altri economisti, ma nettamente diversa da quella di Trump, che si è impenato a sostenere la crescita, facendo salire il Pil almeno al 4%, e a creare 25 milioni di posti di lavoro. Detto questo, anche la politica commerciale della candidata democratica, Hillary Clinton, non sarebbe ideale, soprattutto a causa della sua opposizione al trattato Trans-Pacific Partnership, che gli Stati Uniti stanno negoziando con il Giappone e altre dieci Paesi affacciati sul Pacifico.

"La politica commerciale di Clinton sarebbe dannosa, ma quella proposta da Trump sarebbe orribilmente distruttiva. Il suo approccio all'economia globale in termini di guerra commerciale e tutela di interessi particolari non competitivi sarebbe disastroso per il benessere economico americano e per la sicurezza nazionale", ha detto Adam Posen, presidente del Piie. Il problema, in particolare, sarebbe la volontà del magnate di cancellare gli accordi commerciali attualmente in vigore e di imporre dazi puniviti del 45% ai prodotti importati dalla Cina e del 35% su quelli in arrivo dal Messico: questo innescherebbe probabilmente un braccio di ferro con ricadute molto negative per la congiuntura americana, che appunto potrebbe finire in recessione a causa di una contrazione dei consumi, degli investimenti e della spesa federale.

Secondo il Piie, le ricadute peggiori si avrebbero negli Stati americani che hanno più stretti rapporti con l'estero perche' sono sede di multinazionali (si pensi per esempio a Washington, dove c'eè il quartier generale di Boeing, o il Michigan, dove si trovano i colossi dell'auto, o la California, sede dei giganti tecnologici) o sono sede di importanti scali commerciali, come la California (Los Angeles e' il punto di arrivo privilegiato dei beni che provengono dalla Cina).

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