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Economia
Usa, Fca riaccende il motore. Rumors: Dieselgate verso la soluzione

Sul titolo Fiat Chrysler Automobiles scatta qualche presa di profitto al termine di una settimana più che positiva che ha visto il produttore italo americano recuperare un 7,5% abbondante nelle ultime cinque sedute a Piazza Affari, ma investitori e analisti sono sereni. Gli ultimi dati relativi alle immatricolazioni Ue di giugno hanno infatti visto il gruppo guidato da Sergio Marchionne segnare un incremento del 7,1%, più che triplo rispetto al dato medio di mercato (2,1%, leggermente al di sotto delle attese).

Rumors: addio Serbia/ L'indisponibilita' mostrata 
finora dalla dirigenza Fiat a negoziare con i lavoratori in 
sciopero dal 27 giugno allo stabilimento serbo di Kragujevac si spiegherebbe con un piano di possibile trasferimento della produzione in Polonia. E' quanto scrive oggi il quotidiano belgradese Blic. Citando una fonte non meglio precisata del governo serbo, il giornale sostiene che i polacchi avrebbero offerto "condizioni estremamente favorevoli, compreso un  investimento da 100 milioni di euro, per consentire la produzione nella loro fabbrica di un nuovo modello Fiat". Elemento chiave questo, osserva Blic, per la sopravvivenza dell'impianto di Kragujevac, che non puo' avere un futuro luminoso senza un nuovo modello. L'accordo tra il governo serbo 
e la Fiat scadra' nel 2018, e il duro sciopero in corso a 
Kragujevac - sostiene il giornale - potrebbe rappresentare la chiave di volta per indurre i responsabili Fca a spostare la produzione.

Se Marchionne non può che accoglier con soddisfazione questi dati, la sua attenzione resta concentrata sul mercato statunitense, che nei primi tre mesi dell’anno ha rappresentato il 62% circa dei ricavi totali, con 17,1 miliardi di euro su 27,7 miliardi complessivi, e quasi l’81% del risultato operativo rettificato (Ebitda adjusted), con 1,24 miliardi su 1,53 miliardi totali, pur avendo registrato una frenata del 6% in termini di veicoli consegnati (609 mila contro i 649 mila dei primi tre mesi del 2015). Oltre al rallentamento del mercato degli ultimi mesi, sui risultati del gruppo sembra aver pesato il coinvolgimento, sia pure in modo relativamente limitato, nello scandalo del “dieselgate”.

Dopo l’accusa lanciata dall’Epa (l’Ente per la protezione ambientale) e dal California Air Resources Board nei confronti di Fca di aver utilizzato software “irregolari” che avrebbero alterato i risultati di alcuni test relativi alle emissioni dei motori EcoDiesel 3.0 dei modelli 2014, 2015 e 2016 di Jeep Grand Cherokee e Dodge Ram 1500 (circa 104 mila veicoli in tutto), il Justice Department aveva aperto a maggio una causa civile presso il tribunale federale di Detroit. Da allora poco o nulla era trapelato, se non la disponibilità, ribadita più volte dallo stesso Marchionne, a trovare una soluzione che potesse soddisfare le autorità Usa, soluzione che si sarebbe applicata tanto ai veicoli di nuova produzione quanto a quelli già in circolazione finiti sotto inchiesta.

Quello che non si sapeva fino a qualche giorno fa, quando l’agenzia Bloomberg ha rilanciato la notizia, è che nel frattempo Marchionne ha mandato avanti la richiesta di certificazione Epa dei due modelli coinvolgi per l’anno 2017. Una mossa che avevano provato a fare anche altri concorrenti come Daimler, salvo lasciar cadere la richiesta per ottenere la certificazione per alcuni suoi modelli di alto di gamma come le berline Mercedes classe C, il Suv Gle e altri ancora e dunque di fatto fermare la produzione e la vendita di nuovi veicoli con motorizzazione diesel con la stella a tre punte negli Usa. La motivazione ufficiale adottata dal gruppo tedesco è stata il fatto che ormai il mercato diesel vale l’1% delle vendite totali negli States e non è dunque più redditizio, ma è evidente che se Marchionne ottenesse il sospirato via libera potrebbe fare da asso pigliatutto e ottenere un buon vantaggio competitivo sui suoi concorrenti. Un primo indizio della volontà di riaccendere i motori diesel a stelle e strisce da parte di Marchionne viene dal riavvio della produzione dei modelli diesel a marchio Ram nella fabbrica di Warren, in Michigan, anche se per ora con un numero estremamente limitato di esemplari (Bloomberg parla di “meno di due dozzine”).

Un secondo indizio sono le indiscrezioni riferite sempre all’agenzia americana da fonti “a conoscenza della vicenda” circa una decisione “a breve” dell’Epa circa il fatto che le soluzioni proposte da Fca per risolvere il problema del software siano adeguate o meno. Un terzo indizio che la vicenda “dieselgate” potrebbe avviarsi ad una conclusione entro l’anno viene dalla decisione del giudice federale Edward Chen, che segue la causa a Detroit, di nominare Ken Feinberg, noto avvocato americano che già partecipò alla definizione della transazione con General Motors che mise fine alla causa legata al malfunzionamento di alcuni iniettori, perché prenda parte ai negoziati per una eventuale transazione con Fiat Chrysler Automobiles.

(Segue...)

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