Usa, Hillarry e Bill Clinton: conto di quasi 1 milione da Deutsche Bank
Hillary e Bill Clinton hanno in Deutsche Bank un conto da quasi un milione di dollari. Trump invece deve ai tedeschi circa 300 milioni
Lascereste andare in malora una banca in cui avete depositato quasi un milione di dollari? Se lo stanno chiedendo in molti negli Usa dopo che si scoperto che la premiata ditta Bill&Hillary Clinton ha in Deutsche Bank un conto da 950mila dollari.
Già, proprio quella Deutsche Bank finita nell'occhio del ciclone in America per i mutui subprime e che rischia una maxi-multa da 14 miliardi di dollari (la stessa multa che ha messo in fuga gli azionisti facendo crollare il titolo in Borsa). O meglio, rischiava, perché sembra che ora le autorità Usa stiano pensando di ridurre l'ammontare della sanzione, grazie ad un patteggiamento, ad 'appena' 5,4 miliardi.
Insomma, il dubbio su cui molti giornali americani si stanno interrogando in queste ore è semplice: chi non farebbe una telefonata per salvare una banca in cui ha un gruzzoletto da un milione di dollari?
Perché l'istituto tedesco custodisce proprio parte dei risparmi dei due conferenzieri più pagati d'America. Si sa infatti, che Bill e signora da anni girano per tavole rotonde a diffondere il loro verbo sui più disparati temi di politica e economia facendosi pagare la bellezza di 250mila euro a partecipazione. Un gettone di presenza niente male, che ha permesso ai Clinton di garantirsi una vecchiaia dignitosa a prescindere dall'esito delle urne e una cui parte (esigua in verità rispetto all'ammontare tootale della loro ricchezza) è depositata in Deutsche Bak.
Ironia dlla sorte, con la banca tedesca ha a che fare anche il miliardario Donald Trump. Solo che, al contrario dei Clinton, The Donald è in debito con i tedeschi e deve all'istituto cira 300 milioni di dollari, la meta, secondo Bloomberg, dei suoi debiti totali. Il rapporto tra Trump e Deutsche Bank risale al 1999, quando la banca di Francoforte acquistò Bankers Trust, un'istituto che aveva rinegoziato ide debiti di società di casinò andati in bancarotta.
Insomma, ce n'è abbastanza per agitare ulteriormente la campagna elettorale americana. Se mai ce ne fosse stato bisogno.