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Economia
Usa, Salini Impregilo non aspetta Trump.Quei ritardi su fatturato e quotazione

Salini Impregilo rifiata a Piazza Affari, dopo che nell’ultima settimana il titolo è salito del 7%, portando a poco meno del 37% il guadagno rispetto a 12 mesi or sono. Un rialzo che è frutto certamente dei buoni risultati semestrali, apparsi peraltro in linea con le previsioni del mercato, con ricavi rettificati pari a 3,06 miliardi di euro (+12,1% rispetto ai 2,73 miliardi della prima metà del 2016), un Mol di 249 milioni (+14,1%) e un utile netto di 16,6 milioni. Anche migliori delle attese sono invece apparsi l’indebitamento netto (795,1 milioni di euro) e il portafoglio ordini (a fine giugno pari a circa 35,7 miliardi di euro, di cui 28,3 miliardi nel settore costruzioni).

Il numero uno del gruppo, Pietro Salini, ha inoltre confermato l’obiettivo di raggiungere i 3 miliardi di euro di fatturato nell’area Nord America entro il 2019, rispetto agli 1,5 miliardi segnati nel 2016. Per Salini il rapporto con gli Usa (dove il gruppo genera il 30% del fatturato contro il 7% dell’Italia) “è in crescita”, grazie al ciclo economico positivo in cui si trovano gli States.

pietro salini
 

Tutti si chiedono che cosa sarà della politica infrastrutturale di Trump” (il piano di investimenti da oltre mille miliardi di dollari, più volte preannunciato, per ora resta al palo, ndr) ha fatto notare Salini, “ma pochi si domandano che cosa fanno i singoli Stati americani”. “Ognuno - ha aggiunto Salini, che col suo gruppo è presente in 20 differenti stati Usa - è in sé un mercato, con regole diverse e necessità di investimento differenti”. Per poter fare affari negli Usa “bisogna essere del posto e noi, con l’acquisizione di Lane, finalmente lo siamo”.

Lane Industries, acquisita nel novembre 2015 per 406 milioni di dollari, è il primo costruttore di autostrade e di asfalto degli Usa e dopo la sua acquisizione Salini Impregilo ha ottenuto una serie di commesse come, quest’anno, quella da 580 milioni di dollari per costruire in joint venture col District of Columbia Water and Sewer Authority il tunnel Northeast Boundary, a Washington, quella in Pennsylvania da 118 milioni per l’ampliamento dell’Interstate, quella in Florida da 177 milioni per l’ampliamento della Florida Turnpike e quella in Virginia da 336 milioni per l’estensione della 395 Express Lanes.

“Gli Usa sono un luogo speciale e un volano per espanderci nel resto del mondo” dichiara ora soddisfatto Pietro Salini, mentre i piccoli azionisti di Salini Impregilo debbono ancora incrociare le dita, visto che le quotazioni attuali sono di poco superiori rispetto a 5 anni fa (3,42 euro contro 3,27 euro, +4,5% assoluto, meno dell’1% di incremento medio annuo), oltre ad essere distanti dai livelli di 10 anni fa (5,31 euro, già in calo dai quasi 7 euro toccati nel giugno del 2007).

In questi 10 anni, peraltro, tante cose sono cambiate a partire dalla fusione, decisa nel giugno 2013 ma efficace dal gennaio 2014, di Todini-Salini e Impregilo che dette vita a un gruppo da 4,5 miliardi di euro di fatturato, rispetto ai 2,6 miliardi della sola Impregilo che nel 2007 era presieduta da Massimo Ponzellini e faceva capo al gruppo Gavio.

Un fatturato poi salito sino ai livelli correnti (gli analisti di Websim stimano che l’anno in corso possa chiudersi con un giro d’affari di 6,8 miliardi), pur restando al di sotto dell’auspicato incremento del 60% che avrebbe dovuto portare le vendite a salire a 7,4 miliardi a fine 2016 secondo quanto preannunciato dallo stesso Pietro Salini nell’estate del 2013. Il traguardo dovrebbe tuttavia essere ampiamente superato l’anno venturo quando Websim prevede che le vendite raggiungano i 7,7 miliardi, l’Ebitda possa toccare i 742 milioni e l’utile netto salire a 165 milioni (33,1 centesimi per azione).

A quel punto il prezzo, se restasse ai livelli attuali, sarebbe pari a meno di 10 volte gli utili per azione contro le circa 17 volte attuali (rispetto ad un utile netto previsto di 92 milioni): se invece il rapporto prezzo/utili (P/E) si mantenesse sui livelli attuali, stante anche le attese di un dividendo in costante crescita (dai 5,3 centesimi di euro del 2016 si dovrebbe passare per quest’anno a 7,5 centesimi, raggiungendo i 13,4 centesimi l’anno prossimo), le quotazioni potrebbero salire sino ai 5,6 euro, con un upside superiore al 60% dai livelli attuali. Cosa che farebbe senza dubbio sorridere anche i piccoli azionisti di Salini Impregilo.

Luca Spoldi

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