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Economia
Usa, sciopero contro Gm, Ford e Stellantis. E Biden-Trump colgono l'occasione

Usa, lo sciopero contro le tre Big americane delle auto

Noi in Italia mai potremmo immaginare di vedere il nostro Presidente Sergio Mattarella in persona in piazza a sostenere, con tanto di megafono, gli scioperanti della vecchia Fiat. In America succede e proprio in uno dei più potenti scioperi verso le tre Big dell’auto americane. I lavoratori in sciopero hanno potuto vedere prima il Presidente in carica Biden, poi in mezzo ai lavoratori in altro luogo l’ex Presidente Donald Trump. Entrambi si sa ai blocchi di partenza per la nuova corsa elettorale del prossimo anno. Dietro a questo sciopero il leader del sindacato United Auto Workers (UAW forte di 146000 iscritti), Shawn Fain, il cinquantaquattrenne che sta guidando lo sciopero contro Stellantis, Ford e GM con strategie nuove.

Usa, scioperi improvvisi e mirati

Dopo gli scioperi improvvisi Fain ha deciso di estendere l’astensione ad altri due stabilimenti di assemblaggio, a Lansing in Michigan alla General Motors e a Chicago in Illinois alla Ford. Le due fabbriche interessate sono quella della Ford a Chicago, dove vengono prodotti l'Explorer e la Lincoln Aviator, e lo stabilimento GM Lansing Delta a Lansing, che assembla la Buick Enclave e la Chevrolet Traverse. In totale una forza lavoro in sciopero di 7000 persone che si aggiungono agli altri stabilimenti fermi per un totale di 25000 scioperanti.

Pur nello sforzo dei tradizionali incontri sindacali di giorno e notte tra imprenditori e sindacati, l’accordo non è ancora stato raggiunto. Uno spiraglio sembra uscire dalle parole di Fain “Voglio chiarire che le trattative non si sono interrotte. Stiamo ancora parlando con tutte e tre le società. E spero ancora vivamente che si possa raggiungere un accordo che rifletta gli incredibili sacrifici e contributi che i nostri membri hanno fatto negli ultimi dieci anni. Ma so anche che ciò che otteniamo al tavolo delle trattative dipende dal potere che costruiamo sul lavoro. È tempo di usare quel potere. Ecco perché invito altri 7.000 membri della Ford e della GM a scioperare a partire da mezzogiorno di oggi"

Usa, le richieste dei lavoratori

La tattica dello sciopero è nuova ma ora abbastanza chiara, tenere cioè le imprese sospese fino all’ultimo momento e poi colpirle o meno a seconda dei passi avanti fatti nelle trattative. Le richieste sono molteplici. Tra queste miglioramenti salariali, l'eliminazione della doppia scala salariale e la garanzia di una transizione equilibrata verso l'auto elettrica. Il grande sciopero è iniziato due settimane fa con lo stop nel sito della General Motors a Wentzville (Missouri), che realizza la GMC Canyon e la Colorado; il secondo alla Ford di Wayne (Michigan), che assembla il Bronco e il camion Ranger, e l’ultimo da Stellantis, a Toledo (Ohio), che costruisce i modelli Gladiator e Wrangler. 14.000 lavoratori fermi.

L'aspetto insolito di questo sciopero è la presenza di due personaggi particolari che stanne cercando di utilizzarlo per propri fini elettorali. Durante questa settimana infatti, i lavoratori in sciopero hanno ricevuto un'insolita visita da parte del Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ad un picchetto presso uno stabilimento della General Motors a Belville (Michigan). “Restate saldi”, ha chiesto loro, megafono in mano, accanto allo stesso Fain, che ne ha parlato questo venerdì. “Voglio chiarire una cosa riguardo alla storica visita del presidente. L'uomo più potente del mondo si è presentato per una sola ragione: la nostra solidarietà è la forza più potente del mondo. “Quando siamo uniti nella causa della giustizia economica e sociale, non c’è nulla che non possiamo fare”.

Usa, la visita anche di Donald Trump

Mercoledì è stato Donald Trump ha partecipato invece una manifestazione in una fabbrica non sindacalizzata a Clinton Township, fuori Detroit. Trump ha provato a ridicolizzare Biden e l’auto elettrica. Per molti lavoratori del settore si tratta del primo sciopero dopo decenni. Per la prima volta, inoltre, il sindacato UAW ha deciso di colpire contemporaneamente le Big Three di Detroit, anche se in modo graduale e selettivo. È un conflitto tra i lavoratori che cercano di restare legati alla classe media, dalla quale vengono espulsi. Al contempo le aziende fanno profitti record e pagano stipendi multimilionari ai loro massimi dirigenti. E adesso i lavoratori stanno chiedendo il conto.

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