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Spettacoli
Il 21 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Selfie

Sono utilizzati come fonte giornalistica e citati nelle discussioni politiche, oggi sono perfino spunto di una traccia dell’esame di maturità. Si tratta del selfie: entrato a far parte del linguaggio (e della gestualità) comune quasi un decennio fa, nel 2013 il termine è dichiarato “parola dell’anno” ed entra a far parte delll'Oxford English Dictionary. Sempre in quell’anno gli viene dedicata una giornata celebrativa che ricorre domani, il 21 giugno infatti è la Giornata Mondiale del Selfie.  

Oggi il termine è finalmente nobilitato e riconosciuto a tutti gli effetti come lo strumento scelto da un’intera generazione per raccontarsi. E non è più solo una questione di Millennials, Generazione X, Y o Z, il selfie è oggi parte integrante del nostro vivere le relazioni, virtuali e non.

Basti pensare che ne vengono scatti ogni giorno 93 milioni e la sola parola “selfie” è citata sui social media oltre 154 milioni di volte. Una tendenza che è quasi mania: gli inglesi dedicano al selfarsi circa 753 ore della loro vita.  E se il primo selfie porta la data del 1839 ed è opera di Robert Cornelius, fotografo di Philadelphia vero pioniere di questo genere di fotografia, oggi il 50% dei selfie viene scattato e condiviso per compiacersi nel vedere i propri selfie scorrere nei feed sui social media, mentre l’82% dei selfie viene scatto per mostrare qualcosa di nuovo oppure per mostrare la località che si sta visitando in quel momento.

E proprio nella dimensione del “qui e ora”, del racconto dell’istante, i selfie vengono scelti come strumento di narrazione anche da chi racconta emozioni, proprie o altrui. È il caso dei “selfie ad arte” una forma moderna di contaminazione tra arte (altrui) e  vanità (propria, ma nel nome di tutti quanti possiedano uno smartphone) che - a prescindere da quale sia il reale scopo - ha come risultato quello di rendere più "prossime" le opere.  A brevettare il selfie ad arte la giornalista e artinfluencer Clelia Patella che dal profilo instagram @cleliart dialoga d’arte con un pubblico di oltre 35 mila follower.

Il format mira ad avvicinare lo spettatore alle opere, in una prospettiva di reinvenzione iconografica mutuata dalle nuove tecnologie dell'imaging. Oggi, gli scatti collezionati da Clelia nei musei di tutto il mondo e la sua esperienza sono entrati a far parte di un libro, “Selfie ad arte. L’arte al tempo dei social” (pp 192, Ulta editore) il cui unico intento è superare proprio quello strumento, lo smartphone, che li rende possibili. “Il mio vero intento – spiega Clelia Patella – vorrebbe essere quello di annullare la distanza tra opera d’arte, artista e fruitore. Far venire voglia, insomma, di correre a guardare le opere come se fossero sotto casa, come se il bisogno di confrontarsi che è mio fosse quello di tutti”

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