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Spettacoli
Il docufilm sui Cecchi Gori presentato alla Festa del Cinema di Roma

Presentato all’Auditorium Parco della Musica, in occasione della 14a edizione della Festa del Cinema di Roma, il documentario, prodotto da Giuseppe Lepore e diretto da Simone Isola e Marco Spagnoli, sulla saga della famiglia Cecchi Gori.  La famiglia Cecchi Gori è stata la protagonista indiscussa di oltre mezzo secolo di storia del cinema italiano, arrivando a produrre i più importanti successi della storia cinematografica italiana ed internazionale, film che hanno collezionato David di Donatello, Leone d’Oro a Venezia, Premi Oscar. Nel docufilm, presentato il penultimo giorno della 14a edizione della Festa del Cinema di Roma, l’ex produttore cinematografico ed ex senatore Vittorio Cecchi Gori si racconta a tutto tondo, e racconta la storia personale e della famiglia attraverso storia della casa di produzione Cecchi Gori, del suo immenso catalogo, delle storie degli uomini e delle donne che hanno fatto grande il cinema italiano, dei film fatti e di quelli mai realizzati, delle avventure, delle sfide in prima persona. Con la fine della Cecchi Gori si è infatti conclusa una parte della storia del grande cinema italiano, vedendo così terminare,  l’impegno personale di un  imprenditore  che vent’anni fa provò a creare un terzo polo televisivo italiano. Ma quella di Cecchi Gori non è la storia di una sconfitta, bensì quella di un uomo che ha provato a sfidare il sistema e, oggi, che i tempi sono maturi è finalmente pronto a raccontare per la prima volta tutta la sua storia e la sua verità. Una sfida, una scommessa, una battaglia economica, ma anche di principi che ha segnato – come spartiacque – la storia dell’entertainment dell’Italia. Il documentario prende le mosse dalla ricchissima collezione privata di fotografie della famiglia Cecchi Gori - un patrimonio di circa 8000 fotografie - e si avvale delle testimonianze illustri di alcuni personaggi chiave del cinema italiano:  Carlo Verdone, Roberto Benigni, Leonardo Pieraccioni, Giuseppe Tornatore, Marco Risi, solo per citare alcuni nomi.  Una riflessione sul potere che tiene conto degli ambiti della politica e dello sport, tenendo però  sempre il cinema in primo piano. "Cecchi Gori. Una famiglia italiana" è il racconto di una bottega rinascimentale diventata industria e, infine, la prima vera Major europea. Un luogo, uno spazio popolato da talenti andato incontro ad una rapida e repentina chiusura; un passato sepolto sotto vicende giudiziarie che hanno reso meno nitido il ricordo di una esaltante storia produttiva, lasciandone, in compenso, il calco indelebile nel Cinema Italiano di oggi, sempre pronto a dimenticare e – come si sa – ad andare in soccorso del vincitore. I Cecchi Gori - senza dimenticare la centrale figura della moglie di Mario e madre di Vittorio, Valeria Pestelli - hanno attraversato con i loro film cinquant'anni di storia italiana, incidendo profondamente nella storia dell'entertainment e del costume in genere. Il cinema negli anni ‘50 era ancora "terra di conquista" ed era possibile che un ex partigiano del Partito d'Azione, Mario Cecchi Gori, riuscisse in pochi anni ad affermarsi come uno dei più importanti produttori del Cinema Italiano, centrando con "Il sorpasso", primo grande successo. «Un racconto che nasce in un’epoca conclusasi per sempre» – spiega Giuseppe Lepore – «quella di centinaia di milioni di spettatori pronti ad entrare nelle sale cinematografiche, facendo staccare biglietti con la stessa leggerezza con cui gli olimpionici del tempo che fu, tagliavano traguardi segnando l’era di gesta eroiche. Anni d’oro del Cinema Italiano, anni bellissimi, anni perfino ‘facili’ come diceva un film del tempo, ma, soprattutto, anni irripetibili ed indimenticabili». L'idea del film nasce dalla voglia di raccontarsi di Vittorio Cecchi Gori, attraverso materiali inediti, testimonianze esclusive, documentazioni fotografica, oggetti personali, appunti preparatori e di lavorazione, copioni di progetti cinematografici mai realizzati. La storia dei Cecchi Gori attraversa quella del nostro Paese, passando dal cinema al il calcio, dalla politica alla televisione: mondi solo apparentemente distanti. Oggi Vittorio è un uomo solo, indebolito dalla malattia e da una vita vissuta intensamente, che spesso lo ha messo a dura prova, ma che ancora oggi dimostra una volontà di lottare e affermare le proprie ragioni. Un vita da magnate,  produttore, presidente della Fiorentina, senatore, playboy; Gran parte del docu-film è stato girato nella sua casa ai Parioli che ancora oggi conserva i cimeli di un grande passato: libri, album fotografici, locandine cinematografiche, Oscar e David di Donatello. Un casa ricca di storia, acquistata con i primi ricavi del film forse più famoso prodotto dai Cecchi Gori, Il Sorpasso. Chiusi i palazzi, finite le cene, rimasti vuoti i bicchieri di champagne e i letti una volta riempiti da donne abituate a schermi panoramici per le loro bellezze, Vittorio Cecchi Gori è tornato a casa dei suoi genitori per non uscirne più. Ed è qui che in continuo rimando tra passato e presente, la macchina da presa vola per descriverne umori ed ossessioni, debolezze e grandezze, miserie e tracce di nobiltà perduta in un colpo solo. Per quello che sembra essere stato in parte anche un complotto contro un uomo che non si poteva permettere certe debolezze in momenti delicati. Oggi Vittorio è forse abbattuto, ma non sconfitto; amaro, ma non rassegnato; dispiaciuto, ma – a suo modo – gioviale e combattivo. Il docu-film è anche un modo per riconciliarlo con tutto quello che si è lasciato alle spalle, dopo aver scansato la morte con l'ictus che lo ha colto il giorno di Natale del 2017. Ed è forse anche un appello per riallacciare un rapporto con Firenze e la sua squadra del cuore, la Fiorentina. Una squadra così amata e così strettamente legata ai Cecchi Gori. Sarà proprio allo Stadio Artemio Franchi di Firenze, infatti, che Mario Cecchi Gori e la moglie Valeria si conosceranno  e si prometteranno amore per il resto della loro vita. Da questo amore nascerà il loro unico figlio Vittorio, che proprio da questo ultimo film, girato anche in parte per le strade di Firenze, dove l’affetto dei fiorentini che lo riconoscono quando passeggia con il suo press agent Emilio Sturla Furnò è ancora palpabile, vuole ripartire per vivere e raccontare la meravigliosa storia del cinema italiano.

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