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Bin Laden, ancora in prigione il medico che aiutò la Cia

Cinque anni fa aiutò la Cia a scovare Osama Bin Laden, ma Shakil Afridi, medico pachistano, venne arrestato poco dopo il blitz che portò alla cattura e all'uccisione dello sceicco del terrore e ancora oggi è in carcere, può vedere sua moglie e il figlio ogni due mesi. Afridi aderì a un programma segreto della Cia per spiare i terroristi in Pakistan e arrivare a Bin Laden.

Condusse una finta campagna di vaccinazioni per l'epatite C ad Abbottabad per prelevare campioni di dna anche tra gli inquilini della palazzina dove si sospettava ci fosse il covo di Osama.

Venne arrestato per attività sovversiva e alto tradimento poco dopo l'operazione, anche se ancora non è chiaro se il suo ruolo fu determinante, e condannato dal governo pakistano a 33 anni di prigione.

Suo fratello chiede aiuto: "Ho perso la speranza di rivederlo, non ho più fiducia nella giustizia. Non gli vengono garantiti neanche i diritti".

Gli Stati Uniti hanno fatto pressioni più volte per il suo rilascio e la sua condanna ha peggiorato i rapporti tra Stati Uniti e Pakistan. "Credo che l'unica soluzione - dice il suo legale Qamar Nadeem - sia che Stati Uniti e Pakistan si siedano allo stesso tavolo e discutano, possono trovare un accordo, altrimenti non vedo altre soluzioni".

Le campagne della Cia hanno avuto effetti drammatici. Dal 2012 i pachistani hanno dichiarato guerra alle vaccinazioni e soprattutto ai vaccinatori, medici e infermieri sospettati di collaborare con gli Stati Uniti e per questo uccisi.

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bin ladenmedico cia cattura





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