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Brexit: Comuni bocciano tutte e 8 le alternative ad accordo May
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Brexit: Comuni bocciano tutte e 8 le alternative ad accordo voluto da Theresa May

Il Parlamento britannico ha bocciato tutti e otto le alternative al piano Brexit della premier, Theresa May. L'opzione che ha ricevuto piu' voti e' stata quella che chiede un referendum di conferma dell'accordo. Non c'e' quindi una maggioranza alternativa al piano Brexit. Le proposte alternative non erano comunque vincolanti. Il conservatore Oliver Letwin, architetto di questa giornata parlamentare, non ha nascosto la sua delusione.

Theresa May, "Brexit e lascio". Westminster senza un piano B

Il tanto atteso voto alla Camera dei Comuni sulle alternative al piano della premier Theresa May sulla Brexit ha confermato quel che si temeva: che non c'e' una maggioranza alternativa nel Parlamento britannico per trovare una Brexit diversa, neppure sul referendum bis. Il Parlamento britannico ha bocciato tutte e otto le alternative al piano May, peraltro gia' bocciato due volte dai Comuni. Ogni singola opzione ha ottenuto piu' no che si'. L'opzione che ha ricevuto piu' voti e' stata quella che chiede un referendum per ratificare un eventuale accordo, con 268 si', ma 295 no; e quella favorevole all'unione doganale, con 264 si' e 272 no.   E ora davvero la May si gioca tutto. Pur di salvare la sua Brexit, la premier britannica ha offerto la sua testa: ha promesso le sue dimissioni pur di incassare il 'via libera' all'accordo che per mesi ha negoziato con Bruxelles. L'annuncio lo ha dato a fine pomeriggio, poco prima del voto in Parlamento, in una riunione a porte chiuse, davanti al Comitato 1922, il gruppo parlamentare dei conservatori.

Ostinata e pervicace, May dunque (che nel referendum del 2016 si era schierata per il Remain) si gioca la sua ultima carta per convincere gli euroscettici a far passare l'accordo che per mesi ha negoziato con Bruxelles. L'intesa e' stata gia' bocciata due volte dai Comuni, a gennaio e a marzo, tanto che la premier e' stata costretta a chiedere una proroga della data di uscita, dal 29 marzo al 12 aprile. Con questa mossa, May conta che il suo piano possa essere finalmente approvato, forse gia' questa settimana. Il ministro per la Brexit, Stephen Barclay, ha riservato una sessione parlamentare per venerdi', quando normalmente non c'e' attivita', il che fa pensare che il governo potrebbe presentare il piano ai Comuni proprio venerdi' per la terza volta. Quanto ai numeri, molti ribelli Tory hanno cambiato idea ma di sicuro a May mancano ancora dei voti (anche perche' non e' detto che i laburisti che le hanno assicurato il voto in passato ripeteranno la scelta). I dieci deputati nordirlandesi del Dup (Democratic Unionist Party), partner di minoranza del governo, hanno confermato il no. Diversi Brexiteer piu' radicali -in primis Boris Johnson e Jacob Rees-Mogg, presidente dell'European Research Group, un influente gruppo di 60/70 deputati sostenitori di una Brexit senza compromessi- hanno invece annunciato che sosteranno l'accordo May se il rischio e' che salti la Brexit. Non e' chiaro invece che cosa accadrebbe se la premier fosse bocciata per la terza volta.

Sulla strada del terzo voto resta pero' un'incognita, lo speaker della Camera, John Bercow, che anche oggi ha ribadito alla premier che il suo accordo con Bruxelles potra' essere rimesso ai voti solo con modifiche sostanziali. Bercow e' stato piu' volte accusato di essere un 'remainer' e di voler far naufragare la Brexit.

May in realta' ritiene che gia' la proroga dell'uscita e i chiarimenti sul 'backstop' ottenuti a Bruxelles durante l'ultimo Consiglio Ue siano una novita'. Bercow ha detto che sara' lui solo a decidere se il cambiamento e' sufficiente e si prevede che lo annunci la sera prima del voto, quindi nel caso gia' domani sera.   Intanto il Parlamento ha approvato il breve rinvio concesso dall'Ue, al 22 maggio in caso di approvazione entro venerdi' dell'accordo di divorzio raggiunto dalla premier May con Bruxelles, o, in caso contrario al 12 aprile. Se l'accordo verra' finalmente approvato, May potrebbe lasciare Downing Street poco dopo il 22 maggio e le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo si terranno comunque senza i britannici.

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