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Esteri
Brexit, il secondo referendum istituisce la democrazia impossibile

“Gli eurolirici, minoranza garrula, vogliono farsi credere maggioranza silenziosa”. Secondo Bepi Pezzulli, il Presidente del think-tank euroscettico filo-britannico Select Milano, “la fazione anti- Brexit, incapace di accettare l’uscita dall’Ue, è ormai in preda ad una preoccupante convulsione antidemocratica e si batte ossessivamente per un corso degli eventi non più politicamente difendibile”. L’avvocato d’affari si riferisce a Vote Remain. Infatti, la campagna anti-Brexit è ora alla quarta permutazione.

L’ultima reincarnazione, The People’s Vote, si è appellata alla pronuncia della Corte di Giustizia Europea (ECJ) — che ha stabilito il diritto dell’Uk di revocare unilateralmente la procedura di uscita dall’Unione ex art. 50 — per chiedere un secondo voto popolare. Alla vigilia del voto parlamentare sul Piano Chequers, dopo aver incassato la fiducia del partito, sul tavolo di Theresa May rimangono aperti 3 possibili esiti della saga Brexit: o la revoca unilaterale della notifica di uscita; o l’uscita secondo i termini del Piano Chequers; o l’uscita senza accordo.

Seppur giuridicamente lineare, il tema è politicamente esplosivo. Select Milano riporta che il regolamento di Westminster consente ai Remainers di presentare una mozione al Governo, porla al voto del plenum della House of Commons, e chiedere in Parlamento la revoca della Brexit appellandosi alla pronuncia della ECJ che conferisce all’Uk la facoltà di revoca unilaterale della notifica di uscita. Ma, nota il think-tank, “data l’esistenza della via parlamentare, per la quale proprio la fazione anti- Brexit si è battuta ottenendo il meaningful vote sui termini dell’uscita, l’insistenza su un secondo referendum appare basata unicamente sulla certezza di una sconfitta in Parlamento”.

The People’s Vote cerca quindi un’arma per neutralizzare, dopo il referendum, un ulteriore processo democratico sgradito. Lord Adonis, Chukka Umunna e Tony Blair assieme all’attivista Gina Miller prestano la loro autorevolezza a una campagna ormai pervicacemente offensiva alla legittimità costituzionale; l’obiettivo dei Remainers è il sabotaggio della Brexit a costo dell’integrità del processo democratico.

E’ evidente che da un secondo referendum, la democrazia britannica ne uscirebbe a pezzi. Theresa May non può sottoporre al voto popolare il Piano Chequers, che non dispone di una maggioranza in Parlamento ma è stato assoggettato dalla Corte Suprema inglese al meaningfiul vote della Camera bassa; e i Remainers non vogliono sottoporre al voto popolare l’ipotesi di uscita senza accordo. D’altra parte, il quesito sull’alternativa dentro o fuori, già posto nel 2016, proprio per la sua manichea drasticità è stato foriero di una crisi istituzionale. Secondo Pezzulli, “il punto è che i 3 possibili esiti ancora ipoteticamente sul tavolo producono 6 possibili combinazioni referendarie binarie”: revoca si vs revoca no; revoca vs hard Brexit; hard Brexit vs Piano Chequers; Piano Chequers vs revoca; Piano Chequers si vs Piano Chequers no e hard Brexit si vs hard Brexit no. Qualunque scelta, violerebbe alternativamente, o i diritti del Parlamento, o i diritti del Governo, o i diritti degli elettori, e in ogni caso la legittimità politica del referendum.

Il Presidente del think-tank rileva: “più che uno scenario da incubo, è uno scenario da teorema di Arrow”. Kenneth Arrow, premio Nobel per l’economia 1972 per i suoi contributi alla teoria del benessere, dimostra che se non si votano tutte le opzioni insieme, l’opzione vincente non è determinata dal volere degli elettori ma solo in base all’ordine delle coppie tra cui si è chiamati a decidere. Assecondare i Remainers istituisce la democrazia impossibile. Winston Churchill spiegava che in Inghilterra non bisogna fare domande se non si conosce la risposta. Boris Johnson, asserisce che non bisogna fare la domanda perché non si conosce la domanda. Malgrado la Brexit, l’ex sindaco di Londra mantiene intatto lo humor per il quale gli inglesi sono tanto giustamente celebrati. Is ridet qui cras flebit.

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