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Esteri
Brexit, tre anni dopo nessuna catastrofe. L'economia regge con mani più libere

Economia e commercio di Londra positivi dopo la Brexit: nessun disastro

Nessuna catastrofe. Le cassandre che consideravano la Brexit un'apocalisse sono stati smentiti. Emerge da un nuovo report dell'osservatorio di geoeconomia dell'Ispi, che ricorca che la Brexit è diventata formalmente realtà dalla mezzanotte del 31 gennaio 2020, anche se in termini pratici alcuni cambiamenti si verificarono a partire dal 1 gennaio 2021, quando terminò il cosiddetto Transition Period che si era reso necessario per continuare a negoziare i termini della nuova relazione economica tra Regno Unito e Unione Europea.

Ecco i dati riportati da Ispi: "Dal 2021 (quindi il primo anno in cui il Regno Unito è rimasto fuori dal mercato unico europeo) al 2023 il Pil del Paese è cresciuto ad un tasso annuo medio del 4,5%, a fronte di una crescita media che in Unione Europea è stata invece del 3,3%", anche se nel 2020 il Pil era crollato del 10,3% durante il primo anno Covid, quasi il doppio della media Ue

Prosegue l'analisi di Ispi: "L’esecutivo di Rishi Sunak, subentrato a Liz Truss, è riuscito a raddrizzare la barra del timone, evitando così una recessione nel 2023 (anche favorito da una congiuntura globale che si è rivelata più robusta del previsto) ma a prezzo di una stretta fiscale e monetaria che non certamente non favorirà la crescita economica in prospettiva". 

Reggen anche il commercio estero, che anzi aumenta: "Rispetto al periodo pre-Brexit e pre-pandemia, il Regno Unito è riuscito ad aumentare i propri flussi commerciali già nel 2022, anche se alle spese di una notevole crescita dell’import che si è tradotta in un significativo incremento del deficit commerciale (passato da 224 miliardi di dollari nel 2019 a 288 nel 2022)" certifica Ispi. Insomma, nessuna catastrofe grazie a una serie di nuovi accordi commerciali raggiunti nell'Indo-Pacifico. Anche se, ovviamente, ricorda Ispi che le sfide all’orizzonte non saranno semplici: in un contesto globalizzato come quello attuale, sempre più dominato da grandi blocchi economici (su tutti gli USA, la Cina e l’UE), il peso di economie più piccole come quella britannica sarà giocoforza ridotto". 

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