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Esteri
Bucarest, romeni all'estero in piazza contro corruzione: oltre 440 feriti

Sono almeno 440 i feriti negli scontri scoppiati ieri a Bucarest tra manifestanti e polizia durante la dimostrazione, a cui hanno partecipato migliaia di romeni emigrati all'estero per lavorare, contro la corruzione. Lo riporta l'agenzia locale Mediafax, sottolineando che gli scontri sono iniziati quando piccoli gruppi di dimostranti violenti hanno cercato di superare lo sbarramento posto dalle forze anti sommossa intorno agli edifici governativi. Gli scontri sono andati avanti tutta la notte e sono 24 i poliziotti rimasti feriti. La polizia ha fermato 33 persone, otto delle quali sono state incriminate. Il presidente Klaus Iohannis, che è avversario politico dei socialdemocratici che guidano il governo ed è critico delle sue politiche in materia di corruzione, ha condannato la polizia per quella che ha definito una risposta "brutale" alle proteste.

 

Le manifestazioni - che si sono svolte anche in altre città della Romania - sono state indette dopo che la coalizione di governo ha approvato leggi che limitano i poteri dell'autorità anti-corruzione. Ed all'inizio di luglio è stata licenziata Laura Kovasi, procuratore capo anti-corruzione che aveva guidato le inchieste che hanno portato alla condanna di diversi funzionari, compreso l'ex primo ministro e leader del partito socialdemocratico Adrian Nastase. Anche l'attuale leader del Psd, Liviu Dragnea, è stato condannato in passato in connessione con le violazioni elettorali - condanne che gli hanno impedito di diventare direttamente premier, ma non di controllare l'attività del governo - lo scorso giugno ha subito una nuova condanna, in primo grado, per abuso d'ufficio. Negli anni e nei mesi scorsi vi sono state altre proteste di piazza contro il governo e la sua campagna per decriminalizzare alcuni reati di corruzione, che dall'inizio del 2017 ad oggi ha portato all'avvicendamento di due premier a capo dell'esecutivo, ora guidato dalla prima donna rumena premier, Viorica Dancila.

La vicenda di Kovesi, riconosciuta a livello internazionale come una figura chiave nella lotta alla corruzione in Romania, ha portato al culmine lo scontro istituzionale tra governo ed il presidente Iohannis. Kovesi infatti era stata accusata a febbraio dal ministro della Giustizia Tudorel Toader di avere abusato della propria autorità, chiedendo a Iohannis di rimuoverla dall'incarico. Il presidente si era però rifiutato di accogliere la sua richiesta, sostenendo che le accuse erano infondate. Il governo si è quindi rivolto alla Corte costituzionale ottenendo un pronunciamento in suo favore.

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