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Esteri
Cina, scoppia la rivolta a Hong Kong. La polizia carica. Tonfo della Borsa

Una rivolta” la definisce ora la polizia di Hong Kong. Termine che potrebbe portare a condanne fino a 10 anni di prigione per le persone arrestate oggi e che ha spinto le forze dell’ordine dell'ex colonia britannica restituita alla Cina nel 1997 a usare manganelli, proiettili di gomma, lacrimogeni e gas urticante contro i dimostranti in piazza da giorni contro la controversa legge per l'estradizione nel Dragone.

I manifestanti hanno cercato di forzare le transenne disposte dalle forze dell’ordine e di entrare nella sede dell’Assemblea legislativa dov’era prevista la discussione sugli emendamenti sul provvedimento. Disordini che stanno spaventando anche gli investitori su una delle principali piazze azionarie del mondo: l’indice locale Hang Seng infatti è andato in rosso di quasi due punti percentuali.


"Non abbiamo avuto altra scelta che usare armi per impedire a questi dimostranti di travolgere le nostre linee difensive”, si è giustificato il capo della polizia di Hong Kong, Lo Wai-chung, dopo la reazione delle forze dell’ordine. Le proteste, tra le più grandi mai andate in scena nell'ex colonia britannica, hanno avuto finora effetto: la legge, che permetterebbe la consegna di fuggitivi anche a Paesi con cui non è in vigore un trattato in questo campo, tra cui la Cina e vista come una minaccia all’autotomia della città, è stata infatti rinviata “a data da destinarsi”.

Le autorità hanno chiesto ai manifestanti di rompere i blocchi al traffico che stanno paralizzando l’ex colonia britannica, mentre la folla, composta soprattutto da giovani e da studenti vestiti di nero in stile Occupy 2014, stanno assediando l’edificio. Una riedizione della rivolta degli ombrelli (sono tornati a vedersi per strada anche in questa occasione) di cinque anni fa che però, secondo i media stranieri, è molto più numerosa e coesa. Dopo l’enorme marcia di domenica, la chief executive di Hong Kong Carrie Lam, la leader filo-cinese della città, ha annunciato che l’iter andrà comunque avanti con una procedura espressa in cui il voto finale è stato fissato entro giovedì 20.

Pechino, che gode di una maggioranza (circa 40 seggi su 69) all’interno del parlamento locale, ha immediatamente fatto sentire la propria voce, sostenendo con forza il governo di Hong Kong. Il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, ha affermato che qualsiasi azione che danneggi la città è "osteggiata dalla pubblica opinione locale” e ha avvertito gli Stati Uniti dal “fermare interferenze” sulle vicende locali.

twitter11@andreadeugeni

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    hong konglegge estradizione hong kong cina





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