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Esteri
Coronavirus, Africa ventre molle? Connessioni con la Cina alte, difese basse

Il coronavirus minaccia l'Africa. La debolezza del sistema sanitario, le forti connessioni economiche con la Cina, i voli diretti che continuano a operare durante l'emergenza. Il continente nero rischia di diventare il "ventre molle" del mondo intero di fronte all'epidemia che ha colpito Wuhan e la provincia dello Hubei. Al momento non esistono casi accertati di coronavirus in Africa, anche l'assenza di test attendibile fa temere che possano esserci casi non riconosciuti.

Ma al di là di questo, il problema esiste. Le connessione aeree tra l'Africa e la Cina proseguono. In particolare, si è creato un caso in Etiopia, dove la compagnia di bandiera Ethiopian Airlines continua a operare voli diretti con la Cina nonostante l'epidemia da coronavirus. Una decisione diversa rispetto a quella presa da altre 59 compagnie aeree provenienti da 44 diversi paesi del mondo che hanno lasciato a terra i voli da e per la Cina. 

Ethiopian Airlines continua a dire che seguirà le indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che, almeno per il momento, non ha suggerito il blocco del traffico aereo, nonostante le decisioni autonome delle compagnie o dei governi, compreso quello italiano. La decisione sta provocando una fortissima polemica interna. L'Etiopia non è un paese come l'altro in Africa. Conta più di 102 milioni di abitanti e ha fortissime interconnessioni economiche e diplomatiche non solo con la Cina ma anche con l'Europa. Il suo premier Abyi ha appena vinto il Nobel per la Pace.

Lamentele stanno arrivando da più parti del continente. "La decisione è irresponsabile e mette a rischio i cittadini di tutto il continente", sostengono alcuni imprenditori citati dai media africani. Le polemiche rischiano di danneggiare la compagnia, soprattutto dopo che si è registrato un caso sospetto in Botswana, di un passeggero che ha volato dalla Cina proprio con Ethiopian. Anche delle compagnie della Niegria, il paese più popoloso del continente, stanno peraltro continuando i voli.

Quello che preoccupa gli esperti è l'assenza di strutture sanitarie in grado di contenere un'eventuale diffusione dell'epidemia. Il Financial Times, per esempio, sottolinea che in tutta l'Africa sub-sahariana esistono solo due laboratori, l'"Institut Pasteur" in Senegal e l'"Institute for Communicable Diseases" in Sudafrica, in grado di condurre test per rilevare il virus. Il quale, in maniera "inevitabile", emergerà anche nel continente nero come sostiene Peter Piot, direttore del "London School of Hygiene and Tropical Medicine". La previsione è basata sulla mole del traffico tra Cina e Africa dove vivono circa un milione di cinesi e sul fatto che migliaia di studenti e commercianti abitano in città cinesi compresa Wuhan. 

Anche a livello economico diversi paesi africani sono a grande rischio visti i loro strettissimi rapporti con la Cina. Oltre all'Etiopia, l'Oms ha citato i casi di Algeria, Angola, Etiopia, Ghana, Nigeria, Tanzania e Zambia. Tanto per dire, il primo ministro etiope Abyi ha inaugurato proprio ieri una diga idroelettrica costruita da imprese cinesi e costata 451 milioni largamente finanziati dalla China Exim Bank.

I timori stanno arrivando anche in Italia, dove in molti hanno paura che un eventuale contagio in Africa possa diffondersi senza ostacoli. E' il caso del presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti, che all'Ansa ha dichiarato: "Penso sia necessario interrogarsi sulla situazione sanitaria del continente africano, un universo dove i flussi e i rapporti con la Cina sono intensi e dove contestualmente le strutture sanitarie difettano a dir poco. In queste ultime settimane i voli tra Cina e gli hub di Addis Abeba, El Cairo, Nairobi, non sono calati. Sappiamo, e le agenzie di informazione cattolica come le grandi reti internazionali lo dicono da giorni, che in Africa c'è un disperato bisogno di kit sanitari per la diagnosi sul coronavirus. Mancano i kit per la diagnosi, sottolineo: figuriamoci farmaci e strutture per le cure. L'unico paese attrezzato per affrontare l'emergenza è il Sudafrica".

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