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Esteri
Elezioni Andalusia, il vento di destra soffia anche in Spagna
Santiago Abascal (foto Lapresse)

Il clamoroso successo della formazione di destra spagnola Vox, che ieri ha conquistato 12 seggi nelle elezioni in Andalusia, da sempre feudo inespugnabile per la sinistra, dimostra come l'ascesa delle formazioni di centro destra stia ormai allargandosi anche in Spagna, da molti considerato ornai come ultimo baluardo della sinistra in Europa. Il risultato del Psoe, il partito del premier Sanchez, infatti con il 28% ha ottenuto il risultato peggiore della storia, e rischia di non riuscire a fare un governo in una regione che governava ininterrottamente da 36 anni.

Sono molti quelli che, infatti, leggono nel risultato elettorale una pesante sconfitta del governo nazionale di Sanchez, costellato da decisioni contraddittorie, scandali che hanno coinvolto esponenti di spicco del suo governo, una politica verso l'immigrazione clandestina troppo “morbida” e un approccio verso la questione catalana, assolutamente inefficace. La sonora sconfitta della presidente uscente Susanna Diaz, appoggiata con impegno dallo stesso premier fino dall' inizio della campagna elettorale, arriva come un vero e proprio fulmine a ciel sereno, e gli effetti potrebbero essere devastanti per la stessa premiership spagnola. Non è un caso che il premier spagnolo con un twitter, a risultati acquisiti, ha cercato di esortare tutte le forze progressiste del paese ad unirsi per difendere la democrazia. Il risultato elettorale è comunque sicuramente una bocciatura del governo socialista, partito che perde 7 punti percentuali e 14 posti in consiglio. La destra del Pp, Cs e appunto Vox raggiungerebbe la maggioranza assoluta con oltre il 55% dei consensi ed inevitabilmente questo porterà ad una resa dei conti all'interno dello stesso partito socialista con effetti per ora imprevedibili.

Il Pp ha già affermato, nella euforia del post voto di essere pronto ad allearsi con la ultradestra del partito Vox, che raggiunge  un risultato storico. Vox, infatti, è una formazione nazinalista fondata nel 2013 da Santiago Abascal. Ha avuto il suo battesimo elettorale nel 2014, quando ha ottenuto 246.833 voti, pari all’1,57%, alle elezioni europee. Numeri troppo bassi per raggiungere il Parlamento europeo. Alle elezioni comunali del 2015 si è presentato in centinaia di città, riuscendo a eleggere 22 consiglieri e due sindaci, uno a Cardenuela Riopico (Burgos) e l’altro a Barruelo del Valle (Valladolid). Centri piccoli, della Spagna profonda e rurale. Ma era il sintomo che qualcosa stesse cambiando.

Anche in Spagna, la parte più profonda del Paese si iniziava a riconoscere in un movimento di destra radicale. E per una repubblica nata dopo la fine di una dittatura come quella di Francisco Franco, la questione era particolarmente interessante. Il partito ha saputo cavalcare molto bene il malcontento di chi non si riconosce nella politica troppo debole di Sanchez, sia verso gli immigrati e sia sopratutto verso la questione catalana. La prima a congratularsi con il suo “ amico  Abascal è stata con un tweet Marine le Pen ( già galvanizzata dai problemi in patria del presidente Macron, ai minimi storici di consenso) “Le mie sincere e calorose felicitazioni ai nostri amici di Vox che questa sera in Spagna ottengono un risultato molto significativo per un movimento giovane e dinamico”.

Con questo risultato inoltre il partito della estrema destra andaluso potrebbe anche ottenere direttamente anche un seggio al Senato nazionale. Ecco che allora la levata di scudi di Sanchez appare come un tentativo maldestro di screditare quel sentimento di rivalsa, che sta attraversando tutta Europa. La vicinanza delle prossime elezioni europee alla luce di questo ennesimo trionfo in Spagna, potrebbero davvero essere un punto di svolta fondamentale di tutta la politica europea di questi anni che come si vede sembra non piacere affatto alla maggioranza degli Europei. Sicuramente da tutto questo potrebbe ancora una volta avvantaggiarsi Matteo Salvini, che fra tutti i leader “sovranisti” europei, appare come il più papabile per ricoprire un ruolo guida. Ecco perchè in questi ultimi giorni, forse il saggio leader della Lega, per opportunità politica, ha deciso che per ora fosse il caso di abbassare i toni della polemica con la Commissione europea.

Anche perchè il vento del cambiamento ormai appare inarrestabile in tutto il continente e quindi potrebbe essere controproducente rischiare una procedura di infrazione, che rischierebbe di ritorcersi proprio contro Salvini e il governo alle elezioni europee. Per questo lo stesso leader della Lega sta lasciando campo aperto al “suo”premier Conte, che gestisca la patata bollente delle trattative con la commissione. Lui rimane per ora nell'ombra, pregustando già il trionfo alle elezioni di Maggio.

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