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Esteri
Forum Via della Seta, mappa dei partner della Cina e degli interessi in ballo
Foto: LaPresse

Christine Lagarde, Antonio Guterres, Vladimir Putin, Viktor Orban, Alexander Lukashenko, Aung San Suu Kyi, Abdel Fattah Al Sisi, lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, Rodrigo Duterte. E Giuseppe Conte. Questa è solo il riassunto dei punti principali dell'agenda di Xi Jinping. E non si tratta dell'agenda dei prossimi due mesi ma della due giorni del secondo forum sulla Belt and Road Initiative (Via della Seta) in corso di svolgimento a Pechino.

Un appuntamento ritenuto fondamentale della Cina. Dopo il lancio dell'iniziativa nel 2013 e il primo forum nel 2017, questa seconda edizione è quella con cui Pechino vuole far compiere il salto di qualità al suo progetto infrastrutturale, commerciale e geopolitico. Xi Jinping ha subito chiarito nel suo discorso di apertura che la prospettiva, almeno a parole, è quello dell'apertura, della trasparenza, della condivisione, dell'ecosostenibilità. In attesa di vedere se la svolta arriverà anche sul piano concreto, archiviando i timori di molti legati alla cosiddetta "trappola del debito" nonché alla scarsa reciprocità, Xi incontra 37 capi di Stato e di governo internazionali, partner in ambito Belt and Road, con i quali sono in gioco diversi interessi.

BELT AND ROAD: I PARTNER ASIATICI DELLA CINA, LE TENSIONI E LA RINEGOZIAZIONE. DIGHE, PORTI E SICUREZZA

Il primo, naturale, sbocco della Nuova Via della Seta è l'Asia. Dopo i primi, euforici, passi, negli ultimi tempi il tema Belt and Road è diventato divisivo nel Sud Est asiatico e nell'area di influenza indiana. Alcuni paesi hanno annunciato di voler rivedere i propri progetti in partnership con la Cina, altri li hanno almeno in parte sospesi o ridotti, rinegoziando i termini, mentre Nuova Dehli sta recuperando assertività nella regione. Ecco perché questo in questo forum la Cina punta molto a rassicurare i partner, come dimostra un editoriale pubblicato sul Global Times (quotidiano filogovernativo di Pechino) venerdì 26 aprile che parla di nuovi strumenti per evitare "rischi di sovraesposizione del debito per i paesi in via di sviluppo". Xi ha già incontrato diversi leader dell'area. Con Aung San Suu Kyi del Myanmar ha parlato della diga di Myitsone, un progetto bloccato da anni e che Pechino vorrebbe rilanciare. Con il vicepresidente dell'Indonesia Jusuf Kalla e il primo ministro della Papua Nuova Guinea Peter O'Neill si è concentrato sulla rotta marittima della Belt and Road, mentre con Imran Khan del Pakistan ha approfondito lo spinoso tema del corridoio che dovrebbe collegare la città cinese di Kashgar al porto di Gwadar, infrastruttura cruciale per il progetto cinese. Particolarmente significative le parole del primo ministro malese, Mohamad Mahathir, che sembrava il più agguerrito negli scorsi mesi sul tema Bri ma che in questa occasione ha annunciato "pieno supporto" al progetto cinese dopo aver raggiunto un accordo sullo sviluppo di una ferrovia ad alta velocità nel sud est del paese. Distensione, almeno apparente, anche con il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte, con il quale sono aperte varie questione incentrare sull'assertività di Pechino nel Mar Cinese meridionale, con alcune isole rivendicate da entrambi i paesi (e non solo da loro, per la verità). Xi ha promesso di aiutare Duterte nella sua lotta senza quartiere contro terrorismo e narcotraffico che ha causato migliaia di morti nel paese negli ultimi anni. Spostandosi verso l'Asia centrale, gli interessi della Cina si focalizzano soprattutto sull'energia. Azerbaigian e le repubbliche ex sovietiche partecipano in massa all'evento di Pechino e sono fondamentali per il progetto di Xi, che vede in loro (in particolare nel Kazakistan) la porta di accesso verso l'Europa, con l'occhio benevolo della Russia.

BELT AND ROAD: IL RUOLO DELLA RUSSIA DI PUTIN E I PIANI GEOSTRATEGICI DI MOSCA

Proprio la Russia rappresenta l'alleato diplomatico cruciale della Cina. Vladimir Putin è il leader politico più influente tra quelli presenti all'evento di Pechino e Xi lo ha incontrato subito dopo il suo arrivo. "La nostra cooperazione ha raggiunto un alto livello senza precedenti, diventando un modello per le relazioni fra stati nel mondo moderno", ha detto Putin a Xi, secondo il resoconto dell'agenzia russa Tass. "Nel 2018 l'interscambio commerciale è cresciuto del 24,5% raggiungendo il livello record di 108 miliardi di dollari", oltre l'obiettivo prefissato di 100 miliardi. Un'alleanza che preoccupa gli Stati Uniti di Donald Trump. Senza la benevolenza di Mosca sarebbe stato complesso per la Cina tessere la sua tela in Asia centrale, così come sviluppare la rotta artica, ancora in fase embrionale ma sulla quale Pechino conta molto per il futuro. Sarà interessante capire fino a quando Putin considererà strategiche le mire cinesi.

BELT AND ROAD: I PARTNER EUROPEI. 5G, JOINT VENTURE, COOPERAZIONE IN PAESI TERZI

Anche per questo Pechino potrebbe voler apparire sempre più disposta a concedere margini decisionali ai propri partner, soprattutto in vista di un maggiore coinvolgimento dell'Europa. In questo senso il ruolo dell'Italia è considerato fondamentale, come riconosce un articolo pubblicato sul Global Times, che partendo proprio dalle adesioni di Roma e del Lussemburgo propone di aprire alla partecipazione dei mercati finanziari europei al supporto e alla diversificazione dei progetti infrastrutturali nei paesi in via di sviluppo. "Aprire a una cooperazione con un terzo attore internazionale a livello finanziario può essere una buona opzione per portare i fondi occidentali all'interno del progetto Belt and Road", commenta il professor Liang Haiming della Hainan University. Mentre Conte chiede trasparenza sul tema 5G, gli altri paesi europei che partecipano con delegazioni prive di capi di Stato come Germania e Francia, chiedono maggiore reciprocità e apertura del mercato cinese. Su questi temi si giocherà l'integrazione dell'Europa nel progetto cinese, considerata decisiva da Pechino. A Pechino sono comunque presenti, oltre a Conte, anche i leader politici di altri paesi europei come Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Portogallo, Serbia, Svizzera (che firmerà proprio in questa occasione il memorandum della Belt and Road) e Ungheria. In particolare i paesi orientali vivono un momento complesso nel loro rapporto con Pechino. Gli importanti investimenti non hanno creato occupazione come invece capitali come Praga e Varsavia credevano. Capitali finite sotto il pressing di Washington per usare maggiore cautela sul fronte orientale. L'Italia, che è stato il primo paese del G7 a firmare l'adesione alla Bri, potrebbe operare una sintesi tra le varie anime europee.

BELT AND ROAD: I PARTNER AFRICANI. TECNOLOGIA, RICONOSCIMENTO FACCIALE, CANALE DI SUEZ, BASI MILITARI

Un'altra figura chiave del forum di Pechino è sicuramente Al Sisi. Il presidente egiziano è da una parte preoccupato per quanto sta succedendo nei paesi limitrofi al suo (la guerra in Libia, le rivolte in Algeria e Sudan) e dall'altra corteggiato da diverse potenze globali che vedono in lui l'unico elemento di stabilità regionale. Gli interessi sull'asse Pechino-Il Cairo sono numerosi e profondi, con un focus particolare in materia di sicurezza. Dal Canale di Suez passa praticamente il 100 per cento degli scambi commerciali di container tra Asia ed Europa ed è passaggio obbligato per le navi cinesi per l'ingresso nel Mediterraneo. Allo stesso tempo l'Egitto sta cooperando in maniera molto vasta con la Cina sulle nuove tecnologie come il riconoscimento facciale, applicabile in grandi eventi come per esempio la Coppa d'Africa di calcio che si disputerà tra giugno e luglio nel paese africano. Per restare all'Africa, presente anche il primo ministro etiope Abiy, il politico africano più in vista del momento per le sue politiche innovative e soprattutto per la pace raggiunta con la vicina Eritrea, e i leader di Mozambico, Kenya e Gibuti, sede della prima base militare cinese permanente all'estero.

BELT AND ROAD: I PARTNER SUDAMERICANI E CARAIBICI: LA SFIDA AGLI USA NEL LORO "GIARDINO DI CASA"

"il Cile è preparato per trasformarsi nella porta d'ingresso dell'Asia in America Latina". Parole del presidente cileno Sebastian Pinera, musica per le orecchie di Xi Jinping. Pinera è l'unico leader sudamericano presente a Pechino ma è una figura importante, visti i tradizionali buoni rapporti tra Santiago e Washington e soprattutto vista la recente missione del segretario di Stato Usa Mike Pompeo in America Latina e proprio in Cile. La Cina sta provando a inserirsi anche sul teatro sudamericano e caraibico e nelle scorse settimane ha incassato anche l'adesione della Giamaica al suo progetto. Un fattore importante per le risorse naturali del continente ma anche in ottica geopolitica nel confronto con gli Stati Uniti, che a loro volta tengono non a caso alta la tensione su Taiwan, spina nel fianco di Pechino che considera l'isola una provincia ribelle.

BELT AND ROAD: INTERESSI GLOBALI DALL'ARABIA SAUDITA ALLA TURCHIA FINO A OLANDA E AUSTRIA

Non solo i partner ufficiali e i paesi presenti con i loro capi di Stato e di governo. La Cina cerca di includere tutti (o quasi) nel suo progetto. Un chiaro segnale lo si intravede dai quotidiani cinesi, che pubblicano in questi giorni una lunga serie di speciali dedicati al rapporto della Cina con singoli paesi proponendo possibili temi su cui è possibile approfondire le relazioni. Qualche esempio? Energia e petrolchimica con l'Arabia Saudita, collegamenti ferroviari con l'Austria, eolico e turismo in Turchia

Come dimostra l'approccio con l'Europa, la Cina sta cercando di mostrarsi più aperta, trasparente e affidabile (in attesa di vedere se lo sarà anche nel concreto). Cedendo qualche pezzo di potere decisionale potrebbe sembrare fare un passo indietro ma in realtà potrebbe fare due passi in avanti.

twitter11@LorenzoLamperti

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