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Esteri
Franco Frattini: nostra stella polare l'atlantismo, ma sì al dialogo con Mosca

Franco Frattini è stato due volte ministro degli Esteri, ministro alla funzione pubblica, commissario Ue alla Giustizia, vicepresidente della Commissione, Presidente del Copaco, Deputato, Consigliere di Stato e dal 2018 è Rappresentante speciale della presidenza OSCE per il processo di risoluzione del conflitto in Transnistria.

Politicamente socialista, poi in Forza Italia, è nipote di primo grado di Marco Pannella.

Dunque una carriera prestigiosa e ricca di riconoscimenti, soprattutto internazionali.

L’ho incontrato presso la sede della SIOI, Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale che dirige e che ha sede in un antico e fascinoso palazzo nel centro di Roma.

 

D: Presidente, cosa è la SIOI e di cosa si occupa?

R: La SIOI nacque nel 1944 grazie ad un gruppo di personalità e fu supportata da Alcide De Gasperi, allora ministro degli Esteri, con la guerra ancora in corso, per ricostruire la politica estera italiana nel periodo post - bellico. In questo modo divenne l’ ”antenna delle Nazioni Unite” in Italia. Attualmente la sua attività prosegue con convegni, seminari, con stage e corsi di formazione, soprattutto per il personale diplomatico.

 

D: La situazione in Siria preoccupa il mondo e l’Italia che le è geograficamente non molto lontana. Cosa sta succedendo? La Siria è il “nuovo Israele”, per quanto riguarda l’instabilità geopolitica?

R: In effetti la Siria è l’anello debole della catena medio - orientale dove si concentrano tensioni locali tra sunniti, sciiti e curdi con attori importanti come Iran, Arabia Saudita, Turchia e dietro, Usa e Russia. Da anni vi si svolge una “guerra per procura”.

 

D: Donald Trump ha effettuato un attacco alla Siria molto leggero con i suoi missili Tomahawk. Perché?

R: Perché gli Usa dovevano comunque dare un segnale di presenza minima, ma il loro impegno, come ha confermato Trump sconfessando il presidente francese Macron, andrà a scemare in quell’area. Serviva per confermare la figura di “poliziotto buono” del mondo.

 

D: Lei ha fatto recentemente alcune dichiarazioni pro Russia…

R: La nostra stella cometa è l’atlantismo, sulla scelta fatta da Alcide De Gasperi ma, parimenti, occorre ci sia un rapporto con la Russia e l’Italia deve imporre questo tema in Europa, a cominciare dalla abolizione delle sanzioni che non portano a nulla.

 

D: Quali sono i veri rapporti tra Usa e Russia in Siria?

R: In realtà gli Stati Uniti non hanno affatto interesse a farsi impelagare in quella delicata area medio - orientale e questo per vari motivi, non ultimo quello che i repubblicani sono tradizionalmente ostili a costosi e prolungati impegni di questo tipo ed infatti il Presidente Trump ha dichiarato di volersene andare presto dalla Siria. Probabilmente gli Usa sono anche contenti di non dover gestire direttamente la crisi siriana e che lo facciano invece i russi e l’Iran. Infatti nell’attacco dei missili sono stati attentissimi ad avvisare Mosca e a non provocare  danni militari agli alleati di Assad, compreso l’Iran.

 

D: Veniamo alla politica italiana. Di Maio pro Trump e Salvini pro Putin?

R: Diciamo che rappresentano due aspetti della politica estera italiana. Siamo atlantici, ma attenti anche a Mosca. Dobbiamo a tal proposito recuperare lo spirito dell’accordo di Pratica di Mare tra George W. Bush e Vladimir Putin, mediatore Silvio Berlusconi, che funzionò bene per un certo periodo.

 

D: Trump e Putin sono amici?

R: Al di là delle contrapposizioni istituzionali penso di sì, visto che appena possono si parlano. Poi Trump è sotto pressione per il Russiagate e quindi deve necessariamente avere una linea ufficiale di fermezza ed intransigenza contro la Russia per parare gli attacchi in patria.

 

D: In Siria si rischia una guerra mondiale nucleare?

R: Il vero pericolo non è un attacco voluto, ma un errore, un missile fuori controllo che colpisce dove non dovrebbe. Ad esempio, se lei ha visto i missili della Corea del Nord sorvolare il Giappone, e lì che qualcosa può andare storto. Un errore non voluto e si scatena un conflitto.

 

 

 

 

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