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Esteri
Gaza, razzi e vittime palestinesi, Netanyahu: "Colpiremo Jihad senza pietà"

Gaza, razzi e vittime palestinesi. Escalation tra Israele e le milizie della Striscia

Non si placa l'escalation tra Israele e le milizie della Striscia di Gaza all'indomani dell'uccisione del comandante militare della Jihad islamica (Pij), Baha Abu al-Ata: alla pioggia di missili contro le comunità intorno all'enclave seguono i raid dei caccia dello Stato ebraico che bombardano la Striscia, mentre nel sud e nel centro d'Israele le sirene continuano a suonare.    A poco più di 24 ore dall'inizio dell'escalation, il bilancio a Gaza è arrivato ad almeno 22 morti e 69 feriti, mentre in Israele in 49 hanno ricevuto cure mediche, 23 dei quali sono caduti mentre cercavano di raggiungere i rifugi, e due sono rimasti lievemente feriti dalle schegge di un razzo. Resta grave la bimba di 8 anni, vittima di infarto mentre si trovava in un rifugio.     Aprendo la riunione di governo, il premier Benjamin Netanyahu è tornato a minacciare la Jihad islamica: "Credo che il messaggio stia cominciando a passare, continueremo a colpirli senza pietà, siamo determinati a combattere e proteggere noi stessi". "Hanno una opzione, mettere fine a questi attacchi o subire ancora più colpi, è loro la scelta", ha aggiunto. Identico il tono del neo ministro della Difesa, Naftali Bennett.

"Questa mattina abbiamo mandato un chiaro messaggio a tutti i nostri nemici, dovunque si trovino - ha sottolineato - chiunque pianifichi di colpirci di giorno, non può essere mai sicuro di quello che faremo la notte". "Eravate e restate nel nostro mirino", ha concluso.    Dalla Striscia di Gaza il portavoce di Pij, Musab al-Breim, ha escluso ipotesi di cessate al fuoco al momento, sottolineando che "non è appropriato parlarne, con tutto il rispetto per gli sforzi arabi". L'Egitto, tradizionale mediatore, è da ieri impegnato per cercare di abbassare la tensione e riportare la calma; per questo ha rafforzato le comunicazioni e aperto canali con Usa e Ue. "Quando avremo completato la risposta, sarà possibile discutere di calma", ha aggiunto al-Breim.

E mentre Israele martella le infrastrutture della Jihad islamica a Gaza - colpiti in particolare una fabbrica per la produzione di missili, il quartier generale della brigata regionale della Pij a Khan Younis, un deposito di armi e una serie di siti associati all'unità di comando navale dell'organizzazione - le autorità hanno adottato un cambio di politica: come ha dichiarato pubblicamente il ministro della Pubblica Sicurezza, Gilad Erdan, Hamas non è più considerato il solo responsabile da incolpare per tutto quello che succede nella Striscia di Gaza, dove governa dal 2007, e per le violenze che ne scaturiscono.     Proprio la posizione di Hamas è quella più difficile. I rapporti con la Pij non sono ottimi: da tempo il gruppo finanziato dall'Iran mette in discussione il potere del Movimento islamico nella Striscia e guadagna consensi tra la popolazione mostrandosi intransigente nei confronti dell'"entità sionista", mantenendo un confronto a bassa intensità con attacchi sporadici per tenere occupato lo Stato ebraico e marcare la distanza rispetto all'accordo di cessate il fuoco raggiunto con la mediazione dell'Egitto.    Al contrario di Hamas, che vuole evitare un nuovo conflitto su larga scala con Israele (l'enclave si sta ancora riprendendo da quello del 2014 e il malcontento serpeggia, alimentato dalla disastrosa situazione economica), la Jihad islamica è convinta di avere margini per guadagnarci da un confronto con lo Stato ebraico - sia politicamente che in termini di consenso popolare - con l'obiettivo ultimo di prendere il posto del Movimento islamico alla guida della Striscia. Agli occhi della popolazione, Hamas non può negare alla Jihad islamica la vendetta per l'uccisione di al-Ata, ma non vuole essere trascinato in una guerra con Israele. Da qui, il tentennamento e la riluttanza mostrati finora a partecipare all'escalation, e i distinguo espressi da Israele.    Intanto, la crisi in corso contro Gaza non ferma i colloqui politici in Israele per cercare di dotare il Paese di un governo: Avigdor Lieberman, leader del partito ultranazionalista russofono Yisrael Beiteinu, ha incontrato il presidente Reuven Rivlin, mentre domani è previsto un faccia a faccia con il leader dell'opposizione Blu e Bianco, Benny Gantz, incaricato di tentare di formare una coalizione (ha tempo ancora una settimana).

NETANYAHU, 'COLPIREMO JIHAD ISLAMICA SENZA PIETA' MA CI VORRA' TEMPO'

Jihad Islamica sa che Israele continuerà a colpire ''senza pietà'', ma ''potrebbe volerci tempo''. Lo ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante una riunione straordinaria di governo, affermando che "stiamo continuando a colpire la Jihad islamica dopo aver eliminato il suo comandante nella Striscia" di Gaza, con riferimento all'uccisione mirata di Baha Abu al-Ata. Il comandante jihadista, ha affermato, "era responsabile della maggior parte degli attentati terroristici partiti dalla Striscia di Gaza nell'ultimo anno e aveva in programma di effettuare altri attacchi nei prossimi giorni". Il premier ha aggiunto che ''sarebbe meglio che la Jihad islamica lo capisca adesso e credo ciò stia avvenendo. Stanno capendo che continueremo a colpirli senza pietà. Siamo determinati a combattere e a proteggerci. Se pensano che i razzi o i missili ci avrebbero indebolito, hanno torto. Hanno una sola scelta: fermare questi attacchi o subire sempre più colpi. E' una loro scelta''. Netanyahu ha però precisato che "potrebbe volerci del tempo" e ha invitato gli israeliani a rimanere vigili. ''Stiamo vedendo che coloro che obbediscono alle istruzioni del comando del Fronte interno hanno una probabilità molto alta di non essere colpiti. Gli ordini sono chiari, chiediamo di continuare a rispettarli'', ha dichiarato.

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