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Esteri
Germania, Pil ai minimi. Ma il surplus è ancora robusto

Era da sei anni che l’economia tedesca non cresceva così poco: a quanto reso noto dall’ufficio federale di statistica, il Pil della Germania è cresciuto nel 2019 dello 0,6%.

Bisogna tornare al 2013 per trovare un tasso di crescita più basso, quando il prodotto interno lordo segnò un aumento dello 0,4%. Nel 2018 il dato era dell’1,5%, nel 2017 addirittura del 2,5%. Tra motivi, gli economisti tedeschi citano i conflitti commerciali a livello globale, le difficoltà del settore automobilistico e le incertezze legate alla Brexit

  Se da una parte l’Ufficio federale di statistica sottolinea che “si tratta del decimo anno di seguito di crescita dell’economia tedesca” (la fase di crescita più lunga dalla riunificazione), è evidente che si registra un notevole rallentamento: sono stati soprattutto i consumi a sostenere la crescita (quelli privati sono aumentati dell’16% rispetto al 2018, i consumi pubblici addirittura del 2,5%), mentre mostrano il segno più anche gli investimenti nell’edilizia (+3,8%). Meno vigorosa invece la crescita dell’export, ferma allo 0,9%. 

L’attuale debolezza dell’industria tedesca “non ha avuto un’influenza negativa sugli altri comparti economici”, spiega da parte sua l’economista dell’autorevole istituto Ifo Timo Wollmerhaeuser. “Ed in questo si vede la principale differenza con il rallentamento degli anni dal 2011 al 2013, quando sulla Germania impattò l’eurocrisi”.

All’epoca, aggiunge l’esperto, “il Paese scivolò in una recessione complessiva. Invece nel 2019 la congiuntura è sostenuta dai consumi e dal settore edilizio. Anche se la crescita dell’occupazione lo scorso anno si è rallentata, l’aumento dei redditi delle famiglie è stato comunque alto”. Wollmerhaeuser cita anche “i vivaci consumi e gli investimenti pubblici che hanno rafforzato la domanda interna”. Peraltro, secondo le stime dell’Ifo, la politica finanziaria tedesca “ha sostenuto l’economia tedesca 2019 di uno 0,2%”.  

  A causare il raffreddamento, “il calo globale della domanda verso i beni industriali tedeschi e il cambiamento strutturale dell’industria dell’auto. Ambedue questi fattori hanno contribuito a far sì che il comparto manifatturiero si trovi in recessione sin dalla metà del 2018”. Sempre stando alle stime Ifo, il calo della produzione nel settore delle quattro ruote ha frenato la crescita del Pil di uno 0,75%. “La Germania ha buone possibilità di essersela cavata solo con un occhio nero in questo rallentamento”, afferma l’economista Sebastian Dullien, dell’Imk (Istituto per macroeconomia e ricerca congiunturale).

“L’ampiamente temuta recessione nel 2019 non si è verificata, alla fine. Alcuni indicatori ci dicono che la crescita nel 2020 dovrebbe di nuovo accelerare”. Meno ottimista Nicola Brandt, dell’Ocse: “La Germania con la sua industria orientata all’export si trova nel fuoco incrociato, le incertezze nel commercio internazionale ci stanno ancora tutte. La grande domanda, a questo punto, è: per quanto tempo l’economia interna riuscirà a sostenere la crescita? Se non si riuscirà a superare le incertezze, il rischio è che il rallentamento contagi l’economia interna”.

C’è da dire che stando ai numeri le finanze dello Stato sembrano parlino un’altra lingua: è sempre l’Ufficio federale di Statistica a rivelare che la Germania nel 2019 ha messo a segno un surplus per l’ottavo anno di seguito: in pratica, sono entrate nelle casse statali 49,8 miliardi di euro in più rispetto a quanto speso. L’anno precedente il surplus tedesco aveva segnato la cifra record di 62 miliardi di euro. 

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