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Esteri
Germania, Spd: sì alla Grande Coalizione con Angela Merkel

Il congresso dei socialdemocratici tedeschi dell'Spd riunito a Bonn ha votato a favore della Grande Coalizione con l'Unione di Angela Merkel per il governo in Germania. A favore della mozione sostenuta dal leader Martin Schulz hanno votato 362 delegati, 279 i contrari.

"Un'ottima notizia per un'Europa piu' unita, forte e democratica!". E' il tweet del capo di gabinetto del presidente della Commissione Ue Juncker, il tedesco Martin Selmayr, molto vicino alla cancelliera Angela Merkel, dopo il via libera del congresso della Spd alle trattative per formare un governo di grande coalizione in Germania.

Nella sua relazione, Schulz ha rivendicato che il pre-accordo con Merkel è già "un manifesto per una Germania europea". E la rinuncia all'opportunità di stare al governo e di riformare l'Europa insieme a Emmanuel Macron "sarebbe un errore". Ad un certo punto Schulz ha alzato lo sguardo dal foglio, ha sussurrato "ieri mi ha telefonato Macron", è sembrato perdere il filo, ma lo ha ripreso immediatamente.
 
L'ex presidente del Parlamento Ue ha ricordato che già nella fase preliminare con Cdu e Csu sono stati concordati una pensione minima più alta, la parità dei contributi sanitari tra datori di lavoro e lavoratori e l'abolizione del contributo di solidarietà per i meno abbienti. Schulz ha promesso un ulteriore impegno per una stretta sui contratti a termine, per una sanità più equa e per una maggiore solidarietà con i migranti e ha puntualizzato che "con noi non ci sarà mai un tetto ai profughi".
 
Rispondendo ai timori dei suoi oppositori, Schulz ha detto che "governare e innovare non sono in contraddizione" e ha promesso anzitutto un percorso di rinnovamento per i socialdemocratici. Il segretario generale Lars Klingbeil preparerà una proposta entro marzo, su questo. Schulz ha anche messo in guardia dall"unica aleternativa" alla Grande coalizione: "nuove elezioni". E ha buttato di nuovo lì la proposta di una verifica tra due anni, un tagliando a metà legislatura.
 
Ai delegati che temono che la Spd continui ad annacquare la propria identità convivendo con Merkel, tutti i maggiorenti del partito hanno ricordato che i risultati raggiunti finora, nel pre-accordo, non sono così terribili: "certo che lavoreremo per migliorarli", in fase della definizione del contratto di coalizione, ha sintetizzato la governatrice della Renania-Palatinato, Malu Dreyer, aggiungendo che "non possiamo promettere nulla". E proprio l'ex scettica della Grande coalizione è stata forse una delle grandi delusioni, per gli oppositori della GroKo: ha votato sì. Così come il leader dell'ala sinistra, Ralf Stegner, che ha letteralmente gridato "con noi, col partito del profugo Willi Brandt, non ci sarà mai un tetto ai profughi!".
 
Il nemico della Grande coalizione, il leader dei Giovani, Kevin Kuehnert, ha accusato il partito di aver fatto troppo da "portavoce della GroKo, in questi quattro anni" e ha parlato di "una crisi di fiducia nel partito" dopo che Schulz aveva prima annunciato che la Spd sarebbe stata all'opposizione, per poi rimangiarsi la parola dopo il fallimento di Giamaica. "Comunque vada oggi - ha chiosato - ci faremo del male". Tuttavia Kuehnert ha anche detto che il risultato della conta dei delegati di oggi andrà accettato, qualsiasi esso sia. Un modo per allontanare lo spettro della scissione, evocato da qualcuno nei giorni scorsi.
 
Kuehnert ha risposto per le rime al leader della Csu, Alexander Dobrindt, che aveva parlato con disprezzo di una "rivolta dei nani", a proposito del "no" dei Giovani della Spd alla riedizione dell'alleanza con Merkel. "Oggi siamo nani per essere giganti, un giorno". E molti delegati si sono presentati con un cappello rosso a punta, da nano. Gli unici di cui si potesse essere sicuri che avrebbero votato "no".
 
L'intervento più passionale dei fronte del 'sì' è stato quello di Andea Nahles. La 'pasionarià della Spd si è schierata dal primo istante a suo fianco per una riedizione della Groko, ha ricordato che non ci sono i numeri per un'alternativa, ad esempio per un governo di centrosinistra. E ha letteralmente urlato, sbattendo le mani sul podio, "se torniamo al voto, gli elettori ci diranno, ma siete matti?".

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