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Esteri
Guerra Russia-Ucraina: Putin e Kim Jong-Un? "Dio li fa e poi li accoppia"
kim jong-un

Guerra Russia-Ucraina, dialogo sul conflitto tra due cittadini 'normali'

AB e CD sono due cittadini normali, informati sulla guerra forse un po’ più della media. La conversazione si avvia in un tono quasi scherzoso, ma presto tocca tre temi di grande rilievo: 1) i nostri doveri morali verso il paese aggredito e il suo popolo; 2) la sensatezza di una politica di rifiuto di un compromesso raggiunto con un negoziato, in assenza di una netta superiorità militare della coalizione Ucraina-Usa-Nato; 3) la questione della responsabilità morale degli alleati nel rifornire di armi l’Ucraina.  In particolare, mentre su 3) AB sostiene la posizione ufficiale: nessuna responsabilità perché gli ucraini sono uccisi dai russi non dai loro rifornitori di armi, che adempiono ad un chiaro dovere morale nel dargli le maggiori chances di respingere l’esercito russo entro i suoi confini, CD sostiene che una responsabilità indiretta ci sia.

La conversazione si apre con i due signori, AB, e CD, che stanno osservando su un giornale aperto sulle loro ginocchia la foto del recentissimo cordiale incontro tra Putin e Kim Jong-Un, l’attuale dinasta Nord-coreano.

AB: LA NUOVA ALLEANZA? Dio li fa e poi li accoppia, uno più bello dell'altro.

Putin sta trepidamente aspettando l'amichetto in arrivo a Vladivostok, con tanti doni, sul treno blindato.

CD: Ma il grassoncello [Kim Jong-Un] è già stato messo in guardia dagli Usa che ci saranno "gravi conseguenze"  se darà armi alla Russia: uomo avvisato…

AB: Figuriamoci, mica è nudo e crudo come l'Ucraina, che improvvidamente le proprie armi nucleari le aveva cedute alla Russia in cambio di una garanzia di rispetto dei suoi confini che non valeva l'inchiostro su cui era scritta, è armato sino ai denti e trabocca di missili a testata atomica.

CD: Gli Usa lo hanno gravemente ammonito, per quello che può valere: Lei pensa che gli Usa siano forti coi deboli e deboli coi forti? Può darsi...

AB: Sicuramente Kim non è un debole, è armato di missili e di armi nucleari sino ai denti...

CD: Stando a una fiera dichiarazione del Segretario Generale della Nato Stoltenberg immediatamente successiva all' entrata dell'esercito russo in Ucraina, la Nato armava e addestrava le truppe ucraine almeno dal 2014. Dal momento dell'invasione c'è poi stata una vera corsa ad armare l'esercito ucraino, certo ormai non "nudo e crudo". Una corsa che, come hanno detto scherzosamente alcuni militari americani, durerà, per quanto li riguarda, "sino all'ultimo ucraino". Egli morrà più armato di Kim Jong-Un! 

AB: Dal 2014 l' Ucraina era vittima dell' aggressione russa nel Donbas. L' aiuto che l' Ucraina riceveva dalla NATO per addestrare il proprio esercito, nell' ambito del programma Partnership for Peace, di cui del resto anche la Russia era stata partecipe insieme ad altri paesi ex sovietici, era perfettamente giustificato ed è servito a far sì che l' aggressione della Russia il 24 febbraio non si risolvesse in una semplice passeggiata di carri armati stile Praga 1968, come scioccamente le autorità russe si aspettavano.

CD: Ma io non Le ho chiesto di spiegare o giustificare il riarmo dell'Ucraina. Mi sono solo permesso di ricordarLe che c'è stato, prima e non solo dopo l'invasione. Forse la Nato e gli Usa faranno morire tutti gli ucraini, come dicono scherzando i generali Usa, ma non saranno "nudi e crudi".

 AB: chi fa morire gli ucraini sono i russi invasori, che uccidono e bombardano, fra l' altro, città e infrastrutture civili. La NATO e gli USA aiutano semplicemente gli Ucraini a difendersi dall' aggressione,  cosa che stanno facendo con buon successo, tanto che gli aggressori si trovano adesso sulla difensiva, dopo ingenti perdite di uomini e di mezzi.

CD: Meglio ucraini morti ma bene armati...come preferisce.

AB: Sono gli Ucraini medesimi che preferiscono combattere invece che arrendersi all' invasore. Quanto ai morti le perdite russe nella guerra sono stimate come nettamente superiori a quelle ucraine. Il fatto di essere complessivamente peggio armati non gli giova. Quest' idea che se un paese invade un altro il secondo debba arrendersi invece di combattere per difendere la propria indipendenza mi lascia a dire il vero piuttosto perplesso.

CD: Se per voler aiutare qualcuno a difendersi da un nemico lo induciamo alla distruzione lo aiutiamo davvero? E non sfuggiamo alla nostra responsabilità perché i colpi glieli impartisce il nemico. La responsabilità non è una relazione a due. Gli attentatori di via Rasella non sono responsabili della strage delle Fosse Ardeatine? Anche i loro sostenitori hanno sempre affermato con indignazione che la responsabilità era esclusivamente dei soldati tedeschi che compirono l’eccidio. Ma qualcuno ci ha mai creduto? Nel caso dell’attentato di via Rasella, il nesso con l’eccidio delle Fosse Ardeatine è chiaro (del resto Hitler ne voleva uno di proporzioni molto maggiori;) nel caso dei nostro riarmo continuo degli ucraini si svolge tramite 1) la promessa che ogni nuovo armamento sarà quello decisivo, e 2) il patto implicito, di tanto in tanto puntellato da richiami espliciti, a NON instaurare una trattativa con la Russia. In ogni caso il presupposto della avventura di "battersi per la propria indipendenza" è di essere vivi. Ma di fronte a uno sterminio di ucraini, a che serve che il Sig. AB, pur contemplando spassionatamente i loro cadaveri e notando che tutto sommato non sono ancora moltissimi, sia ammirato del loro eroismo e si congratuli con se stesso per avergli inviato dei cannoni?

AB: Per quanto siano deplorevoli, le perdite degli ucraini sono ben minori di quelle dei paesi vittime delle aggressioni naziste nella seconda guerra mondiale. Applicando la metodologia super-Chamberlain (ricordate Monaco '38?) del Sig. CD, di fronte all' aggressione nazista tutti avrebbero dovuto arrendersi, compresi i Sovietici. Ma che mondo sarebbe stato? E quanta gente sarebbe stata comunque fatta fuori per motivi etnici o razziali?

CD: Non ha risposto alle mie domande.

AB: Ho risposto facendo riferimento ai dati di fatto della situazione presente.

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