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Esteri
Guerra Ucraina, dopo due anni arriva la sentenza finale: sanzioni inutili
Vladimir Putin

Due anni dopo la guerra in Ucraina, ecco la sentenza: le sanzioni anti Mosca sono inutli

L'economia russa al collasso. le sanzioni che spezzano le reni a Mosca e via di questo genere. I pronostici di due anni fa, subito dopo il fatidico 24 febbraio 2022 e la reazione inizialmente compatta dell'Occidente all'invasione della Russia, sono ormai un lontano ricordo. Due anni dopo ormai tutti riconoscono non solo che la Russia ha resistito alle sanzioni, ma anche che queste ultime sono sostanzialmente inefficaci, se non persino inutili.

A dirlo non un giornale di estrema destra o di estrema sinistra, né certamente anti Occidente o anti Nato. No, la sentenza arriva direttamente dal settimanale dell'establishment più puro, l'Economist. "Dal febbraio 2022, l'America, l'Europa e i loro alleati hanno adottato sanzioni contro più di 16.500 obiettivi russi. Hanno cercato, a vario titolo, di limitare le entrate petrolifere russe, di vietare l'esportazione di beni sensibili nel Paese, di congelare le riserve della banca centrale e di escludere alcune banche russe dal sistema finanziario globale", rievoca l'Economist.

L'idea era di usare il potere dell'Occidente sul sistema commerciale e finanziario globale per impedire a Putin di ottenere la tecnologia e la valuta forte di cui aveva bisogno per sostenere il suo sforzo bellico. La serie di sanzioni contro una delle più grandi economie del mondo è stata ampiamente salutata come senza precedenti; in tanti avevano avvertito che lo shock che ne sarebbe derivato avrebbe potuto portare a una crisi di liquidità o addirittura a un colpo di stato.

Ma come spiega l'Economist, "la realtà si è dimostrata drasticamente diversa. L'economia russa si è dimostrata più resistente e lo sforzo delle sanzioni molto più debole di quanto sperato. Poco dopo l'inizio della guerra, l'Imf prevedeva che il Pil russo si sarebbe ridotto di oltre un decimo tra il 2021 e il 2023. Nell'ottobre dello scorso anno ha stimato che la produzione nel 2023 potrebbe in realtà essere leggermente aumentata rispetto allo stesso periodo. Inoltre, la guerra ha dimostrato quanto rapidamente il commercio globale e i flussi finanziari trovino un percorso per aggirare le barriere che vengono poste sul loro cammino.
Prendiamo il commercio di petrolio greggio".

Nel 2022 circa il 60% del greggio russo occidentale veniva trasportato da petroliere europee. Poi un limite di prezzo imposto dal G7 ha vietato ai suoi vettori di trasportare il petrolio russo a meno che non fosse venduto a meno di 60 dollari al barile. In risposta si è sviluppata un'infrastruttura ombra che sfugge al controllo dell'Occidente e che trasporta gran parte del petrolio russo a un prezzo più alto. Il petrolio viene scambiato a Dubai e Hong Kong, invece che a Ginevra. La presa dell'Occidente sull'ordine energetico globale è scivolata.

Anzi, attenzione: le sanzioni rischiano addirittura di essere controproducenti

Anche altri flussi commerciali si sono adattati, spiega sempre il settimanale. L'Occidente sta aggiungendo energicamente aziende e individui russi alle sue liste nere. Ma gran parte della popolazione mondiale vive in Paesi che si rifiutano di applicare le sanzioni occidentali, e c'è poco da fare per impedire a nuove aziende di nascere e fare affari lì. Anche se le esportazioni dall'UE verso la Russia sono crollate, luoghi come l'Armenia, il Kazakistan e il Kirghizistan hanno iniziato a importare di più dall'Europa e sono misteriosamente diventati importanti fornitori di beni critici per la Russia.

Tutto ciò spiega perché l'America e l'Europa si stiano rivolgendo a sanzioni secondarie. Ma queste soffrono di un altro problema: pur essendo potenti, hanno effetti collaterali proibitivi. La sola minaccia di sanzioni secondarie può far crollare una banca. Quando nel 2018 l'America ha dichiarato che avrebbe preso in considerazione l'etichettatura di ablv, un istituto di credito lettone, come un problema di riciclaggio di denaro, in parte per aver aiutato la Corea del Nord a eludere le sanzioni, i depositanti e i creditori stranieri sono fuggiti e la banca è crollata in pochi giorni. 

Ed ecco il passaggio finale del "dispositivo" della sentenza dell'Economist: "Per i politici di Washington e Bruxelles, le sanzioni hanno un fascino seducente. In un momento in cui il sostegno politico al finanziamento dell'Ucraina si sta indebolendo, sembrano un modo economico per indebolire la Russia e difendere l'Ucraina. Tuttavia, gli ultimi due anni rivelano quanto questo pensiero sia velleitario. Le sanzioni non sono sufficienti e il loro inasprimento sarà controproducente a lungo termine".






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