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Esteri
Il nuovo asse Roma-Berlino-Vienna

Le recenti rivoluzioni populiste mondiali stanno ridisegnando il quadro geopolitico e imprimono il cambiamento.

Trump negli Usa, Putin in Russia, la Brexit in UK, Orban in Ungheria, Le Pen in Francia (anche se non ancora al governo nazionale), Kurz in Austria, Salvini in Italia più movimenti nazionalisti in Germania sono il segno concreto che si è creata una connessione mondiale.

Questa sensibilità politica è emersa in un decennio di gestazione come reazione al politically correct mondiale imposto dalle sinistre guidate dal Partito Democratico negli Usa, guidato da Barack Obama e alla crisi economico - finanziaria del 2008.

I primi atti del governo giallo-verde, e cioè il respingimento della nave di migranti Aquarius, ha posto alla Unione Europea un problema rilevante e cioè l’Italia è stata lasciata sola ad affrontare, come ha riconosciuto la cancelliera tedesca Angela Merkel.

L’Italia ha una grande tradizione di accoglienza ma questo non vuol dire che la sua capacità di contenimento sia infinita e soprattutto che la sua buona volontà venga scambiata per dabbenaggine dai partner europei.

Da qui le tensioni con la Spagna (che sparava sui migranti con Zapatero) e, soprattutto, con la Francia di Macron, che si illude di poter divenire il piccolo duce del continente non avendone però le carte in regola, vista la politica di costante respingimento dei profughi attuata da diversi governi francesi.

Questa ritrovata centralità dell’Italia ha aperto le porte, come ha dichiarato lo stesso Matteo Salvini, a un possibile asse Roma - Berlino.

La Merkel finora non è stata certo amica dell’Italia e quando ha potuto ci ha fregati, ma la politica è l’arte del possibile e Salvini che è un politico di lungo corso rispetto a Di Maio queste cose le sa.

Ecco perché è stato lo stesso Ministro dell’Interno ad auspicare la creazione di un canale privilegiato con la Germania.

Infatti, dopo la fuoriuscita del Regno Unito dalla UE e, contemporaneamente, l’affermazione di Macron, la Merkel ha bisogno di alleati per fare gioco di sponda e l’Italia lo può essere a patto però che ci tratti come partner strategici e non come partner tattici.

L’alleanza con la Merkel è supportata dal suo alleato bavarese Horst Seehofer che è suo ministro dell’Interno anche se i loro rapporti non sono idilliaci.

E questa connessione può estendersi anche a Vienna, governata da forze populiste e nazionaliste che possono costituire una base per far valere le ragioni dei sovranisti, ricordando sempre però che ci possono essere interessi nazionali in conflitto (come con l’Ungheria di Orban).

Questa soluzione, peraltro, avrebbe anche l’effetto di calmierare, grazie alla presenza moderata della Merkel, le ali estreme sia in Italia che in Austria.

L’alleanza è basata sull’intesa esplicita dei tre ministri degli Interni guidati da Salvini e può contare sull’appoggio del gruppo di Visegrad.

Salvini ne ha parlato, ora alle parole devono seguire i fatti ed in tempi brevi per mettere sotto controllo un Macron sempre più prepotente ed aggressivo che sembra non ricordare che è stata proprio la Francia di Sarkozy ha provocare la destabilizzazione politica della Libia che ha portato alla ingestibile situazione attuale dei flussi migratori.

 

 

 

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italiagermaniaaustriasalvinimacronmerkeltrumplibia





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