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Esteri
L’Ue alza i muri per i profughi: in confronto quello di Trump era Disneyland

Ecco la realtà:

"Contavo le persone nella foresta con cui siamo in contatto, che stanno morendo di sete, di fame, di stenti. Sono arrivata a 96 persone di cui conosco nome, cognome, numero del passaporto: il volto, anche, visto che ci mandano le foto per denunciare la loro situazione e farci vedere la sofferenza dei bambini. Quasi la metà sono bambini. Molti di questi bambini sono malati: i genitori si sono messi in viaggio per trovare cure per loro. Tra di loro, tre neonati, uno di meno di due mesi. Due persone con una sola gamba, un ragazzo con paralisi cerebrale. Mandati via da Bruzgi, il campo profughi bielorusso, respinti più volte dalla Polonia che persegue nella sua pratica illegale di respingimenti.

Crediamo che ci siano molte più persone, circa 250 divise in 25 gruppi, chiuse in quella striscia di terra, la zona neutra tra i fili spinati, tra Polonia e Bielorussia. Nessuno si prende la responsabilità di chi muore lì in mezzo, che siano uomini, bambini o animali (perché anche gruppi di bisonti sono rimasti intrappolati e sono morti lì: abbiamo i video). Ci sono così tante persone nella Buffer Zone, la terra di nessuno, in questo momento che anche le guardie di frontiera bielorusse non sanno come gestirle, e si stanno preoccupando perché presto potrebbero esserci cadaveri di cui sbarazzarsi. Domani le temperature si abbassano e inizia a piovere.

Eppure lo sapevamo da inizio marzo che sarebbe andata così, abbiamo tentato di dirlo in tutti i modi, raggiungendo ogni tipo di istituzione e organizzazione: "Stanno mandando via le persone da Bruzgi, dobbiamo trovare una soluzione per le persone più vulnerabili, i disabili, i bambini, i malati". Silenzio.

Sembra quasi che aspettiamo il morto perché l'attenzione di tutti torni lì. Sono comunque consapevole che questa specifica frontiera è solo una delle tante in cui ci si misura con la morte. Ma forse questa, un po' più di altre, è lo specchio della violenza che cresce in Europa e della disumanità delle istituzioni, perché stiamo facendo morire di stenti centinaia di persone bloccate tra i fili spinati. Proprio vicino a noi, proprio sopra la frontiera dell'accoglienza. È il contrasto con ciò che succede poco più a sud che ci fa guardare questa frontiera con un misto di nausea e incredulità."

In attesa del prossimo Falò delle vanità. Chissà cosa ne avrebbe detto, oltre a Somerset Maugham, anche Tom Wolfe, morto giusto l'anno prima del delirio pandemico, coniatore anche del termine "radical chic", il partito, tra le mille qualità e le mille porcate, anche dei deprecatori del Berlusconi biondo Trump.

E meno male che era Trump il mostro.

 

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