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Esteri
Le forze di Haftar: lo abbiamo abbattuto


Un drone militare italiano è precipitato in Libia. Secondo i media locali, l'aereo telecomandato sarebbe stato abbattuto dalle forze del maresciallo Haftar mentre sorvolava la zona di Tarhuna, dove da giorni combattono le fazioni rivali del conflitto civile libico. Il velivolo spia sarebbe stato scambiato per uno dei droni turchi in dotazione al governo Serraj, l'unico riconosciuto dall'Onu e sostenuto anche dall'Italia.

Lo Stato Maggiore della Difesa ha confermato la perdita dell'aereo, senza specificare le cause né il modello. Con una nota si precisa che è stato perso "il contatto con un velivolo a pilotaggio remoto dell'Aeronautica militare, successivamente precipitato sul territorio libico". Per poi spiegare: "il velivolo che svolgeva una missione a supporto dell'operazione Mare Sicuro, seguiva un piano di volo preventivamente comunicato alle autorità libiche".

I rottami - le cui foto sono state esaminate dal sito specializzato Italmiradar - sembrerebbero quelli di un Predator, i velivoli spia dell'Aeronautica militare che decollano dalla base di Sigonella. Le ali sono intatte, mentre la zona del motore è distrutta e carbonizzata: un dettaglio che farebbe pensare all'impatto di un missile terra-aria a guida infrarossi. E il generale Mabrouk Al-Ghazaw, comandante delle truppe di Haftar in quel settore, ha parlato di un drone abbattuto dalla contraerea dei suoi reparti.

Il Predator è lungo poco più di dieci metri e ha un'apertura alare di venti metri. Prodotto negli Usa, è stato il primo drone operativo per missioni di ricognizione e di attacco al suolo. Ne sono stati costruiti circa 900 che a fine ottobre hanno raggiunto il record di 430.495 missioni, il 90 per cento delle quali in zona di guerra tra Afghanistan, Iraq, Libia e Somalia. L'Aeronautica militare è stata la prima ad adottarlo in Europa, anche se i nostri mezzi non dispongono di armamento. Può restare in volo per 24 ore, spingendosi fino a 950 chilometri dall'aeroporto di partenza.

L'elemento fondamentale è il sistema di controllo del terreno. Che può contare su una telecamera di precisione, un visore all'infrarosso e, nei modelli più aggiornati, anche di un radar. Poi i sistemi informatici della stazione di controllo possono elaborare le immagini rilevate dagli apparati, ottenendo risultati di precisione estrema. Il costo di ogni Predator è di circa 12 milioni di euro.

Da tempo i siti di spotter aeronautici sostengono che i Predator del 32mo Stormo partono da Sigonella per missioni segrete di sorveglianza sulla Libia, allo scopo di monitorare gli scontri della guerra civile. Ma il comunicato della Difesa sostiene che il velivolo precipitato fosse solo impegnato nelle attività dell'Operazione Mare Nostro per il controllo della zona di mare a largo della Cirenaica.

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