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Esteri
Le maggiori diseguaglianze del Pianeta si trovano nei Paesi latinoamericani

E’ da tempo ormai che l’America Latina, dalla Colombia al Cile, è una Regione in subbuglio continuo con proteste in piazza e scontri con la polizia. E uno dei motivi di questo malcontento diffuso è emerso in uno studio dell’ONU. 

‘L’America Latina è la Regione con più diseguaglianze di tutto il pianeta’ è quanto purtroppo si rileva in uno studio presentato dal PNUD, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo. Lo studio dà una motivazione comprensibile anche di queste proteste continue e diffuse.

America Latina, regione con le più grandi diseguaglianze sociali

La prestigiosa rivista Lancet ha confermato, a questo proposito, che le diseguaglianze sono talmente forti che una donna nata in un quartiere povero di Santiago del Cile ha una prospettiva di vita di 18 anni meno di una sua coetanea nata in quartiere ricco della medesima città, e un uomo di Città del Messico ne ha invece 11 anni meno se nato in un’area povera.

E la stessa differenza di aspettativa si riscontra rispetto al colore della pelle. Gli afro o i discendenti indio hanno percentuali molto più alte di rimanere poveri e di non concludere le scuole rispetto ad un qualsiasi bianco.

Diseguaglianze condivise, in diverse occasioni, anche dal Cepal, la Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi.

America Latina, regioni con le più grandi diseguaglianze sociali

Parte delle motivazioni di questa realtà derivano secondo il premio Nobel dell’Economia, Joseph Stiglitz, dal passato lontano. ‘Il passato coloniale e l’elemento razziale hanno creato le condizioni di diseguaglianza fin da allora con poche famiglie estremamente ricche e moltissime famiglie povere’.

L’incidenza della povertà in America Latina è maggiore nelle zone rurali e fra gli indigeni e gli afrodiscendenti. I dati Cepal indicano che nel 2018 la percentuale della povertà in queste categorie era del 50%, il doppio del resto della popolazione povera non facente parte di queste due categorie.

Secondo alcuni osservatori inoltre la coesistenza di indigeni e afro con discendenti europei non ha aiutato a ridurre le distanze tra classi sociali. E la conferma di ciò si può’ notare che i Paesi con meno diseguaglianze sono quelli che hanno minori diversità razziali come il Costarica, l’Uruguay o l’Argentina.

Ma la differenza tra razze non sembra essere l’unico problema attuale dell’America Latina. L’altro grave problema è che oggi l’A.L. è una delle aree più urbanizzate al mondo. L’uscita dalla fase agricola è stata rapida ma altamente disorganizzata soprattutto per quanto riguarda gli aspetti legati alla sanità e all’educazione.

‘L’alto livello di diseguaglianze crea sempre dei sistemi politici-rileva Stiglitz-che perpetuano una simile economia’.

Ciò’ che appare chiaro è che le economie basate sulle risorse naturali come le economie dei paesi dell' America Latina tendono ad essere caratterizzate dalla disuguaglianza.

Il segreto sta nell’avere delle politiche che permettano di sfruttare al meglio i ricavi delle risorse naturali indirizzandoli verso uno sviluppo il più uniforme possibile e non arricchendo sempre di più le classi già ricche. 

Ma fino ad ora tutto questo non sembra essere ancora ben chiaro nei Paesi dell’America Latina che hanno dovuto convivere con politiche spesso corrotte e discutibili.

Lo studio del Pnud evidenzia inoltre che le classi medie latino americane pagano allo Stato molto di più di quello che ricevono in termini di assistenza sanitaria ed educazione. Senza risposte adeguate si rivolgono al privato e questo aumenta ancora di più le diseguaglianze.

Un altro punto dolente è legato al sistema tributario, più concentrato sulle imposte indirette, quelle al consumo, che non su quelle dirette relative ai guadagni e alle proprietà.

Un atteggiamento fiscale contrario servirebbe a ridurre sensibilmente le diseguaglianze evidenti tra paesi con economie avanzate e quelli in via di sviluppo e tra super ricchi, classe medie e povere.

Tra il 1990 e il 2000 oltre 100 milioni di latino americani sono riusciti ad uscire dalla povertà grazie a programmi sociali e politiche salariali adeguate.

Ma dal 2014, dopo il boom economico, vi è stata un’ inversione di tendenza e il tasso di povertà in America latina è passato dal 28% al 31% nel 2015, concentrato in particolare in Brasile.

E adesso il vaso del malcontento e della sopportazione sembra essere colmo. La gente scende in piazza contro le politiche sbagliate dei Governi. Si riempiono le strade in Colombia, Cile ed Ecuador con proteste diffuse e generalizzate. La tensione è così alta che è sufficiente l’annuncio di un modesto aumento del biglietto del metro per scatenare la popolazione nelle piazze. 

Solo la politica ,purtroppo, ha nelle mani il potere di dare risposte adeguate.

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